31 ottobre 2011

Toc-toc, dolcetto o scherzetto? un debito pubblico hot, Sarkozy e le banche francesi

Oggi pomeriggio i nostri Btp hanno offerto un rendimento del 6,16%.

Due riflessioni su questo tema: la prima, positiva, le nostre obbligazioni fanno ancora prezzo. Ma chi sono gli acquirenti? Sempre il solito market maker (la Bce) oppure si è mossa anche qualche banca, allettata dall'investimento? e se si, perché? 

Fra i possessori delle nostre obbligazioni c'e' un po di tutto: c'e' la vecchietta, che anni addietro ha chiesto in filiale un investimento sicuro e remunerativo (mai mettere questi due vocaboli nella stessa frase davanti a un bancario) ed oggi la notte non dorme più, combattuta fra la possibilità di vendere e consolidare la minusvalenza oppure continuare a tenere duro sperando per il meglio.

Poi ci sono gli speculatori internazionali, le famose locuste, che oggi stanno arrotondando i propri investimenti "high yeld". Chi sono questi traders? Cosa sanno più di noi?

Qualche giorno addietro mi sono imbattuto in un grafico che descriveva il debito dei Piigs e i detentori di questo credito, gran parte dei nostri creditori sono banche francesi (sfortunatamente ho perso il link).

Sara' un caso, ma, contestualizzando, sto iniziando a leggere sotto una luce differente i comportamenti del presidente francese e la sua attività di lobbing. Perchè lui si e non Cameron, ad esempio? Insomma, ci vedo un discreto conflitto di interessi. Ultimamente queste banche francesi di quanto hanno "arrotondato" la quota investita nelle nostre obbligazioni?

Perché a seconda della risposta le richieste di Sarkosy all'Italia non si inquadrano più sotto la fattispecie della difesa di un capo di governo nei confronti di investimenti dei risparmiatori francesi fatti prima della crisi (investimenti che comunque, val bene ricordarlo, sono pur sempre "capitale di rischio").

Se queste banche, in questi giorni così finanziariamente turbolenti, hanno comprato pesantemente, qualcuno dovrebbe iniziare a supporre ad un bieco esperimento finanziario, un triangolo perverso che vede il Tesoro italiano come emittente di debito ad alto rischio,  noi italiani rappresentati da un grosso fegato, che grazie alla manovra del governo, con i quattrini rinvenienti dai tagli ai servizi sociali, alle pensioni, al diritto al lavoro, scinde il rischio dalle obbligazioni, ed infine le banche francesi, utilizzate come tramite per ottenere un extra gettito risk-free del 6% tondo per la Francia. 

Il giusto finale per questo discorso non è tanto se questo post tratta di fanta-politica o meno, ma quanto di ciò che ho scritto è da attribuire alla fanta-politica e quanto non lo è: i creditori sono un fatto, i discorsi di Sarkozy pure...  

Fonte (persa)

28 ottobre 2011

Sacconi, Joseph Shumpeter, l'articolo 18

Joseph Shumpeter, economista, è stato il padre della teoria della "distruzione creativa" dei posti di lavoro.

La tesi dello studioso riporta che in un ambiente economico nel quale si muovono aziende libere di licenziare il mettere alla porta i lavoratori eccedenti al rallentare della produzione rende le aziende più pronte a rispondere alla crisi e quindi più competitive sui relativi mercati. 

Shumpeter sostiene inoltre che, nel medio periodo, questa agilità nel disporre del conto profitti e perdite possa portare l'azienda a darsi ad aggressive pratiche commerciali, facendo così ripartire la produzione ed attirando nuovamente la forza lavoro licenziata.

Se osserviamo quanto sopra dal punto di vista dei padroni il discorso non fa una piega. Il paragonare però i lavoratori ad un bene alienabile in tempo di vacche magre lascia però perplessi in parecchi (soltanto "a sinistra" però) e poco conta che i licenziati possano venire riassunti. Quali individui torneranno al lavoro? quelli sopravvissuti ai mesi di inedia?

Questa concezione della società è tanto anti-sociale da essere stata adottata dagli Stati Uniti, luogo dove tutto è merce.

Sacconi sbaglia a darsi a Shumpeter: in questo momento negli Stati Uniti ci sono milioni di senza lavoro, un tessuto sociale annientato dalla mancanza di entrate e dai costi altissimi di qualsiasi servizio (le municipalità si sono vendute ad arabi e russi persino i parcheggi a pagamento) mentre le aziende, rese agilissime grazie al famoso economista, continuano ad avere i conti in profondo rosso perché nessuno ha più soldi da spendere, così non assumono

E poco conta che Sacconi limiti il discorso ai soli dipendenti pubblici (quelli privati sono già stati spolpati negli anni). Non ci vuole ne Shumpeter ne Keynes per capire che, se il nodo è la ripresa, attaccando gli stipendi dei dipendenti pubblici (il 6% dei lavoratori italiani) riporteremo i consumi del Paese ad un nuovo Medio Evo.

Non è tagliando le riserve alla spesa privata che usciremo da questa crisi, se al dipendente pubblico vogliamo guardare l'ottica deve essere quella della produttività, ma non sulle spalle dei nostri concittadini.

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Argentina: ergastolo per Alfredo Astiz, ideò i voli della morte

Alfredo Astiz oggi
« [...] i militari rapivano e narcotizzavano gli oppositori che venivano fatti salire sui voli militari per poi essere gettati tra le acque del Rio de la Plata.»
Questo un passo dell'articolo, che riporto sotto fra i links.

Alfredo Astiz, l'Angelo biondo della morte, classe 1951, capitano della marina argentina, è stato l'ideatore dei cosiddetti "voli della morte".

E' stato condannato all'ergastolo ieri per crimini contro l'umanità.

Durante l'eccidio organizzato in Argentina, Cile ed altri Paesi del sud-america fra il 1976 ed il 1983 sono "scomparse" circa 30mila persone, principalmente giovani, colpevoli soltanto di pensarla differentemente da altri esseri umani.

La loro unica colpa fu la loro libertà, il loro sacrificio non va reso inutile, deve essere tramandato. Mai dimenticare.
  
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27 ottobre 2011

L'allungamento della vita lavorativa anemizza i giovani lavoratori

Il loop nel quale ci stiamo avvitando con le pensioni pubbliche mette i brividi peggio di un thriller di Hitchcock.

Questo non solo perché, cercando di trattenere più gettito redistribuibile possibile, si sta evitando di "accendere" altre posizioni pensionistiche e si tengono a lavorare gli ultra sessantenni, persone che già hanno dato e che pregustano da anni il diritto alla pensione.

Soprattutto, e questa è la vera piaga, il "babau" gigante, quello che nessuno si arrischia ad additare, si sbarra la strada del mondo del lavoro ai più giovani, quelli che oggi, fra il silenzio dei più e qualche colpo di tosse, si stanno sobbarcando il costo di questa crisi.

Le posizioni non chiuse, questi posti di lavoro "zombi", creduti terminati e invece tenuti in vita dal presente governo su imposizione euroliberista, sono posti di lavoro mantenuti dalle vecchie generazioni a danno delle nuove.

Se vedessimo la crisi attuale e le presenti distorsioni da questa generate con la lente del "come sarebbe dovuta andare a finire" vederemmo infatti centinaia di migliaia di giovani seduti sui posti di lavoro lasciati vacanti dai sessantenni.

Sarebbero contenti tutti, i primi finalmente sfociati nell'alveo della vita matura, gli altri finalmente liberi dagli orari a godersi la sospirata tranquillità. Con lo slancio generato dall'ingresso delle nuove generazioni immagino sarebbero contenti addirittura quei fanatici del Pil.

E invece. Stiamo assistendo allo sviluppo arrestato di due distinte generazioni, quella dei nonni e quella dei nipoti. Gente strozzata, dal futuro compresso per colpa di questa "crisi" che per altro nemmeno hanno contribuito a provocare. Destini sospesi nel nome di dissesti bancari generati da speculatori internazionali.

Poi c'è chi obietta se volano i sanpietrini.

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26 ottobre 2011

Cuba protesta : il marchio Havana Club è illegale

Bottiglie di "Havana Club" venduto dalla Havana Club International
Ad oggi il rum marchiato "Havana Club" viene prodotto da due  aziende differenti, la Havana Club International S.A., società nata nel 1993 fra la compagnia di stato cubana CubanaExport e la multinazionale francese Pernod Ricard, e la Bacardi & Company Limited, con sede alle isole Bermuda.

La prima azienda produce il suo "Havana Club" nella Republica di Cuba, la seconda produce invece il suo rum a Porto Rico, dove l'azienda trasferì la produzione in seguito alla rivoluzione del movimento 26-7 nel 1959.

Nel 1998 una sentenza di condanna espressa dall'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) consente alla sola Havana Club International S.A. di vendere il suo rum col marchio "Havana Club".

Ciò nonostante questa sentenza non viene rispettata, questo a causa dell'embargo economico, commerciale e finanziario tutt'oggi in atto su Cuba.

Da qui l'appello della Segreteria Nazionale Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba, col quale si chiede alle autorità italiane un maggiore impegno diplomatico per una rigorosa applicazione delle leggi internazionali che regolano i rapporti tra gli Stati.

Non è male pensarci, la prossima volta che chiedete del rum.

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25 ottobre 2011

La violenza, la protesta, la lotta, secondo me

In genere si intende la violenza come il mero atto fisico, invece la violenza è anche ciò che precede l'atto in se.

Dal punto di vista sociale è violenza quella compiuta dagli amministratori quando un loro atto mina la pace sociale della comunità, è violenza ciò che va in direzione opposta al cammino per la realizzazione della società di persone uguali e solidali, è violenza ciò che contribuisce allo sfilacciamento del tessuto connettivo della comunità, è violenza ciò che porta lontano dal rispetto dell'altro, ciò che potenzialmente può portare la comunità ad abdicare alle  propria democrazia.

Davanti alla violenza dell'arroganza e della provocazione, anche l'indignazione, posta dinanzi a chi mostra queste pretese, per quanto essa sia un sacrosanto obbligo morale, è anche lei una forma di violenza. Anche la protesta davanti al continuare di queste pretese è violenza, ed anche la resistenza, atta a fermare queste pretese, è ovviamente una forma di violenza, ed è violenta infine la lotta, generata dalla risposta del prevaricatore davanti all'atto di resistergli.

Se è vero che in un contesto democratico la violenza non ha ragione di esistere, questa è invece necessaria quando questo concetto è ancora da realizzarsi. In quale altro modo ottenere il rispetto che ci spetta? davanti a un atto violento, la violenza è un contrappeso funzionale.

Contestualizziamo questo concetto esteso di violenza, ed attuiamolo nella lotta che vede "noi", infiniti e piccolissimi, contro "loro", pochi ma molto grandi.

Dovremmo forse essere tutti molto più guevaristi? dovremmo andare a trattare le nostre istanze con i fucili appoggiati al tavolino? di questi tempi, con queste finanziarie, sì.

Ma c'è fase e fase, e c'è fucile e fucile. Dopotutto viviamo nell'era della informazione, ed i fucili di oggi sono i media di massa, tramite i quali vengono giù coscienze che nemmeno i bisonti ai tempi del grande west.

I media di massa elaborano le immagini che arrivano nelle case e che formano le opinioni.

Come viene utilizzato questo potere lo abbiamo visto il quindici ottobre scorso, quando sul tubo catodico sono arrivate delle immagini violente al posto delle istanze di chi stava protestando, l'informazione di massa è stata filtrata e propagandata dagli editori.


Possiamo opporci a tutto questo? No, le manifestazioni si fanno per dimostrare, ma bastano alcuni infiltrati lasciati fare dalle forze dell'ordine e sul telegiornale della sera sarà servita la solita manifestazione grondante sangue. Il risultato è il costo di questa dimostrazione: paura inoculata via etere a centinaia di migliaia di persone.

Sarebbe allora più utile alla causa il vecchio adagio che recita «Dai a un uomo un pesce e mangerà un giorno, dagli una canna da pesca e mangerà una vita.» Sarebbe più concreto "adottare" un individuo che non usa il computer ed alfabetizzarlo alla informazione simmetrica.

Davanti alla dittatura dell'informazione le manifestazioni sono quasi controproducenti, il sistema è strapreparato a questi eventi e, come abbiamo visto, ha già pronte e collaudate le sue contromisure.

L'unico modo per battere il sistema è sfidarlo da dentro, dalle istituzioni.

Serve un Partito marcatamente ideologizzato, laico, che si opponga allo squallore del marketing trasversale post-ideologista che oggi gestisce la cosa pubblica in questo Paese. Serve un Partito serio, asciutto, agli antipodi dagli one-man-party, serve una casa comune fatta come si deve per tutti i socialdemocratici italiani, un armonico proseguimento della sinistra italiana, un Partito che lascerebbe al Pd i soli voti del vassallatico e dei democristiani.

Che sia anche un Partito stagno, impossibile da scalare dall'esterno.

Assistiamo un giorno si e uno pure non solo alla ridicolizzazione delle nostre istanze, ma anche alla erosione dei nostri diritti acquisiti a favore dei biechi liberisti. Serve un Partito che catalizzi le proteste, che le supporti, indignandosi, resistendo e infine lottando, ma che veicoli questa lotta nei luoghi ad essa deputati dai nostri costituenti.

24 ottobre 2011

Scilipoti non ci rappresenta, ma ci comanda

Che l'Italia dei nostri tempi non sia più un Paese democratico e' ormai chiaro ai più, l'argine cedette con l'approvazione del Porcellum, e quel giorno, infatti, furono in tanti a cantare il "De Profundis" della nostra democrazia.

Per questo motivo non capisco tutta questa enfasi data al discorso di Domenico Scilipoti, ultima figurina da cabaret uscita da questo triste teatrino che e' diventata la politica nostrana.

Che non si pensi che questi patetici figuri siano tutti figli di B, perche' sono tutte oche dello stesso stagno, sia che provengano da sinistra, da destra, o che siano dei transgender coalitivi come il nostro Scilipoti.

Il paragone che più sciocca per la sua ostinata cecità e' quello che vede Scilipoti come specchio dell'Italia di oggi: ma fateci il piacere: Domenico Scilipoti puo' permettersi di arringare le folle come un ducetto moderno perche' e' stato "cooptato", non e' stato eletto deputato da noi, ma da Di Pietro, in virtù di chissacche'.

Scilipoti non rappresenta quindi gli italiani, gli italiani, per stragrande maggioranza, vivaddio sono altra cosa.

Cosa rappresenta allora Scilipoti? la triste deriva partitocratica che ha preso il nostro Paese, e questo, signori, e' davvero tristissimo.

Andrea Petrocchi

20 ottobre 2011

Livorno - ottantadue appartamenti popolari occupati da altrettanti fascisti.

«Me ne frego!» era il motto dei fascisti del ventennio e «Me ne frego!» è stato senza dubbio l'incipit di tutte quelle persone che negli anni hanno saltato a piè pari la lista di attesa per l'attribuzione di un alloggio popolare e sono entrati di forza in una casa non loro.

Chissà quanti di questi abusivi si professano "di sinistra", quanti si riempiono la bocca di pensieri democratici, quanti si preoccupano della deriva sociale della nostra città.

Se davvero vogliamo cambiare questo posto non è a Berlusconi che dobbiamo guardare, a confronto con questi fatti e con questo lassismo istituzionale Berlusconi diventa una pagliuzza in un occhio.

Il cambiamento deve avvenire principalmente in noi. Questi fatti vanno stigmatizzati, questi "ascessi sociali" vanno curati, a maggior ragione quando avvengono "dietro l'angolo di casa", perché è qui che generano disintegrazione sociale.

Mettiamoci dunque "nei panni" di queste ottantadue famiglie di Livorno, che si sono rispettosamente messe in fila, osservando la propria domanda procedere lungo la lista delle attribuzioni, pregustando l'arrivo del giorno in cui  all'illusione si sostituirà la realtà ed avranno finalmente un tetto sotto al quale vivere.

Per poi vedere in questo diritto una meta che si allontana, quando si viene a sapere che la casa attribuita alla propria famiglia, «casa nostra», ci è stata scippata fra le mani.

Ad oggi sul tavolo di Casalp, l'ente livornese delle case popolari, ci sono 1781 richieste inevase.

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Civati bando alle ciance, un voto è un voto.

Giuseppe Civati (Pd)
Non sono affatto convinto da questa giustificazione, dove si da la precedenza al rispetto di un profilo istituzionale piuttosto che votare per la rimozione di una gabella in puro stile braminiano.

Black bloc - non c'è niente da fare, siamo un popolo di esterofili.

Non è una novità, agli italiani piacciono i termini anglosassoni, oggi vi segnalo un risvolto interessante di questa italica mania.

Cancellate i dati di navigazione dal browser ed andate su un motore di ricerca qualsiasi, io ho preso il solito Google, poi scrivete le parole "black bloc" nel campo di ricerca e premete invio. 

In tutta la prima pagina ci sono solo link a pagine scritte in italiano. Pagina due: l'unico link a una pagina in inglese rimanda a Wikipedia. Avanti, pagina tre: tutti links a pagine in italiano, così anche pagine quattro, cinque e sei.

Questo per dire cosa: che nel mondo sono parlate centinaia di lingue differenti, e che, fonte il più gettonato motore di ricerca del globo terraqueo, il fenomeno "Black Bloc" è circostanziato alla lingua italiana.

Adesso fatevi la domanda e datevi la risposta.    

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#italianrevolution

18 ottobre 2011

Consiglio del 17 ottobre: Come sono andate a finire le quattro interrogazioni


Questo post segue quest'altro.

  • Interrogazione sull'attraversamento pedonale di viale Italia (di fronte al numero 77): Il presidente ha parlato con l'Ufficio mobilità, il dissuasore, richiesto dai firmatari della petizione, non ce lo mettono, disturba gli autobus e le ambulanze e non è giustificato dalla velocità minima (viene installato solo se c'è obbligo di velocità massima sotto i 30 km/h). Proporremo quindi un rilevatore di velocità, perché crediamo che la maggioranza dei guidatori che sforano il limite lo facciano in modo inconsapevole. Ci siamo anche posti il problema di spostare la fermata del bus (che è il motivo dell'attraversamento pedonale) ma temiamo la risposta di Atl.

  • Interrogazione sui raccoglitori di lattine usate: Il Pd dice che non è una novità, che si faceva già ai tempi delle minerali di vetro (grazie). Chiederemo ad Aamps di farci da tramite con la grande distribuzione. Il Presidente ci farà sapere al prossimo Consiglio.


    Vi ricordo i miei contatti, da utilizzare in caso di dubbi, richiesta di chiarimenti, oppure se volete segnalare idee o problemi relativamente alla Circoscrizione 3 (quartieri Fabbricotti; Borgo san Jacopo e Borgo Cappuccini).

    #circoscrizione3

    Com'è andata a finire la mozione sullo "scivolo trappola" di Villa Fabbricotti

    Lo "scivolo trappola" di Villa Fabbricotti

    Questo post segue quest'altro.
    Durante lo stesso Consiglio sono state discusse anche quattro mie interrogazioni, qui per il post dedicato.

    Votazione a maggioranza (quasi) assoluta (contraria solo l'Udc), questo il responso: la mia mozione è stata emendata con la richiesta di chiusura immediata dell'intera struttura ludica fino al compimento della indagine e della presa in carico della responsabilità per l'eventuale riapertura (Sel), eventualità da subordinare comunque alla installazione nei pressi di detta struttura di avvisi con immagini atte a rendere esplicita la posizione da assumere sullo scivolo (Pd). 

    Prima del voto il presidente ha letto alcuni brani di un comunicato emesso dagli uffici tecnici del Comune, anche loro ormai d'accordo circa la pericolosità dello scivolo. Sempre gli uffici tecnici ci hanno informato che due dei tre bambini che hanno subito infortuni avevano età inferiore ai sei anni, non averebbero quindi dovuto essere sullo scivolo. Colpa loro? degli accompagnatori? oppure del Comune che ha investito in un gioco tendenzialmente pericoloso senza mettere uno straccio di avviso? 

    Qualche nota sul dibattito: il consigliere "F" ci ha detto che qualche anno fa la Asl locale fece chiudere il gioco del calcio saponato dell'Acquapark di Cecina perché causava i troppi incidenti, e che a differenza di quanto successo oggi con lo scivolo (non s'è sentita) chiuse il tutto in due mesi. Sempre "F" ha sostenuto che gli incidenti sullo scivolo non sono stati i tre riportati dai media ma dodici, e che la casistica relativa agli infortuni è stata elevatissima perché su quello scivolo non ci monta mai nessuno.

    Durante il Consiglio sono state discusse anche quattro mie interrogazioni, le stralcio Qui. 

    Aggiornamento: Questa mozione è uscita sulla cronaca locale de Il Tirreno, il giornalista ha però travisato completamente l'esito della votazione. Basta dare un'occhiata al titolo dell'articolo, si parla di un non meglio precisato "monitoraggio" mentre invece abbiamo chiesto l'immediata chiusura.
    clicca per ingrandire


    Aggiornamento II: E' finita, lo hanno levato.

    16 ottobre 2011

    Perché la coalizione di centro sinistra non ha ancora tirato fuori il programma


    In momenti "sensibili" come questo, dove i topi si accingono a sciamare fuori da Palazzo Chigi e dai banchi di centro destra di Montecitorio e palazzo Madama, non sarebbe male se la nostra la coalizione desse un segnale forte al Paese e consolidasse il vantaggio attribuitole dai sondaggi tirando fuori un programma comune, uno di quelli capaci di scaldare il cuore ai nostri elettori.

    Per fare questo serve però prima che il Pd prenda coraggio e tiri un calcione a Letta, Fioroni, Franceschini e tutti quelli che nella coalizione di centro sinistra ci sono finiti più o meno per sbaglio, perché con loro a giro sarà impossibile fare il programma, sono quattro anni che bloccano il Pd, se restano si metteranno di traverso su tutto e finiranno per rovinarci la festa.


    Se rimangono e vinciamo poi è anche peggio.

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    #pbersani

    15 ottobre 2011

    Kossiga vive (e lotta con loro)

    Mentre a Londra un oceano di persone protesta pacificamente ascoltando Julian Assange, mentre in ottanta nazioni migliaia di eventi vedono fluire per le strade negli stessi momenti chilometri di folle pacifiche, a Roma, chissà perché solo qua, alcuni gruppi, schegge impazzite diremmo, si staccano dal corteo, fino a quel momento pacifico, ed iniziano a scontrarsi con le forze dell'ordine.

    "Sembrava di essere tornati a Genova" dice qualcuno. Eh già, fin troppo simile, quasi da sembrare ciclostilato. 

    Parliamoci chiaro, come mai ci sono stati disordini soltanto a Roma? Come mai 'sti fantomatici Black Bloc, nome anglosassone, sono ormai attivi soltanto in Italia? ma siamo sicuri che queste persone stessero davvero protestando contro la socializzazione delle perdite delle banche?

    Oppure sono stati invitati da altri?? Oppure la manifestazione stava riuscendo troppo bene?

    Il tutto ad uso e consumo dell'utente televisivo medio, quello che sta al passo leggendo Signorini e che da oggi al suonare del campanello oltre allo zingaro, al negro e al drogato prima di togliere la catenella avrà da guardarsi da un nemico in più.

    A chi ordina queste messe in scena vorrei dire che i destinatari di questi spettacoli, gli influenzabili, ce li siamo persi già dai tempi di Drive In, che per la riprova basta vedere alla voce "primo ministro italiano", e che ormai questi clienti fissi sono inamovibili, voteranno Berlusconi fino alla morte (o fino a quando qualcuno non insegnerà loro ad usare il pc) sono insomma uno zoccolo duro, li avrete alle prossime anche senza queste bieche sceneggiate.

    L'unico risultato rammentabile a cui possono mirare questi cosiddetti Black Bloc è il riuscire prima o poi a fare un altro Carlo Giuliani o un'altra Giorgiana Masi, spezzare una vita per fidelizzare dei gonzi, non ne vale assolutissimamente la pena.

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    #indignati
    #15ott

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    14 ottobre 2011

    Progetto per il parcheggio sotterraneo di piazza Roma, i molti perche' ed una alternativa al project financing

    Ho appena consegnato ai principali organi di stampa locale la mia contro proposta per il progetto di parcheggio interrato presentato su Il Tirreno di oggi dal presidente della Circoscrizione 3, stigmatizzando, relativamente a questo progetto, la scelta del project financing.

    Allego sotto il testo:
    - -
    Perché scavare un parcheggio sotterraneo in piazza Matteotti (piazza nota ai più col nome di piazza Roma)? Perché  sottoporre i nostri concittadini che orbitano nei pressi della piazza ad un cantiere e ad anni di polvere e inquinamento acustico? Perché trasformare piazza Roma in un campo minato? Perché obbligare i residenti a comprarsi un parcheggio, spingendo inoltre il Comune a cedere le rendite ai privati per vari lustri?

    Vi sottopongo una proposta alternativa, ne ho parlato in Circoscrizione durante il Consiglio dello scorso 27 giugno (il verbale sara' approvato lunedì prossimo).

    Basterebbe allargare le strade perimetrali di piazza Roma congiungendole per trasformarle in un rondò, per poi chiudere al traffico la porzione centrale del tratto viario della piazza, ovvero l'incrocio fra viale Mameli e via Roma che giunge a lambire dette strade perimetrali. In questi due ampi tratti di sede stradale potremmo realizzare due file di parcheggi a pettine per ciascuna delle quattro porzioni stradali.

    Questa soluzione, se confrontata con quella data ieri alla stampa dai privati, ha alcuni lati interessanti: 

    -avremmo i parcheggi subito, non dopo anni;
    -eviteremmo gli scavi;
    -potremmo mantenere il parcheggio gratuito e dedicato ai soli residenti, magari distribuendo un contrassegno con la lettera per ogni famiglia, come accade in tutta Italia. Dedicando il parcheggio ai residenti riusciremmo cosi' a non fare di questa opera un pericoloso collettore di flussi di traffico a discapito del trasporto pubblico.
    -da non sottovalutare, specie di questi tempi, il lato economico: bastano pochi giorni di lavoro ed il parcheggio e' pronto.
    -ll Comune manterrebbe il controllo sul bene rinveniente, evitando di affittare ad un privato un bene collettivo. 

    Fra alcuni media nostrani va di moda fare sondaggi, perché  non sottoporre questa proposta ai nostri concittadini mettendola in parallelo con anni di polvere e rumori molesti, con una piazza Roma trasformata in un cratere, con il project financing di liberale memoria, applicato in una città spiccatamente socialdemocratica come la Nostra bella Livorno?

    13 ottobre 2011

    Verso il 15 ottobre: le regole della comunità di Liberty Park

    « Il movimento si è dato poche ma fondamentali norme. 
    I manifestanti non nascondono mai il volto alle telecamere, dichiarando che il loro obiettivo è fare arrivare il messaggio. 
    Quando qualcuno viene arrestato grida forte il proprio nome mentre viene portato via in modo che il gruppo di supporto legale possa occuparsi del suo rilascio. 
    Altra regola importante: le assemblee sono orizzontali, autonome e senza leader, basate sul metodo del consenso. Come per il funzionamento decentralizzato di Internet: consenso generico e codice funzionante, con un occhio alle modalità delle proteste che avvengono nel resto del mondo. Ogni giorno prima dell'assemblea generale vengono spiegati i gesti da utilizzare per comunicare: mani alzate che si muovono per esprimere consenso, braccia alzate incrociate per esprimere disaccordo. Sono i segnali che chiudono, accettando o rifiutandolo, ogni intervento. Una decisione viene presa solo quando c'è il consenso unanime.»
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    #occupywallstreet

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    12 ottobre 2011

    Fuori i macellai dalla Polizia


    Oggi pomeriggio a Bologna, a seguito dei tafferugli fra forze di polizia e manifestanti conseguenti ad una azione dimostrativa sotto la sede della Banca d'Italia, una giovane si e' beccata una manganellata in piena faccia che le ha provocato una brutta ferita alle labbra e la perdita di alcuni denti.

    In pratica questa ragazza porterà per sempre sulla faccia il prezzo che gli italiani debbono pagare per esercitare un diritto costituzionale.

    Mi domando quali siano i metodi di reclutamento fra le forze dell'ordine, questo a tutti i livelli, chi esamina le domande di arruolamento? chi decide chi mandare a fare i servizi d'ordine?

    Quanto accaduto e' l'atto di un fanatico o di un drogato, non e' concepibile che una persona in possesso della proprie facoltà possa compiere un tale scempio, su di una ragazza per giunta.

    Oltre alla violenza sulla giovane, il continuo ripetersi di questi atti cosi gravi mi spinge ad intravedere un secondo crimine, se possibile ancora più efferato del precedente, quello che si induce arruolando e poi utilizzando dei macellai indolenti e drogati al posto di persone dotate della necessaria freddezza ed intelligenza.

    Il fine e' quello di trasformare un corpo di vigilanza in uno di repressione, trasformazione che mette ansia, la democrazia e' luogo di confronto, la repressione viene utilizzata nelle dittature.

    Lunedì 17 consiglio di Circoscrizione, voteremo la rimozione dello scivolo killer del parco pubblico di Villa Fabbricotti

    Abitate a Livorno? Ve lo do io il programma della serata per lunedì prossimo: alle 21:15, presso la sala del Consiglio della Circoscrizione 3 (via Corsica 27) si discuteranno quattro interrogazioni ed una mozione depositate dal sottoscritto.
    Le interogazioni riguardano una richiesta di maggiore vigilanza nel parco pubblico di villa Fabbricotti, dove a inizio estate è stato segnalato un caso di esibizionismo ai danni di una signora con bimbo di tre anni al seguito; una richiesta al Presidente di attivarsi per chiedere alla grande distribuzione presente in città di dotarsi di macchinette per il conferimento delle lattine vuote; una richiesta di installazione di un dissuasore o di un avvisatore nei pressi dell'attraversamento pedonale di viale Italia (di fronte al civico 77) e per sapere cosa ne è stato fatto delle altalene del parco pubblico di Villa Maria.
    In realtà, durante la riunione di maggioranza tenutasi lunedì scorso sono venuto a sapere che le altalene sono state rimosse dai tecnici del Comune dopo che per alcune volte un cane ne ha divorato i cavi. Pare inoltre che questo cane, durante le sue performance, fosse accompagnato dal legittimo padrone.
    Qualora questo ultimo fatto trovasse conferma durante il prossimo Consiglio (causa la particolarità dell'evento serbo quelche sospetto sui colleghi di maggioranza) auspico che qualche babbo, col figlio orbitante su dette altalene, figlio al quale questo padrone canino ha limitato fortemente - e per futili motivi - il legittimo diritto al gioco, provvedesse a chiamare i vigili urbani. Davanti a simili angherie serve un gesto di resistenza, o non svolteremo mai.

    La mozione riguarda il famigerato scivolo di villa Fabbricotti: qui si vota per la sua rimozione.

    Il consiglio di Circoscrizione è aperto a tutta la cittadinanza, a prescindere dall'interesse circa le tamatiche che saranno affrontate, credo che la partecipazione sia un passo interessante per iniziare a riappropiarsi dei meccanismi che regolano il funzionamento della cosa pubblica.

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    #circoscrizione3

    11 ottobre 2011

    Uniti per il #globalchange - link alla organizzazione degli eventi italiani di sabato 15 ottobre

    Qui trovate informazioni (costantemente aggiornate) su tutte le manifestazioni, comprese quelle italiane.

    incollo la traduzione del comunicato:
    « Il 15 Ottobre gente di tutto il mondo prenderà le strade e le piazze.
    Dall’America all’Asia, dall’Africa all’Europa, la gente si sta alzando per rivendicare i propri diritti e chiedere una democrazia autentica. Ora, è arrivato il momento di unirci tutti in una protesta non violenta a scala globale. 
    Chi esercita il potere agisce a beneficio di una minoranza, ignorando la volontà della grande maggioranza e senza tenere conto del costo umano o ecologico che dobbiamo pagare. Questa situazione intollerabile deve finire. 
    Uniti in una sola voce, faremo sapere ai politici e alle elite finanziarie a cui sono asserviti, che ora siamo noi i popoli che decideremo il nostro futuro. Non siamo merce nelle mani di politici e banchieri che non ci rappresentano.»
    Il 15 Ottobre ci troveremo in piazza per mettere in moto il cambiamento globale che vogliamo. Manifesteremo pacificamente, dibatteremo e ci organizzeremo fino a riuscirci.
    È ora che ci uniamo. È ora che ci ascoltino. Facciamo nostre le strade del mondo il 15 Ottobre!»
    ..da sotto le pietre che lastricano la Storia dell'umanità  tornano a levarsi flebili e decise le voci di chi ha dato la vita per la fratellanza dei popoli.
    « El pueblo unido jamás será vencido!!» 
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    #globalchange

    9 ottobre 2011

    Ecco, Enrico Letta, per esempio..

    Enrico Letta (Pd)

    Per esperienza diretta posso assicurare che i Partiti post ideologici non funzionano, perché mancando di una connotazione ideologica tendono ad accogliere individui ideologicamente differenti.

    Questa mancanza di collante si traduce in uno sfaldamento del Partito ogni volta che c'è da decidere sul come votare: c'è chi vota sì, chi se ne va, chi si astiene.

    La politica italiana ha una massiccia preponderanza di partiti di questo genere, quindi, ogni volta che si vota i Partiti ufficiali si sfaldano, ed al loro posto emergono i partiti reali, trasversali rispetto ai primi ed a differenza di questi ideologicamente serrati.

    Facciamo un esempio e stringiamo il campo sul Pd: partito "moderno" quindi post ideologico, che annovera fra i suoi dirigenti persone del calibro di Enrico Letta: una "gavetta" tutta interna alla Democrazia Cristiana, poi Partito Popolare, Margherita, Pd. Oggi Enrico Letta, uno schietto liberale, una vita passata ad osteggiare la Sinistra, fa il vice di Bersani.

    Visto da questa angolazione non è nemmeno poi così strano che questo Partito viva il ruolo di leader della coalizione di centro sinistra tanto scomodamente.

    Enrico Letta è un esempio calzante per spiegare il loop di cui è prigioniero questo Partito, perché è con l'ingresso di personaggi di questo calibro, con lo spalancamento delle porte ai transfughi della balena bianca, che il partito è andato in crash.

    Se la post ideologia ci spiega che cosa ci stia facendo Enrico Letta dentro al Pd, rimane imbarazzante chiedersi cosa ci faccia un Partito diretto da personaggi del genere nella coalizione di centro sinistra. Ma non starebbero più comodi seduti al centro? Care vecchie ideologie, care abitudini dure da perdere!

    Non perdetele! se vogliamo riappropriarci della cosa pubblica dobbiamo tornare a costruire delle "case" dove persone eticamente affini possono sedere e discutere assieme: Domandiamoci allora cosa ci faccia Enrico Letta nel Pd , ma soprattutto cosa ci facciano i liberali nella coalizione di centro sinistra.

    La stanno per caso presidiando? 

    #cantieresinistra

    7 ottobre 2011

    Io sono il 99%

    Il più ricco 1% della popolazione statunitense detiene circa metà ricchezza del Paese. E' una media da dittatura militare del terzo mondo e invece stiamo parlando della principale potenza mondiale, regime plutocratico arrogante non solo verso quel che resta del mondo, ma addirittura verso la sua stessa base.

    Quello che mi fa impazzire degli States è che molti dei detrattori di questo sistema sono americani, ci vivono dentro. Non è una novità, è sempre stato così, pare che il sistema statunitense abbia in se i suoi contrappesi, anche se questi appaiono sproporzionatamente piccoli se confrontati alle potentissime lobbies, l'1%, il potere.

    Qualcosa però sta cambiando, e non sto parlando dei film di Moore, c'è una nuova idea, a metà strada fra la pubblicità e la protesta sociale,  secondo me estremamente forte, molto pulita, molto democratica.

    L'idea nasce dal movimento Occupy Wall Street: è stata creata una pagina web dove gli americani spinti ai margini del mondo del lavoro per colpa della crisi  possono protestare contro il sistema.

    Il tema è la rappresentanza sociale: "Loro", la politica, l'economia, sono l'1%, da qui si muove la contrapposizione, lo slogan: "Noi siamo il 99%". Di forte impatto anche il modo in cui queste proteste sono presentate: solo una immagine, nella quale compare la persona in carne ed ossa che ci mostra un foglio, su questo foglio è scritta la sua storia, la sua protesta. L'impatto è forte, l'elementarità della immagine è semplicemente dirompente.

    Chiunque, dal professore universitario con contratto a tempo determinato allo studente in crisi con le salatissime rette universitarie, in migliaia stanno condividendo questa protesta, ed il fenomeno sta montando di minuto in minuto.

    La portata di questo moto sta diventando per l'intera classe politica americana una versione moderna del ritratto di Dorian Gray.  

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    #occupywallstreet


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    Steve Jobs - quello che reinventò il feticcio consumista


    Abbiamo già affrontato il tema del consumismo inteso come degenerazione del capitalismo, ma lo riaccenno: Il consumismo consiste (secondo me) in una distorsione subliminata ai cittadini dai media mainstream, che, alla lunga, porta le persone alla distruzione del desiderio di acquisto inteso come forma di appagamento ("Io compro ciò che mi piace") ed alla sostituzione di questa pulsione con un obbligo all'acquisto derivante dalla dimostrazione di status sociale ("Non lo compro più perché mi piace, lo compro, anche quando non mi piace, per far vedere agli altri che ce l'ho anch'io").

    Le mode (sempre secondo il mio modestissimo parere) sono il "porta a porta" che permette al consumismo di caleidoscopizzarsi, di riverberare e quindi di radicarsi nelle persone. Ad esempio: Non me ne può fregare di meno dei cappelli da cow-boy, ma se abitassi a Dallas, dove tutti lo indossano, va a finire che quel cappello prima o poi me lo compro anch'io. Quindi, rimanendo sul cappello, le mode trasformano qualsiasi luogo in Dallas, con grande felicità dei produttori dei beni pubblicizzati.

    I vari feticci made in Cupertino sono quanto di più alla moda, sono, nei loro ambiti, la crema della crema, "Il feticcio", e questo dai tempi dell'IPod. Ed il compianto Steve Jobs su questa moda c'ha speculato un bel po, perché gli Ipod, a parità di hardware, costano centinaia di euro di più di un mp3 player non griffato.

    Molto poco democratico, molto egoista.

    Sarebbe quindi meglio lasciare questa commemorazione agli azionisti di Apple, lasciamo a loro il cordoglio per la morte di un siffatto speculatore.

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    #stevejobs

    1 ottobre 2011

    Scoop - Mario Draghi, superoccupato presidente in pectore della Bce, è in pensione da cinque anni

    Mario Draghi

    Come il prezzemolo in cucina, Mario Draghi in questo scampolo di 2011 è così, te lo ritrovi dappertutto.

    Chi è l'attuale governatore della Banca d'Italia? Mario Draghi! Chi subentra a Trichet? ma Mario Draghi! Una proposta per il dopo Berlusconi? Draghi! ovviamente. Ma Draghi chi? quello che faceva il presidente del braccio europeo di Goldman Sachs? Sì, lui.

    Mario Draghi, che si sappia, l'iperattivo e gettonatissimo Draghi è in pensione dal 2006.

    Potremmo disquisire degli 8.614,68 euro mensili che lo Stato (cioè noi) elargiamo a questo signorotto, pensione ben al di sopra della media nazionale. Ma questo fatto diviene poca cosa appena ci ricordiamo di contestare che il nostro Draghi è ancora ben inserito nel mondo del lavoro. E poco conta che in Italia la pratica della "pensione simulata" sia una specie di sport nazionale, perché la conseguenza di questo comportamento porta effetti deleteri dalla parte opposta, ovvero fra chi nel mondo del lavoro ci si sta affacciando, fra i giovani quindi, obbligati ad attese senza fine. 
    Io credo che l'istituto della previdenza sociale sia stato concepito come opera di giustizia sociale a favore di quelle persone che a causa della loro età non sono più in grado di lavorare. Dov'è la giustizia? Le giovani generazioni, i nuovi entrati nel mondo del lavoro, rinunciano a un tot della loro busta paga a favore di queste persone, che possono così evitare di morire d'inedia.

    Non trovo assolutamente giusto che fra i destinatari di questo patto fra generazioni ci sia anche Mario Draghi, finto pensionato, che invece lavora alla Banca d'Italia guadagnando 757mila euro l'anno!!!

    #italianrevolution
    #bastasprechi
    #bastacasta