26 giugno 2012

Per un diritto in meno


Trovo molto attuale questo quadro di Giuseppe Armenia, questo Quarto Stato di spalle che se ne va.

Di questi lavoratori si avverte quasi lo scoramento, la decisione di tornare indietro, dopo aver marciato per un secolo e più verso il sole, ora che il sole tramonta.

Ad attenderli c'è l'oblio della Storia, quel buio che il passato riserva ai vinti, andiamo verso un mondo differente.

Camminiamo insieme a loro e sosteniamo il loro stesso peso. Andiamo seguendo le loro schiene, un diritto in meno per chi è debole è la sconfitta dell'Italia intera.

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nessuno

Fonte grazie a Curiositasmundi per la condivisione in rete del quadro.

18 giugno 2012

Circoscrizione 3 - perchè ho votato il bilancio

Riguardo al voto di questa sera, mi sento di dovere delle spiegazioni a molta gente, sia dentro che fuori al Partito, lettori compresi.

Per farlo parto dall'inizio, e precisamente da un post scritto un mese fa e pubblicato qui, lo riporto organicamente per rendere il tutto più comprensibile:

Ecco perché voterò contro il bilancio comunale
Una premessa sul signor Nebbiai, assessore al bilancio del comune di Livorno, è una brava persona, che sente l'importanza del proprio incarico e che sostiene con zelo e con perizia la portata delle sue responsabilità. Oltre a questo l'ho trovato un paio di volte fuori dal contesto, e mi ha fatto piacere vederlo a dare una mano alla festa di San Jacopo e trovarmelo accanto sotto la pensilina del treno per Roma, quando a Roma Nebbiai ci poteva andare con una auto blu.
Detto questo, come economista non è certo un keynesiano, è anzi un rigorista, preferisce il rispetto del pareggio del bilancio anteponendolo alla preservazione dei beni comuni dei livornesi. La politica inizia al di là del bene e del male, perché inizia proprio quando il concetto di bene si sforbicia e non è più lo stesso concetto di bene dell'altro. E il signor Nebbiai, una brava persona, un buon liberista, convinto di perseguire il bene dei suoi concittadini, in realtà, secondo me, sbaglia.
Nei prossimi giorni la circoscrizione sarà chiamata a dare un parere sul bilancio comunale, ignoro la posizione del mio partito, e sottolineerò eventuali scostamenti dalla sua traccia, ma per il suddetto motivo voterò contro, e lo anticiperò a libro chiuso, perché l'errore secondo me sta a monte del bilancio stesso, è politico, i beni comuni vengono prima.
Quindi in data 20 maggio, senza avere ancora in mano il testo, conoscendo le fisse dell'assessore per l'osservanza del patto di stabilità e del pareggio di bilancio, essendo inoltre al corrente dei tagli provenienti dalla Regione, ritenendo elementare il fatto che a ciò sarebbe seguito un bilancio di tagli ai servizi sociali, ho anticipato che a un bilancio del genere avrei votato contro.

Ho anche avuto modo di ribadire la cosa all'interno del mio Partito, riportando per filo e per segno il procedimento logico scritto sopra.

Solo che il bilancio, una volta aperto, si  è rivelato l'opposto di quanto supponevo, al posto del taglio ai servizi sociali c'è un'aliquota Imu particolamente salata.

La cosa secondo me è condivisibile, perché si reintegra quanto non versato dai finanziamenti regionali senza tagliare i servizi sociali e scolastici, la differenza ce la mette chi ha i patrimoni.

Il presente bilancio propone quindi una patrimoniale, chi ha la fortuna di avere un patrimonio si fa carico e tappa la falla, a nome proprio e di chi il patrimonio non ce l'ha.

Per chi come il sottoscritto trova ispirazione politica nella social democrazia (termine da usare nella sua accezione più alta, quella scandinava) votare insieme alle destre e bocciare il bilancio, permettendo conseguenti tagli lineari sui servizi sociali e scolastici (perché dal campo ci deve uscire la fossa, o alzi l'Imu o tagli i servizi, non esiste un "piano C") significa - contestualmente - perseguire gli interessi di chi i soldi li ha, ma non vuole pagare l'Imu, e gettare nello sgomento le fasce sociali più deboli della nostra città, quelle col reddito mensile da 1000 euro in giù, cacciandoli nella fauce delle aziende private, con tutto quello che ne consegue, rette stellari per asili nido, prima infanzia e Rsa, significa infine abdicare alla radice stessa del concetto di Sinistra, quella della società solidale, e ciò è agli antipodi di quello che mi sento di essere come politico e come persona, e che non avallerò mai.

Per questo motivo ho votato il bilancio.

Nonostante trovassi positivo l'impianto del bilancio, conservavo alcuni dubbi riguardo alcuni dettagli, dubbi che ho rivolto all'assessore durante il dibattito, che trovo interessanti e che riporto (ricordo che i consigli di Circoscrizione vengono registrati e successivamente verbalizzati).
  1. L'Imu per la prima casa a Livorno è del 5,8 per mille, quella per la seconda casa è del 10,6 abbattibile al 5,8 se l'immobile viene affittato a canone concordato. Ho chiesto se era stato contemplato un innalzamento per le seconde case sfitte (perché la casa non è un investimento ma un luogo dove vivere). Mi è stato risposto che ciò non è possibile per legge.
  2. Ho chiesto se l'addizionale Irpef fosse lineare (0,8) contestando che se fosse andata nella direzione del resto del bilancio sarebbe dovuta essere progressiva ed esponenziale. Mi è stato risposto che detta addizionale sarà progressiva secondo il seguente schema reddituale: da 0 a 15.000 euro > 0,4; da 15 a 28.000 > 0,5; da 28 a 55.000 > 0,6; da 55 a 75.000 > 0,7; oltre 75.000 euro > 0,8.
  3. Ho chiesto garanzie riguardo al mantenimento della linea politica del bilancio su sociale e scuola, non mi è stato garantito, dipende da quanto incasserà il comune. Ovvero: se poi i soliti furbi non pagano vorrà dire che pagheranno tutti, non per colpa del comune ma dei soliti furbi.
  4. Nel bilancio ci sono alcune priorità, ripartite in primo e secondo livello: ho contestato il fatto che il restauro dello chalet della Rotonda di Ardenza fosse ascritto fra le priorità di primo livello, mentre la manutenzione delle Rsa e delle strade rientrasse nel secondo. Mi è stato risposto che lo chalet è stato tolto dalle priorità. Non capisco peraltro questa fissa dei sindaci livornesi per gli chalet, manco fossero dei faraoni alla prese con la costruzione della propria piramide.
  5. In ottica di spending review ho chiesto all'assessore quanto la macchina comunale è lontana dal suo "peso forma", in realtà la risposta non l'ho mica ben capita.
Altri dati emersi in consiglio durante l'esposizione del Nebbiai:
  • Dall'inizio della legislatura il comune ha trovato risparmi per 8 milioni di euro.
  • Le consulenze sono state azzerate.
  • Il comune ha una sola auto blu.
  • Il finanziamento di Atl è stato accordato per garantire il mantenimento delle linee.
  • La Tia sparirà, al suo posto arriverà la Tares, e parte dei pagamenti andranno allo Stato.
Concludo infine riportando che sia durante il mio intervento che in occasione della mia dichiarazione di voto ho chiarito che il mio Partito non ha ancora ottenuto una posizione ufficiale riguardo il bilancio, e che il mio voto deve intendersi come espressione personale.

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#Circoscrizione3

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15 giugno 2012

Associazionismo e politica in Italia: ma la democrazia dov'è?

Formigoni e Lupi hanno dietro Comunione e Liberazione, Bersani ha dietro la Compagnia delle Opere, la Bindi ha dietro l'Azione Cattolica, mentre Grillo pare abbia dietro addirittura quelli dell'Aspen, per non parlare di Monti, che dietro, ma anche davanti e dalle parti, ha il peggio del peggio.

Mi domando (e vado a intuito) dato che queste invadenti associazioni riescono a premere sulla politica nazionale riuscendo a far guizzare i loro uomini fino a sopra le poltrone poste nella stanza dei bottoni, che senso ha continuare a parlare di partiti politici? E soprattutto, che cosa retrocedono questi politici all'associazionismo italiano?

Se è da gonzi pensare che l'Italia d'oggi sia un repubblica democratica (dal greco démos, popolo e cràtos, potere) sbagliano anche quelli che si danno un tono pensando che l'Italia sia una repubblica partitocratica. E' invece una repubblica associazionistica, si fanno emergere gli interessi dei cittadini che compongono queste associazioni, e per tutti gli altri ciccia.

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#politica

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Livorno : La circoscrizione 3 sperimenta la foto di Vasto (col morto)

Questo post segue quest'altro.

Vista l'ottima riuscita del precedente atto, la premiata ditta Idv-Sel della Circoscrizione 3 di Livorno ci riprova scrivendo un altro documento in tandem.

Questa volta si tratta di una mozione sui posti auto da riservare ai commercianti di via Lopez, che con l'arrivo della lettera "M" si troveranno in difficoltà a gestire i rapporti coi clienti esterni alla zona coperta da detta "restrizione parcheggifera".

Avevo già anticipato la cosa qui, ne ho poi parlato anche col presidente, non credo che la politica debba stendersi a pelle di mucca sugli interessi di una sola parte in causa (quasi sempre i residenti) anche le piccole attività commerciali debbono ottenere lo stesso interesse, perché sono attività produttive, e dietro a queste ci sono delle famiglie, che già attanagliate dalla crisi si vedono ora attribuire un carico extra dalla amministrazione.

Si tratta di pochi posti auto, per altro dedicabili ai residenti nelle ore di chiusura dei negozi. Auspico una serena presa di coscienza da parte di tutte le parti in causa.

Segue copia dell'atto.
MOZIONE
Dato che l'estensione della zona a sosta limitata con lettera in via Lopez rischia di avere conseguenze negative sui giri di affari delle attività commerciali che in questa strada hanno sede, rischiando di allontanare i clienti non orbitanti nelle strette vicinanze e di portare quindi queste attività, già spossate dalla presente crisi, al rischio di chiusura.
Si chiede di riservare ai clienti di dette attività commerciali alcuni parcheggi in corrispondenza dei negozi, trasformandoli, durante il solo orario di apertura, in parcheggi a sosta con disco orario max 1/2 ora per restituirli ai residenti durante gli orari di chiusura delle attività commerciali.
Si chiede inoltre di riservare un posto auto a zona di carico e scarico per i fornitori di dette attività, oggi obbligati a scaricare le forniture sulla sede stradale.
Si ritiene che tutto quanto sopra non incida sui cittadini residenti in quanto le modifcihe di viabilità previste garantiranno un aumento dei parcheggi in zona Fabbricotti e quindi quanto chiesto con la mozione in argomento di fatto riequilibra le esigenze. Inoltre nelle ore notturne i parcheggi tornano ai cittadini.

Aggiornamento QUI com'è andata a finire.


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14 giugno 2012

Elogio alla stanchezza

Nella nostra società della produzione la stanchezza è un grossissimo tabù.

Non ne parla la televisione, non si legge sui giornali, nessuno ci gira un film.

Nella società della produzione, dove anche l'essere umano e le sue mille apparenze, stirato, palestrato, abbronzato, vestito e accessoriato, è diventato a sua volta un prodotto che riverbera se stesso, lo stanco è un non senso e la stanchezza un'eresia, un atteggiamento rivoluzionario, un nemico da annichilire a colpi di Pil, da combattere con la peggiore delle propagande, il silenzio, funzionale alla prosperità del capitale e dei suoi eserciti di discepoli stremati.

E allora, rivoluzionari grandi e piccoli, dichiarate la vostra stanchezza quando la riconoscete, assecondatela perché è la natura.

Sarebbe bellissimo, rovesciare il mondo, e farlo con uno sbadiglio.

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#resistenza

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10 giugno 2012

Berlusconi, il principale motivo di biasimo


Non è la statura, non sono i tradimenti coniugali, non è il priapismo, non sono gli interessi privati, neanche le amicizie mafiose, i furti dei sacramenti, le buffonate internazionali, gli oltraggi alla Costituzione, gli abusi, le ingerenze, le manipolazioni, e tutte le altre decine di inopportunità che si è creato per diventare la persona meno affidabile posta in un ruolo di comando dell'intero asse spazio tempo.

A prescindere, per esprimere un giudizio su Silvio Berlusconi basta pensare che ad oggi è stato l'unico presidente del consiglio della storia della Repubblica a non essersi professato antifascista.

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La riforma Dini, gli inizi della deriva liberista italiana

Il nostro sistema pensionistico è stato di fatto privatizzato nel 1995, con la (contro) Riforma Dini e il passaggio al sistema contributivo.

Con la firma di quell'atto gli italiani hanno voltato le spalle alla parità dei diritti ed hanno intrapreso la cupa deriva liberista che ci ha portato fino ai giorni nostri.

Riassumendo brevemente il cardine della riforma, per gli italiani che hanno iniziato a lavorare dal 1995 in poi l'erogazione della pensione pubblica sarà calcolata non più sul salario medio degli ultimi dieci anni ma in base a quanto versato alla Cassa durante la vita lavorativa, rivalutato col tasso di inflazione.

Il tasso di inflazione è un moltiplicatore fetente, perché che sia basso o che sia alto la sua performance viene annullata dai rincari dei prezzi.

Traducendo il tutto in chiave politica, quell'anno il signor Dini (oggi, bontà sua, sempre baldanzoso a vent'anni dai fatti) ha scisso gli italiani fra chi ha i capitali e si è comprato una pensione integrativa, e quindi approderà alla pensione con una erogazione extra, e chi, non avendo i capitali, con la pensione si vedrà arrivare anche un bel taglio del tenore di vita.

L'errore più grande che si può fare arrivati a questo punto è pensare che questa riforma sia stata necessaria per rimettere in traccia i conti dell'Inps.

Non che non sia vero, per carità, ma basta fare un altro passo per trovare questo approccio miope e/o capitalista.

Quella di porre una operazione algebrica (entrate meno uscite) come cardine del proprio ragionamento, porta a dimenticare che si sta parlando di persone, e all'interno della nostra carta costituzionale il secondo capoverso del terzo articolo ci obbliga a rimuovere gli ostacoli economici che limitano l'uguaglianza fra i cittadini.

Difatti Lamberto Dini, fine economista, membro dell'Fmi, direttore generale della Banca d'Italia, primo ministro di un governo tecnico (ma quante similitudini), ministro del tesoro durante la legislatura precedente, riassume in se tutti i connotati di chi oggi, in nome del freddo pareggio di bilancio, si dispone a dare un calcio nei denti ai padri della Costituzione.

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7 giugno 2012

18 marzo 1968, discorso di Bob Kennedy sul PIL



« Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni. 

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jpnes, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. 

Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. 

Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago.

Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti.

Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.

Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.»


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Circoscrizione 3 : riparte (forse) il cammino del distributore di acqua e latte alla spina

Questo post segue quest'altro.

Riprende l'iter per la realizzazione della fontanella Asa Aq di viale della Libertà, e vediamo se questo "ritmo sighiozzato" (avanzamenti di 6 mesi in 6 mesi) riuscirà a portarci in dirittura d'arrivo prima del termine della legislatura.

Il merito di questa ennesima riesumazione del progetto va alla ditta Farabollini, proprietaria di alcuni impianti di latte alla spina a Livorno e provincia, che mi ha chiamato settimana scorsa informandomi circa la volontà di riprendere il progetto sul fontanello Asa Aq abbinato a uno dei loro distributori, idea venuta fuori durante un mio convegno di un paio di anni fa.

L'intervento del Farabollini ha rimosso alcuni blocchi sul progetto di Asa, relativi alla manutenzione degli impianti.

Questa mattina riunione a quattro in circoscrizione con Asa, il Presidente, Farabollini e il sottoscritto. Il progetto è operativo, vi aggiornarò appena ci saranno delle novità.


AGGIORNAMENTO: continua qui


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3 giugno 2012

Il grande cocomero


Non sappiamo come la pensi realmente il nostro presidente, se ci crede in quello che ha ci ha raccontato ieri durante il discorso alla nazione, fatto sta che nella nostra comunità c'è chi possiede la maturità necessaria per raggiungere la coesione sociale anche senza i feticci militari, per gli altri non saranno certo le milizie in parata a colmare le distanze.

Rimane lo spreco di denaro pubblico, un altro buco sul fondo del secchio, e rimane un'altra lustrata di scarpe al bramino di turno, questa volta è l'esercito italiano, a che ci serve un esercito quando per conquistarci basta chiudere un rubinetto in Algeria o in Ucraina.

E resta questo conservatore gradito a tutti, che ha puntato i piedi sullo struscio ai Fori imperiali, per lui vale un parallelo con Maria Antonietta, ci sta tutto, lei chiedeva brioches per il popolo senza pane, lui saluta le baionette mentre in Emilia la gente ha perso la casa.

Se era un aggregante sociale quello che realmente cercava lo avrebbe ottenuto annullando le celebrazioni, non tanto per i risparmi, ma proprio in chiave politica.

Fossi stato lui avrei stornato tutti i militari in Emilia, a dare una mano.

E invece no, sono bramini, bramini coi lustrini, e vogliono sfilare. Parafrasando Orwell, l'Italia non cambierà fino a quando ci saranno italiani più italiani degli altri.

Ma come sarebbe stata bella la parata delle sciampiste, oppure quella delle segretarie, dei salumieri, degli imbianchini.

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2 giugno 2012

La Shoah, gli ebrei, le vittime, i carnefici

fonte Wikipedia

Settant'anni fa la Shoah mieteva i due terzi di una intera generazione, quella degli ebrei d'Europa. Le vittime di questo genocidio vennero prima private della loro libertà, poi del rispetto, dell'acqua e del cibo, e infine della loro stessa vita. Donne, vecchi, bambini, la loro morte permetteva ai loro carnefici l'ultimo degli oltraggi: divenivano infine merce, cumuli di capelli, distese di denti, di scarpe, di occhiali. E infine cumuli di corpi nudi, accatastati, lasciati marcire all'aperto, privati anche della sepoltura.

Quei corpi, quelle ossa, se potessero tornare carne, e vivere, fosse anche per pochi secondi, secondi vigili e memori dell'olocausto. E se potessero volgersi verso i loro discendenti dello Stato di Israele, e vedessero con i loro occhi, gli stessi occhi annientati dall'otraggio della Shoah, il male che questi discendenti causano ai palestinesi, sono convinto che loro, gli ebrei vittime della Shoah, avrebbero parole d'amore per i palestinesi.

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