29 dicembre 2013

Il cinema Jolly, il mio commento al post di Tamburini (Pdl)

L'articolo di QuiLivorno è questo: "Se vuoi fare come cavolo ti pare, vieni a Livorno. " 
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Il cinema Jolly è una testimonianza storica della nostra città, scampata ai bombardamenti "alleati" e ai seguenti settant'anni di incuria.

Logico proporre di questi tempi, all'apice di quella lotta di classe al contrario, estremamente favorevole al miope guadagno privato, la morte della utilità sociale di questa struttura con la sua trasformazione nella ennesima cattedrale consumistica.               
                                            
Il Jolly deve diventare il teatro della commedia livornese, una pianta stabile, un polo d'attrazione turistica da affiancare al Vernacoliere, che tanto di noi livornesi ha dato al mondo.

I livornesi, dei libertari, con buona pace di qualcuno venuto qui per stemperare questa vena.
                                                           
Andrea Petrocchi              

25 dicembre 2013

Quali volumi zero

Sbagliano le nostre istituzioni pubbliche quando ci amministrano col metro dei privati, assimilando l'insieme formato dalla città e dalle persone che ci vivono dentro con quello della grande azienda e dei suoi dipendenti.

Così come sbaglia la politica quando si barrica nei fondamentalismi, nei neologismi che inscatolano una visione nel suo estremo assoluto, negando la mediazione con quello che via via ci porta il caso specifico.

Cosa vuol dire essere un ambientalista? bloccare un progetto in grado di migliorare la vita di un intero rione per non abbattere un albero possiamo definirlo un atto sano?

E i fan dei volumi zero?

Io credo che il sestante del buon amministratore pubblico sia il miglioramento della quotidianità dei suoi concittadini, condito con un sano disprezzo per tutto il resto, l'andare a incidere dove la geografia urbana si porta dietro gli errori di progetti sbagliati, che si ripercuotono nella quotidianità dei residenti, complicando le loro vite.

Non sarebbe allora meglio costruire di nuovo, spalmando in orizzontale quello che è stato erroneamente costruito in verticale, e magari comprare e abbattere per farne piazze quei mostri di cemento armato che deturpano le periferie, per evitare che altri negli anni proseguano l'involuzione sociale caratteristica di quei quartieri.

Perché uno sbaglio è uno sbaglio, e il darci un taglio in barba alle logiche del profitto sarebbe più che rivoluzionario.

#volumizero

21 dicembre 2013

#laeffetv - Lo slancio erotico dei Feltrinelli

Sono un lettore notturno, e questa mia caratteristica mi porta alle volte in determinate situazioni, più precisamente al rivegliarmi dopo degli assopimenti domandandomi se quella tale cosa l'ho letta o se la stavo sognando.

Una di queste esperienze l'ho avuta con un presunto articolo su Bertinotti e sulla attrattiva pseudo erotica che deve avere la sinistra per riuscire ad attrarre a se le masse. Ho provato più volte sui motori di ricerca ma quel pezzo non viene fuori, ho quindi più di una possibilità di essermelo sognato.

Ecco, questo articolo, che non so se è davvero di Bertinotti o piuttosto frutto dei miei contorcimenti mentali, questo avere per il progresso, le libertà e gli altri stilemi della sinistra lo stesso slancio che prova Pierino guardando la Fenech dal buco della porta è un discorso che condivido appieno.

È strano che sui think thanker che seguo io, che è roba abbastanza pionieristica, non si sia ancora iniziato a parlare de "La F", il canale della Feltrinelli sul digitale terrestre, perché sono convinto che da quelle parti, in aperta antitesi sugli altri canali, si stia iniziando a trasmettere qualcosa del genere.

Canale 50, e date un'occhiata al suo palinsesto.

#laeffe

17 dicembre 2013

Circoscrizione 3: com'è andata la conferenza stampa con l'Uaar sui finanziamenti regionali alle scuole paritarie

Questo post segue quest'altro:

Questa mattina abbiamo presentato un comunicato congiunto Sel Livorno e Uaar Livorno, quello che avevo anticipato giorni addietro.

Presenti alla conferenza stampa il sottoscritto e Lina Sturmann per l'Uaar, la conferenza ha avuto luogo alla circolazione 3 in quanto il documento presentato prosegue una mia interrogazione persentata al relativo consiglio alcuni mesi fa, dalla quale sono emersi gli importi degli stanziamenti che sono poi finiti per essere le linee guida del cominicato.

La conferenza è partita con un commento all'articolo pro paritarie apparso su La Nazione di sabato scorso, del quale abbiamo stigmatizzato la falsa universalità da parte delle paritarie locali (tutte confessionali) aperte ai figli degli atei, cosi' come specificato dall'articolo, ma non alle famiglie confessionalmente differenti da quelle cattoliche.

Altro commento riguardo la sperequazione dei risparmi per lo Stato sempre riportata nell'articolo, che non tiene conto del parallelo solidale fra chi deve pagare la retta (che non è corteggiata nell'articolo) e chi no. Difatti in un trafiletto a fianco della traccia principale si leggono due cifre molto distanti fra loro, rappresentanti i costi annuali a carico dello Stato per uno studente della scuola statale e della parificata.

Si tratta di un rapporto confezionato a uso e consumo dei liberisti nostrali, difatti detti conteggi non tengono conto del fatto affatto trascurabile che "lo Stato" siamo noi, e che il lasciare che siano le famiglie "interessate", ovvero quelle con figli in età scolastica, a saldare la differenza pagando la retta significa ne più ne meno privatizzare quello che è il più grosso valore sociale di una nazione: la scuola statale.

La signora Sturmann ha inoltre giustamente specificato che i conteggi espressi nell'articolo non tengono conto degli alti costi che lo Stato (sempre noi) giustamente investe nel sostegno ai ragazzi che hanno problemi, sostegno che pare sia negato nelle parificate, che tradotto in termini economici significa risparmi sugli investimenti in personale dedicato che evidentemente vanno ad allargare la forbice fra i saldi riportati in articolo, che quindi a maggior ragione ci sentiamo di criticare.

Da li abbiamo mosso una critica al principio di sussidiarietà in salsa confessionale, tipico italiano, e la conclusione che l'intero impianto di quell'articolo va rovesciato riportandolo al seguente assunto:

« Ogni euro dato alle paritarie è un euro tolto alla scuola statale.»

Siamo quindi entrati nel dettaglio di quanto affermato descrivendo il comunicato stampa, che replico di seguito:


COMUNICATO STAMPA:

Sono 105 i bambini livornesi rimasti fuori quest'anno dagli asili nido comunali, 105 coppie di genitori costrette dai tagli alla spesa pubblica a risolvere "con creatività" il conflitto fra i diritti del loro bambino e i doveri del lavoro. Alcune di queste coppie possono contare sull'aiuto di nonni e zii, ma per molte altre la scelta obbligata è il nido dei privati, con rette attorno ai 500 euro mensili. Perché il Comune non trova le risorse per eliminare le liste di attesa degli asili nido? La risposta che ci viene data è che ci sono i tagli, che mancano i soldi. Non è proprio così: ad esempio nel 2012 il Comune ha erogato (da fondi regionali) un contributo di euro 101.865,00 a 12 scuole paritarie livornesi, cifra ritoccata al rialzo quest'anno: 103.016 euro per precisione. Da quando con la legge 62/2000 il governo D’Alema le fece entrare nel sistema pubblico le scuole paritarie ottengono ogni anno milioni di euro, e parte di questi stanziamenti arriva a Livorno, ribadiamo i 103.016 euro del 2013. Perché le scuole paritarie, che già fanno pagare rette notevoli, che non pagano né ICI, né IMU, che in virtù della loro confessionalità sono tutt'altro che universali devono venire prima dei nido comunali? A chi giova? Un esempio pratico ci mostra con la lucidità dei numeri la portata di questo problema: da dati ricavati è possibile affermare che se quei 100.000 euro fossero stornati verso i nido comunali il comune potrebbe assorbire un terzo dei bambini rimasti fuori dalla lista, permettendo così a molte coppie che non possono accedere ai privati uno sviluppo corretto della socialità del loro bambino attraverso il tempo passato coi suoi simili piuttosto che con gli anziani di casa. Siamo convinti che lo Stato di diritto, per potersi definire tale, debba tutelare i più deboli, e siamo certi che i bambini abbiano il diritto superiore di crescere in modo armonico insieme ai loro compagni, nessuno escluso. I soldi per i nido comunali ci sono, solo che vengono impiegati male, e i centomila euro (l'anno) le paritarie li vadano a chiedere ai finanziatori privati, come accade nel resto del mondo.


AGGIORNAMENTO: A riguardo allego copia dell'articolo apparso su Il Tirreno, quotidiano locale.




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#articolo33
#Uaar


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14 dicembre 2013

Circoscrizione 3: La strana storia della fontanella di viale della Libertà

Questo post segue quest'altro.

Viviamo tempi bislacchi, nei quali la norma di chi deve amministrare pare sia quella di procrastinare tutte le opere di un certo richiamo alla fine della legislatura (io lo avevo detto che finiva così), nella speranza che l'immediatezza a ridosso della tornata amministrativa possa cancellare con un colpo di spugna la desertificazione della gestione dei cinque anni precedenti. E il bello è che la gente se la beve pure, nella bovina speranza di stare assistendo a una svolta durevole e non al solito bailam pubblicitario.

Eppoi vuoi mettere l'importanza di queste fiches da caleidoscopizzare sulle stampe locali durante le elezioni? 

Vien da pensare agli universi paralleli, quello reale e quello finto della televisione. In quello finto della televisione questo modo di fare guascone risulterebbe simpatico; immagino il politico impersonificato da un bravo caratterista. Ma questa non è la tele. Sarà che oggi sono stato all'ospedale e in sala d'attesa ne senti di discorsi sulla vita reale, di quella che la televisione nasconde sotto al tappeto perché la vita da mostrare è troppo dura e si finisce per cambiare canale, e a non vederla, quella vita, a noi che mamma tele ormai ci tira su con la solita minestra di prototipi, ganzi abbestia, pieni di vaini e splendidamente in forma, si finisce per restare senza i mezzi per andare in contro a queste famiglie.

Nella vita reale dicevo, questo modo di fare, che è spudoratamente finalizzato alla mera conservazione del posto, magari dopo aver fatto parte della partitocratìa nei quattro anni e mezzo precedenti, non servono mezze misure, questo sviluppo singhiozzato di 150.000 persone a fini personali fa soltanto vomitare.

E non importa che l'esempio in questione sia riferito a una quasi inutile fontanella, si sa che è la prassi, e lo stare zitti o peggio parlarne in modo sarcastico, secondo me non fa altro che renderci servi di questo modo di intendere la cosa pubblica.  

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#Livorno


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11 dicembre 2013

La classe media, croce e delizia dei nostri tempi

Questo post intende chiudere un discorso iniziato da altre parti, dal Gilioli in particolare, stimatissimo giornalista, e intende farlo per due motivi particolari: il primo, ovvio, credendo di dare un contributo utile a espandere un nascente dibattito su quello che credo sia il vero nocciolo della situazione qui da noi, e il secondo perché si inizia finalmente a dibattere su di un argomento, la classe media, la cui angolarità socioeconomica è oggettivamente evidente. Su questo tema mi sono speso ampiamente in tempi più o meno recenti.

Inizio riportando il link al post di Gilioli, che è intitolato "Il ceto medio che ci meritiamo", eccolo, buona lettura, a seguire il mio contributo.
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Inizio plaudendo all'ottimo parallelo sulla frammentazione culturale della nostra classe media, cresciuta senza le polarizzazioni sociopolitiche proletarie. Poi estrapolo il seguente brano:
« Però è il ceto medio che fa la condizione di un Paese: la sua prosperità o il suo disastro, il suo ottimismo o la sua disperazione, la sua civiltà o il suo fascismo. Noi abbiamo il ceto medio carico di paure e di rabbia di cui ci parla il Censis: in difficoltà quando deve affrontare spese impreviste, terrorizzato dalle bollette e dalle lettere di Equitalia, in cerca perenne di promozioni nei supermercati, che ha tagliato i cinema e i ristoranti.»
Dovremmo domandarci cosa abbia spinto la classe media in questo stato, la risposta è che è il Sistema a volerla cinica, la vuole priva della libertà intellettuale, chiusa dentro alle batterie, perché la massimizzazione del suo compito data la sua importanza economica è il Pil, ed è questa la dottrina che dovremmo iniziare a combattere, non solo in Italia ma nell'intero occidente.

I segni che la classe media si porta addosso sono la conseguenza di questi eventi.

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#cantieresinistra


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9 dicembre 2013

Prosit




Il massimo della stupidità è uno stupido convinto di essere furbo (detto cinese, credo).

Renzi al timone del Pd rappresenta il termine di una lunga virata, iniziata dal Pci quasi venticinque anni fa, con la "svolta" della Bolognina, continuata con la confluenza del Pds nei Ds, e mal proseguita col congresso del Palamandela e con la melliflua osmosi con la ex-Dc. Oggi con lo sfratto dalla segreteria agli ex della Fgci si chiude la manovra.

Coi democristiani non si scherza, e Renzi, se opererà con lo stesso cinismo dei suoi delegati locali non farà prigionieri. Il solco ormai è tracciato, proclami a parte, nel migliore dei casi vedremo un partito liberale in salsa laburista, rispecchiando appieno quella ex-sinistra-Dc col quale furono ibridati i Ds.

Gentaccia i liberali, amano le libertà, ma anche le privatizzazioni.

Comunque la vediate oggi si brinda a quelli ignobili capaci di realizzare tutto questo, una intera generazione di politici che con improvvida supponenza e con immeritata autorevolezza s'è fatta fregare da sotto le poltrone il primo partito politico d'Italia, addirittura l'unico rimasto a un certo punto degli anni novanta, quando ad eclissarsi furono prima il Psi e poi la balena bianca, e all'Italia pareva spettasse un futuro pienamente socialdemocratico.

Dovremmo riflettere serenamente su alcune cose, domandarci se davvero non esista freno alla inettitudine, oppure se a un certo punto qualcuno da fuori (magari più di un giocatore) si è spaventato delle carte avute in mano col giro di Mani Pulite.

La democrazia di facciata, da un lato, e oltre la palpebra dello specchio i poteri forti.

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#MatteoRenzi

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8 dicembre 2013

Sulle liste di accesso ai nido comunali livornesi

105 BAMBINI TAGLIATI FUORI DAI NIDO COMUNALI MA LE RISORSE PER ALLARGARE LA CAPIENZA CI SAREBBERO, ECCO DOVE.

Questo post segue quest'altro.

Sono 105 i bambini livornesi rimasti fuori quest'anno dagli asili nido comunali, 105 coppie di genitori costrette dai tagli alla spesa pubblica a risolvere "con creatività" il conflitto fra i diritti del loro bambino e i doveri del lavoro.

Alcune di queste coppie possono contare sull'aiuto di nonni e zii, ma per molte altre la scelta obbligata è il nido dei privati, con rette attorno ai 500 euro mensili.

Perché il Comune non trova le risorse per eliminare le liste di attesa degli asili nido? La risposta che ci viene data è che ci sono i tagli, che mancano i soldi.

Non è proprio così: ad esempio nel 2012 il Comune ha erogato (da fondi regionali) un contributo di euro 101.865,00 a 12 scuole paritarie livornesi, cifra ritoccata al rialzo quest'anno: 103.016 euro per precisione. 

Da quando con la legge 62/2000 il governo D’Alema le fece entrare nel sistema pubblico le scuole paritarie ottengono ogni anno milioni di euro, e parte di questi stanziamenti arriva a Livorno, ribadiamo i 103.016 euro del 2013.

Perché le scuole paritarie, che già fanno pagare rette notevoli, che non pagano né ICI, né IMU, che in virtù della loro confessionalità sono tutt'altro che universali devono venire prima delle scuole materne? A chi giova?

Un esempio pratico ci mostra con la lucidità dei numeri la portata di questo problema: da dati ricavati è possibile affermare che se quei 100.000 euro fossero stornati verso i nido comunali il comune potrebbe assorbire un terzo dei bambini rimasti fuori dalla lista, permettendo così a molte coppie che non possono accedere ai privati uno sviluppo corretto della socialità del loro bambino attraverso il tempo passato coi suoi simili piuttosto che con gli anziani di casa.

Siamo convinti che lo Stato di diritto, per potersi definire tale, debba tutelare i più deboli, e siamo certi che i bambini abbiano il diritto superiore di crescere in modo armonico insieme ai loro compagni, nessuno escluso.

I soldi per i nido comunali ci sono, solo che vengono impiegati male, e i centomila euro (l'anno) le paritarie li vadano a chiedere ai finanziatori privati, come accade nel resto del mondo.


AGGIORNAMENTO: Qui per le ultime novità.

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#articolo33
#Livorno


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5 dicembre 2013

[...]

A riprova della fallacita' della nostra specie non dobbiamo dimenticare mai che noi siamo più o meno le stesse persone che verso la metà degli anni ottanta, dinansi allo sgretolarsi della middle class americana e all'avvitamento della parabola finanziaria di tutte le famiglie operaie occidentali della industria delle materie prime hanno risposto a questi fatti con la teoria della ricaduta favorevole, quella "Trickle-down economics" che è riuscita a darci a bere che per aiutare i nuovi e vecchi poveri andavano dati più soldi ai ricchi.

2 dicembre 2013

Civati vs. Fabio Fazio

"Che tempo che fa" manda in onda Cuperlo e Renzi ma continua a ignorare Civati. I poteri forti dell'estabilishment partitocratico ben sanno la rilevanza mediatica di quel palcoscenico e temono la rimonta dell'ex consiliere lombardo con la sua mozione bottom-up.

La banda Fazio, sotto alle apparenze bonarie e raffinate è in realtà una macchina da guerra chirurgicamemente affinata per veicolare il consenso, caleidoscopizzando nell'etere gli alfieri graditi ai poteri forti e rilegando nell'oblio della relativa ignoranza chi non è in grado di assicurarsi una informazione approfondita.

E' condito di queste ipocrite mancanze di platealita' il nostro tempo, la partita è stata venduta, ma l'arbitro ha mestiere,  e il pubblico strafatto applaude all'ennesima claque, che non è quella televisiva, la partita che preme all'editore sono ovviamente le primarie.

1 dicembre 2013

Il discorso che avrei fatto*

Il congresso ha un titolo, che è "La strada giusta", la strada presuppone un cammino, quella giusta anche il fatto che ci si ponga davanti a un bivio.

Qual'è la strada giusta? per rispondere a questa domanda è utile un Chakra, il percorso parte tornando ai concetti accademici.

A che serve un partito politico? la semantica di queste parole ci riporta al concetto di "parte", che io assimilo a quello di "matrice", quella che ci ha portato alla spicciolata nel tempo a ritrovarci in via Gori. Ho passato gli scorsi cinque minuti a farmi una lista di alcune idee che ci riportano a questa matrice, la riporto di seguito così come m'è venuta:
  • una visione corale dell'impianto democratico;
  • la società aperta, il rifiuto della catalogazione oggettiva, l'inclusione sociale;
  • la redistribuzione del gettito statale in funzione dei più poveri;
  • il rispetto per le differenze;
  • la contrarietà ai sussidiarismi;
  • una critica al consumo;
  • la secolarizzazione.
Un insieme eterogeneo di persone, una volta trovato il modo di coagularsi politicamente in una struttura, ha bisogno di tradurre in azione politica la cronaca e i suddetti precetti. Ci sono sostanzialmente due modi opposti per farlo, "sporcandosi le mani" secondo la condotta machiavellica del fine che giustifica i mezzi, oppure in modo più ortodosso, quello dei mezzi che nobilitano il fine.

La risulta va poi ulteriormente raffinata con l'evoluzione dei tempi, secondo me quel politico che spara in mezzo allo stormo per raccogliere più consensi ha iniziato già da un po a osservare un certo calo nei consensi, unitamente a una critica che è sistemica. Questo perché mentre prima le informazioni non giravano oggi con la socializzazione ogni incongruenza viene facilmente scovata e stigmatizzata "in piazza", la politica 2.0 tende invece a premiare chi porta avanti con intransigenza la linea, barra dritta dinanzi alle mediazioni. Questo i politici più seguiti lo sanno, solo per il fatto di saper leggere, e lo leggono tutti i giorni nei commenti sulle loro pagine social. Vincere guardando al centro è un ossimoro.

Chiudo questo "escursus". Rientriamo e riportiamo queste astrazioni sul nostro territorio: «Ma noi quanto siamo in traccia col Piddì?» 
  • Dalla cronaca pare che questo Partito dialoghi con la cittadinanza pensando di avere ancora a che fare con la Livorno provinciale di molti anni fa, osservo in alcuni miei coetanei uno scollamento evidente da questa realtà, il fattore aumenta esponenzialmente col ridursi dell'età, mentre i famosi nativi digitali, quelli cresciuti senza essere stati rimbalzati dai genitori sui media tradizionali, socializzano con conoscenti di mezzo mondo, figuriamoci se capiscono una classe politica che alla loro età "chattava" con gli amici sul telefono fisso dal corridoio di casa.
  • Oggi ho fatto in tempo a sapere che di recente nella nostra città sono state sfrattate alcune famiglie, ci sono andati di mezzo dei bambini, non mi aspettavo Gordillo, ma aver lasciato passare la cosa è molto poco "di sinistra".
  • Facciamo un altro piccolo salto indietro nel mondo accademico, che ci riporta la differenza del governo, a qualsiasi livello istituzionale, fra governi "di sinistra", che premono sull'indebitamento fino al massimo sostenibile al fine di concedere maggiori servizi sociali, e governi "di destra", che di contro "chiudono i rubinetti" fino ai primi allarmi per la pace sociale. Torniamo sul territorio, ho avuto la possibilità di sentire coi miei orecchi un amministratore locale vantarsi del fatto che la nostra città ha un rating superiore a quello statale, risultato secondo me biasimevole, quanti soldi avremmo potuto redistribuire sotto forma di migliori servizi, sopportando un merito di credito appena inferiore? Per dare una misura, da conti fatti dal sottoscritto con circa 300.000 euro potevamo togliere le liste ai nido comunali.
  • Discorso sul nuovo ospedale, a chi giova spendere per il doppione di una cosa di cui la città già dispone, e, messa in parallelo con il risultato politico del referendum bolognese della scorsa primavera, ha senso continuare nell'equazione referendum senza quorum = risultato incontrovertibile?
  • Dove sono le piazze per socializzare? Sono state date in pasto alle auto, in compenso abbiamo la nostra ruota per criceti formato sociale, il centro commerciale. Una politica "di sinistra" avrebbe piuttosto investito in centri culturali.
  • La scorsa settimana è uscito un articolo sulla cronaca di Quilivorno, si parlava di alcuni ubriaconi che usavano passare la giornata seduti su delle panchine a dar noia ai passanti. Una residente suggeriva di togliere le panchine, ignorando la sconfitta sociale che implica un'azione del genere. Altro esempio, questa mattina sono sceso a gettare la spazzatura, dall'altra parte della strada, diretta al mio stesso cassonetto c'era una signora sulla sessantina, come mi ha visto, povera donna, si è bloccata in preda alla paura. Faccio esempi di questo tipo per dire che il nostro tessuto sociale è sfilacciato, c'è dell'analfabetismo sociale di ritorno che mette paura, mancano i mezzi elementari per contestualizzare la definizione del rispetto per prossimo, manca addirittura la comprensione di questa fattispecie, anni di inoculazioni mediatiche di panico ci hanno chiusi dentro a degli steccati ideologici che secondo me impediscono addirittura alla gente di pensare, siamo alla subodorazione olfattiva del pericolo, roba da gazzelle nella savana.
  • Non affronto le tematiche occupazionali, ci sono stati oggi interventi autorevoli che ben delineano la situazione.
In America Latina, la riconferma del mandato di molte delle amministrazioni nazionali "di sinistra" sta portando gli studiosi a parlare di "postneoliberismo". Pare giusto osservare la nascita di questo fenomeno nei posti dove il liberismo è nato. La liberazione da secoli di ingerenze più o meno rigide è avvenuta con la saldatura fra la piccola borghesia e il proletariato. Qualora questo fenomeno si degnasse di affacciarsi dalle nostre parti (parlo della consapevolezza della realizzazione di questa comunione d'intenti) quale partito politico raccoglierebbe e farebbe suoi questi dettami? Beppe Grillo? Il Pd? sicuramente la linea ricalcherebbe quella del nostro Partito.

Insomma dobbiamo chiederci quale futuro vogliamo, quello inglese "liberal" in salsa "labour" che piace tanto al "nuovo che avanza" del Pd? a Londra hanno privatizzato anche le piazze, davvero siamo in grado di sopportare le discussioni con la sicurezza per una foto al monumento di Cavour sprovvista di adeguato "passi" del privato? o preferiamo socializzarci la piazza sfumando in una politica fra il socialista e il socialdemocratico?

Queste sono le strade che ci si stagliano davanti, ma abbiamo dato retta alla nostra matrice e abbiamo scelto la seconda, anche se l'altra è asfaltata. Abbiamo fatto bene, in caso contrario, e torno agli inizi del ragionamento, avremmo perso noi stessi, insieme alla dignità di essere i rappresentanti dei nostri elettori.

Se posso permettermi una cosa, saltiamo lo steccato della scadenza elettorale, la portata da affrontare è quella di togliere i cavalli di frisia che isolano le masse.


*
Non ho fatto in tempo a prendere la parola, ho dovuto lasciare i lavori del congresso poco dopo l'inizio per problemi familiari. Lascio qui il testo del mio intervento, decontestualizzato, per non buttare via tutto.

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