31 luglio 2013

Circoscrizione 3: depositata una interrogazione per conoscere eventuali stanziamenti dell'amministrazione comunale verso le scuole private

Qui per gli ultimi aggiornamenti.

La cronaca di questi giorni ci offre spunti interessanti dalla città di Bologna, dove, fatto di ieri, l'amministrazione comunale si è rifiutata di seguire i dettami di un referendum consultivo i cui esiti hanno indicato alla amministrazione una strada opposta a quella effettivamente presa.

Bologna finanzia le cosiddette scuole parificate, ovvero private, quasi tutte confessionali, questo finanziamento finisce per anemizzare le scuole della prima infanzia, con ripercussioni drammatiche verso quelle famiglie che si vedono drenare il portafogli dai costi delle rette degli asili privati.

I bolognesi hanno votato compatti per lo storno di questi finanziamenti verso la scuola pubblica, e il consiglio comunale ha voltato le spalle ai suoi elettori.

E a Livorno la situazione com'è?

L'ho chiesto con una interrogazione, che allego sotto.

testo atto


hashtag
#Livorno

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@andreapetrocchi

28 luglio 2013

La dittatura delle apparenze




C'è un gran baccano mediatico attorno alla figura di Cecile Kyenge, il primo ministro di colore della Repubblica.

Baccano riferito alla carnagione scura della ministra, roba che a mettere in parallelo carnagione e occupazione pare che il progressivo scurirsi del carnato di qualcuno possa in qualche modo connotare la sua struttura del pensiero.

Prima di farmi un'opinione sulla ministra preferirei sapere se questa persona é democratica o liberale, vorrei sapere cosa ne pensa dell'istruzione pubblica, se é favorevole al principio di sussidiarietà, qual'è la sua posizione sull'aborto, sul divorzio.

Aspetto di conoscere la sua impronta ideologica quindi, cose così. Dato che il mestiere della ministra, che é importante per tutti noi, è di quelli che si fanno con la testa e non con il corpo.

Aspetto quindi di leggere qualcosa a riguardo, prima di esprimere la mia critica, e per quanto mi riguarda le considerazioni sulla sua esteriorità possono solamente dimostrare l'arretratezza mentale di alcuni di noi.

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@andreapetrocchi

SEL Livorno http://www.livornosel.it/

14 luglio 2013

L'assessore Nebbiai e quello scomodo gradino fra il bilancio e il sociale

NB: Fra qualche riga troverete una frase cancellata, si tratta di una errata corrige, con scuse, il commento c'è, il problema è del browser del mio telefonino.

La premessa è la seguente: come tutti sanno la differenza fra i democratici e i liberali è che i primi spingono sull'indebitamento fino al massimo sostenibile, questo al fine di migliorare la vivibilità di noi cittadini, mentre i secondi contraggono i finanziamenti anemizzando i servizi del welfare fino ai primi campanelli di allarme sociale.

Prendo spunto da questo articolo di cronaca locale, quasi quattrocento famiglie livornesi tagliate fuori dalle liste degli asili nido pubblici, per ribadire su questo blog un mio commento a quel post, cancellato dai propagandisti, di questi tempi poco inclini alle critiche motivate verso alcuni "pezzi pregiati" della corrente amministrazione comunale.

Qualche giorno fa l'assessore Nebbiai é passato dalle nostre parti, il motivo era l'approvazione del bilancio preventivo, che per la cronaca in circoscrizione 3 é passato per 7 voti contro 5 (fra i quali i nostri due) nel silenzio spettrale dei banchi vuoti del Pdl stranamente assente in massa (possibile trasposizione locale della tristissima matrice lettiana?)

L'intervento di Nebbiai é scorso tutto in traccia sui binari del buon governo inteso come mero contenimento alla spesa, secondo la mia (modestissima) opinione la direzione politica impressa al bilancio é abbastanza dissociata dalle richieste come ad esempio quella oggetto dell'articolo del link di poc'anzi.

Vengo al punto, come ho avuto occasione di ribadire all'assessore, e quanto letto sugli asili me ne da conferma, lo stare troppo dietro ai numeri ha provocato una sorta di scollamento fra l'amministrazione e la realtà del sociale della nostra città.

Nebbiai si é vantato del buon merito di credito finanziario che le agenzie di rating hanno concesso alla nostra città, che é buono, quasi ottimo, una doppia "A" a fronte delle tre "A" del giudizio migliore, molto più avanti rispetto alla tripla "B" delle emissioni obbligazionarie nazionali.

Mi riallaccio alla premessa del presente post, quello sulla differenza fra politica democratica e quella liberale, pur premettendo che non siamo ancora davanti alle lberaliche sforbiciate alla spesa, trovo comunque insopportabile che in una città un tempo conosciuta come "La Rossa" si finisca per optare per l'onore di una doppia "A" rispetto al diritto di quattrocento famiglie livornesi tagliate fuori da un servizio sociale fondamentale come quello degli asili nido.

E poco importa se questa politica è accodata alle restanti politiche sociali dello stivale ai tempi del colera liberista, nella Livorno rossa di un tempo si sarebbe fatta una cernita all'interno di quelle quattrocento famiglie e quelle realmente bisognose di quel servizio, quelle che non hanno i mezzi per accedere ai privati, avrebbero trovato il sostegno del presidio amministrativo.

Le famiglie non sono società in nome collettivo, non sono aziende, hanno esigenze e necessità, alcune di quelle dei lavoratori con figli in età prescolare, alle prese con esigenze quasi inconciliabili, pagano troppo cara questa mancata risposta alle loro necessità.

Ho chiesto all'assessore di quantificare l'incidenza sui bilanci comunali di un peggioramento di un "notch" del nostro merito di credito al livello della singola "A", la risposta mi é parsa fumosa, mi aspettavo di ascoltare dei numeri che non sono arrivati.

Premettendo che un downgrade dalla doppia alla singola "A" ci lascerebbe in un ambito "investment grade" lasciando comunque i nostri investitori ben distanti dagli scogli degli "high Yield", che iniziano due gradini più in basso con la doppia "B", si può sapere o no di quanto sarebbero rincarati gli interessi sul nostro debito se avessimo deciso gli stanziamenti necessari per relegare nel passato queste ignobili liste sugli asili nido?

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#Livorno

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@andreapetrocchi

6 luglio 2013

Cos'è il " bottom five " e come mai la sinistra dovrebbe iniziare a parlarne

Rapido tuffo nella cronaca, da "Il Fatto" del primo luglio, è un'intervista a Davide Serra, magnate vicino a Matteo Renzi.

Ritengo interessante il contenuto di questo articolo data la possibilità di ritrovarci questi argomenti in cronaca fra qualche tempo, potremmo cioè essere davanti a un primo rapido "volo d'uccello" sui temi di politica economica di Matteo Renzi, politico fino a oggi abbottonatissimo su questo versante, invero fino a oggi molto più attento alla forma che ai contenuti.

L'articolo è linkato in basso, per chi volesse approfondire. Devo dire che mi ha molto impressionato questo passaggio, si parla di aziende, in generale:
« Ogni anno bisognerebbe mandare via il bottom five, il 5 per cento peggiore dei dipendenti. Non per ridurre il personale, ma per avere ricambio e un mercato del lavoro dinamico, con un sistema più efficiente con ammortizzatori fiscali mirati. Così tutti sono più motivati, va premiato il merito. »
La mia domanda è:

Che ne pensiamo del cosiddetto "bottom five"? ad esempio: lo cassiamo? Ci piace ma lo vorremmo limitare all'1%? Lo vediamo bene al 10? oppure applausi va benissimo così?

No perché, se piove di quel che tuona, qui stanno innovando, e parecchio anche. Non sarebbe male iniziare a capire se questo "bottom five" è sinistra, come la intendiamo noi, o se è come la intendono loro, i laburisti rampanti nostrali.

Quando ad esempio ci mettiamo in fila, e dopo aver aspettato il nostro turno ci ritroviamo faccia a faccia con una persona frustrata assolutamente disinteressata a svolgere decorosamente il proprio lavoro, va benissimo così, o preferiremmo la variabile binaria stesso dipendente frustrato ma con sorriso da 36 denti (latenza del suddetto "bottom five") oppure un'altra persona, succeduta al cassamento del precedente, probabilmente un giovane?

E quando col primo giro di purghe ci siamo tolti di mezzo i fancazzisti e l'anno dopo nel suddetto "bottom five" ci finiscono quelli così-così? Non rischieremo di trasformare il lavoratore dipendente "motivato" in uno schiumante cavallo dopato??

Di queste cosa potrebbe essere utile iniziare a parlarne.

hashtag
#cantieresinistra

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@andreapetrocchi

3 luglio 2013

Una gentrification per l'economia livornese?


Articolo apparso su Sel Livorno

Parto prendendo ad esempio il quartiere di Halem, a Manhattan, New York City, che, cito da qui, durante gli anni '90 è passato dalla connotazione di decadenza e povertà, elevato tasso di disoccupazione e criminalità, a quella di gettonatissimo luogo di residenza della middle class newyorkese.

Merito dell'amministrazione locale, che ha saputo investire scommettendo sul recupero della zona. Pensiamo alle conseguenze di questa borghesizzazione, agli affari che hanno fatto i proprietari immobiliari del quartiere, che hanno visto lievitare i relativi valori di mercato.

Nella fattispecie il fenomeno, noto col termine di "gentrification", ha avuto ad Harlem un effetto contingente negativo, dovuto alla struttura del mercato residenziale americano, più sbilanciato verso gli affitti rispetto al nostro, e al fatto che al miglioramento della qualità della vita del quartiere i proprietari degli appartamenti hanno innalzato i costi di affitto degli immobili, per cui molti di quelli che erano i residenti della Harlem burrascosa e decadente hanno dovuto lasciare la casa per osservare dai margini il rinnovamento del quartiere.

Esistono le potenzialità per una gentrification in salsa labronica? 

il mercato immobiliare italiano non è quello a stelle e strisce, secondo l'Istat infatti in Italia più del 70% della popolazione possiede l'abitazione in cui vive, mentre un quinto del rimanente vive in affitto in case di enti pubblici. Il mercato italiano degli affitti privati "pesa" sul totale per un modesto 15%.

Concludo tornando ad Harlem, Manhattan, pensando a quella vecchietta-standard (ci sarà pur stata), che con sua grande fortuna aveva comprato casa precedentemente alla rinascita del quartiere e che oggi vende alla middle class, diventando una ricca signora. Non limitiamoci a questo, riflettiamo sulla economia che smuove questa vecchia signora una volta giunta in possesso del ricavato.

Questo ricavato, che è ingente, pensiamolo facendo una sorta di economia di scala, moltiplichiamolo per tutti quelli che ad Harlem hanno seguito l'iter precedente, poi pensiamo a quante persone vivono nelle periferie livornesi, dove il rapporto fra case in affitto e di proprietà è sicuramente più favorevole alla creazione di valore per i residenti. 

In anni di vacche magre, in situazioni dove il gettito tende ad essere trattenuto dalle casse centrali, un metodo sicuro per fare economia è quello di promuovere i quartieri.

Anche in questo caso il decidere di muoversi è il minimo, il grosso sta nel come queste cose si decide di farle.

C'è il modo liberale, lo spingere i privati ad investire sugli stabili, e c'è la maniera sociale, migliorare gli arredi urbani e i presidi territoriali, la vivibilità del posto. Credo che tocchi a quest'ultima fare da volano.

Decidere poi quali fasce sociali stimolare agendo nei quartieri ove queste sono ripartite.

Per aiutare la nostra economia dobbiamo borghesizzare le periferie.

hashtag
#Livorno

Fonte

@andreapetrocchi