30 settembre 2012

Politica 2.0, il futuro, la fine del politico "generalista"

Man mano che ci addentreremo nel web 2.0, con l'accesso di sempre più persone a queste agorà digitali, ci accorgeremo che alcuni comportamenti cerchiobottistici, caratteristici del politico alla vecchia maniera, tenderanno ad essere sempre meno appaganti e sempre di più stigmatizzati.

Oggi i politici sono portati a stoppare alcune iniziative per paura di perdere consenso urtando la suscettibilità di una fascia di possibili elettori.

Un esempio lo si potrebbe trovare nei problemi di traffico veicolare privato, la risposta non viene data ma si trova nel trasporto pubblico locale, che (e qui ci metto un bel "secondo me") può essere potenziato trovando risorse (quindi più passaggi, più tratte, quindi una maggiore comodità di utilizzo) tramite la sostituzione dell'utile da biglietto o da abbonamento con una tassa lineare su tutta la cittadinanza, lasciando accesso libero agli utenti sulle vetture (pratica devo dire già sperimentata in qualche città, non su Marte, qui in Italia. A Livorno è arabo).

Perché la politica non affronta il problema? Per i suddetti calcoli utilitaristici.

Però però.

Per prima cosa, quando si scontano gli indirizzi politici con i tornaconto elettorali si tende ad uscire dalla politica ed a entrare nel marketing, e questo è una tomba.

Eppoi, ed è qui che entra nel conto il web 2.0, il comportamento cerchiobottistico, con le sue continue correzioni di traiettoria, alla lunga tende a scontentare sia il cerchio che la botte, creando una percezione generale che da sul freddino.

Invece - e qui torna prepotente la fede ideologica - chi mantiene la barra dritta, passando sopra al marketing, si troverà é vero una fazione contraria, sempre la stessa, sempre ad esempio "cerchio" (e quella la si perde, perché così dev'essere) ma si avrà l'altra costantemente e pienamente in traccia.

hashtag
#politica

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27 settembre 2012

L'oppio dei popoli


Il calcio è l'evoluzione dei giochi circensi dei romani, uno stratagemma ideato dai detentori del potere per deviare verso una pratica inoffensiva le poche energie rimaste al popolo bue dopo una giornata lavorativa. E' una specie di pillola inoculata via etere e carta stampata, che finisce per ottenebrare la mente di gran parte della popolazione.

Il calcio come droga sociale deve il suo potenziale dirompente alla sua scontata semplicità, sintetizzabile nel riuscire a calciare un pallone in rete. Ne è una riprova il fatto che lo scambiarsi opinioni su quello che vi orbita attorno è rimasto uno dei pochi veicoli di comunicazione transgenerazionale. Mettete vicini un dodicenne e un ottuagenario e fateli parlare di calcio, nove volte su dieci vanno avanti fino a seccarsi la lingua.

In Italia, accada quel che accada, non ci ritroveremo mai senza pane e senza calcio, pane e circo erano e sono anche oggi i due paletti che ogni regime si guarda bene dall'oltrepassare, due pasti al giorno e il campionato sono la medicina contro i moti di popolo, ed il potere è lasciato libero di perpetuarsi.

Perché la gente sceglie il calcio e non la politica? Cosa ci guadagna un tifoso quando la sua squadra vince? diritto a sfottere l'avversario a parte non c'è alcun tipo di guadagno materiale. Sarà che il calcio è la trasposizione di una guerra in miniatura, e forse è anche per questo che ha tanto seguito. Due unità in guerra, vittoria, sconfitta, è in questa sua ancestralità il segreto di tutto questo seguito?

Anche la politica è guerra, guerra carsica, e comunque guerra vera, con i compagni, i nemici, gli alleati (da cui guardarsi), con l'informazione, la partecipazione, la condivisione. Quando si vince ci trova addirittura a vivere meglio, nel passato abbiamo guadagnato in questo modo anche la nostra libertà.

Standone lontani invece lasciamo senza forze i nostri compagni, che vengono sconfitti dal nemico, e ci si può ritrovare anche con un inceneritore dietro l'angolo di casa, o con una autostrada che fino al giorno prima era una superstrada gratuita, tanto per tirare fuori due travi recentemente cadute negli occhi dei miei concittadini (nessuno però ne parla, ma tutti sanno che il Livorno, al momento è in testa alla classifica di serie B).

Sulla carta non ci sarebbe paragone, ma la politica ha come suo svantaggio l'essere relativamente complicata, ed i politici sono esseri mediamente intelligenti, abili nell'arte del tranello, arte che, come tale, non è soggetta al compiacimento pena il decadimento dei suoi benefici, e ciò limita fortemente la partecipazione dei non addetti ai lavori, che trovano molto più comodo congedare l'argomento con un “tanto sono tutti ladri”.

Il calcio invece no, è un gioco elementare, a carte scoperte, lo vedi che la palla entra in rete. Il calcio è in realtà un gran rifiuto, una fuga collettiva ed orgiastica dalla realtà, dagli obblighi della età adulta, dal seggio che attende ciascuno di noi dentro alla Pòlis, una fuga dal potere supremo, quello di scegliere i rappresentanti a cui dare la propria delega, un ordine che invece va trasmesso e in modo coscienzioso.

#resistenza

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22 settembre 2012

L'uomo del destino

In Italia lo Stato non c'è, al suo posto c'è un vuoto, e in questa vacuità una parte degli italiani ha imparato a vivere decorosamente sottraendo benessere alla parte restante.

E' il grosso problema della politica italiana, e la sua radice riguarda i suoi attori: ce ne sono stati pochi volenterosi di curare gli interessi della nazione, la stragrande maggioranza di loro ha preferito svolgere la propria mansione "al dettaglio" sistemando il singolo individuo invece dell'intera collettività.

Questa concezione oscena della persecuzione del bene pubblico ha generato dei mostri, trasmutando in una divinità quello che da principio era stato concepito come un servo dell'interesse collettivo.

Si è quindi fatta strada la figura del politico-bramino, un gratta e vinci vivente, una figura in grado di travasare le masse, dal contenitore della miseria a quello della vita agiata.

Il punto è che il politico non ha poteri, non può materializzare le fortune del singolo individuo, non è un mago, è più vicino alla figura del capo stazione, il politico muove gli scambi sulle rotaie, facendo passare il raccomandato di turno al posto della persona meritevole, che viene invece deviata su di un binario morto.

Gli attori quindi sono tre, e la politica cede il passo alla lotteria, alla riffa, e tutti sono in vendita. Si vende il politico, che fa promesse in cambio di un voto, si vende l'elettore, e lo fa per il lavoro, e dato che in Italia il sistema è questo, per vedersi garantita la protezione del suo diritto, si venderebbe pure il trombato, che però soccombe perché non ha conoscenze. Chi vince? Qual'è il risultato? la Politica in mano ai mediocri, perdiamo quindi tutti quanti.

Non ci si deve stupire quindi quando leggiamo le cronache sugli inciuci, sulle collusioni, sulle evasioni, sulle elusioni (comunque furti) su persone che messe dentro alle istituzioni rubano a più non posso, stornando su loro stessi e sugli "amici" i soldi che sono di diritto della comunità.

Questo utilizzo piegato della politica non mi stupisce affatto, perché in un sistema strutturalmente arretrato come il nostro la collusione fra i beneficiari dei furti e il politico eletto è una mera tattica di sopravvivenza, secondo la quale il politico viene inserito nelle istituzioni dai beneficiari stessi e col suo mandato carsicamente deciso già prima della sua elezione.

Ah, i Paesi nord europei, ah! il sistema scandinavo, come vivremmo meglio in Svezia o in Norvegia, dove l'algido scopo è puntato alla redistribuzione delle ricchezze, a tutti. Svezia e Norvegia però non sono su Marte, quanta fatica dovremmo noi fare per portare quel sistema anche in Italia?

E noi italiani, che non abbiamo la tempra svedese o norvegese, cosa possiamo fare per cercare di cambiare le cose?

Potremmo intanto fare informazione: perché una cosa val la pena di essere stigmatizzata: ogni ammanco è un ammanco per tutti gli italiani, responsabile della ruberia compreso, perché anche lui vive in questo Paese ed è anch'egli testimone degli effetti dalla sua condotta.

Si sposta per le strade, in macchina, sui mezzi pubblici, sui marciapiedi, e ne deve sopportare i disagi. Rimane invischiato nello stesso traffico, percorre la stessa arretrata rete viaria. E' costretto a sopportare le stesse lungaggini burocratiche, respira lo stesso smog, osserva lo stesso degrado, ed allo stesso modo si ammala.

Idem se ha dei figli, e se ha anche la faccia tosta di portarli ad istruirsi nelle scuole pubbliche.

Magari ce ne saranno stati alcuni che con quanto ricavato hanno comprato la macchina al figlio, e magari se lo sono ritrovato agonizzante su una barella abbandonata in un corridoio di un pronto soccorso, perché le Asl lavorano sotto organico.

Ogni sport ha i suoi campioni, ma di regola torna più difficile fare l'ipocrita quando di mezzo c'è la propria prole.

Capito cosa voglio dire? non stiamo parlando di destre e di sinistre, ma di un modo trasversalmente deviato di usufruire di questa democrazia e degli effetti tangibili, su tutti di questa devianza.

Questa politica da finale di "Cent'anni di solitudine", questa Macondo romana ribattuta dalle cronache di questi giorni, è il definitivo sputtanamento della nostra storia, l'ultima rima. Il sistema chiama, e la politica non riesce a cambiare, obbligata a rispettare la sua natura anche quando è ben a fuoco dentro all'occhio di bue come in questi ultimi tempi. Questa esasperazione finale del berlusconismo, l'ennesimo teatrino, con suoi porci e i toga party, è il fotogramma che precede lo stesso turbine che cancellò Macondo.

Tutto è stato spinto troppo oltre, e la politica è ormai costretta al rinnovamento. Ma c'è cambiamento e cambiamento, quello giusto deve avvenire nella testa degli italiani tutti, dovrà essere un cambiamento sistemico, perché se è giusto giudicare colpevole la politica è altrettanto vero che una parte degli italiani, con i loro atteggiamenti, con questo venire a patti col sistema, con la politica hanno finito per esserci collusi.

Il futuro ci presenta un'ottima opportunità per ammodernare la nostra democrazia. Più diritti, più dignità, più servizi, più infrastrutture, questo è quanto ci stiamo giocando. Noi abbiamo davvero il potere di concretizzare tutto questo, dipenderà dall'italiano medio, dal riuscire a passare oltre, a non curarsi delle sirene della politica, le gattopardesche offerte che il Sistema ci proporrà affinché si possa cambiare tutto, senza che niente venga effettivamente modificato.

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17 settembre 2012

Incredibile a Livorno - l'Anti Stato in commissione ambiente del Comune

Condivido questo brano tratto dalla pagina Facebook di un mio amico, oggetto un episodio tristissimo accaduto la scorsa settimana nella commissione ambiente del Comune di Livorno, lo copio e incollo sotto:
«Commissione ambiente in Comune sulla vicenda Lonzi e ditte varie che insozzano la periferia livornese: su una giunta di 11 persone (sindaco + assessori) strapagate, indovinate in quanti sono venuti a confrontarsi con i consiglieri e i cittadini? Nessuno, oltretutto senza avvisare e senza proporre date alternative. Sabotaggio politico sulla pelle della gente.…»
Lo pubblico perché lo so che su questo fattaccio sindaco e giunta contano sulla collusione del mainstream e sulla conseguente esenzione mediatica.

Però - pensavo - se iniziassimo a condividerceli da noi questi fatti, senza filtri, senza le asimmetrie informative dei capo redazione, magari il "mainstream" ce lo facciamo in casa, le informazioni potrebbero incominciare a girare e a raggiungerci, e magari - e qui faccio del mio ottimismo una fede - magari qualcuno inquadrato dall'occhio di bue può sentirsi in dovere di dare delle spiegazioni.

Concludo parafrasando questo post apparso ieri su Petrolio, mi sembra sia a tema:
«[...] il diritto dell'imprenditore a far quattrini è diventato superiore al diritto di autodeterminazione dei popoli.»
Basta con le istituzioni schiave delle "Famiglie", condividiamo questa informazione, facciamolo sostenendo la lotta di altre famiglie, quelle che vivono vicino alla Lonzi.

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#Livorno

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16 settembre 2012

Circoscrizione 3: breve riassunto del Consiglio sulla viabilità del quartiere Fabbricotti

Consiglio di Circoscrizione giovedì sera, alla presenza del responsabile dell'ufficio tecnico del Comune che ha architettato tutte le modifiche al traffico del triangolo viale Boccaccio, viale Fabbricotti e viale Mameli.
Ci é stata consegnata una mappa della nuova viabilità. Dato che nei giorni scorsi sono stato attaccato da un consigliere comunale del Pd che sosteneva che opponendomi al cambio di circolazione fra viale Mameli e viale Fabbricotti mi opponevo a una decisione presa dalla Circoscrizione 3 all'unanimità (me compreso) ci tengo a ribadire, con le mappe alla mano, che quanto approvato l'anno scorso non c'entra niente col piano esposto ieri dall'architetto Visciano. In particolare non combacia la viabilità di via Lopez (prima rivolta tutta verso viale della Libertà, ora lasciata com'è adesso) quella di via Guerrazzi (ora tagliuzzata fra sensi unici e tratti a doppio senso) quella di via Accademia Labronica (in questo ultimo piano il tratto lato viale della Libertà ha i sensi unici invertiti rispetto al tratto di viale Fabbricotti. Su viale della Libertà è infine sparito il senso unico. Non argomento su quale dei due piani sia il migliore, ritengo però superficiale ritenermi a "mani libere" dato che quello visto giovedì sera è un piano differente da quello che ho votato.
Il mio intervento ha stigmatizzato la criticità della decisione di chiudere al traffico il tratto est-ovest di viale Mameli (fra l'Aurelia e via Redi) perché è ovvio che scaricherà tutto il traffico su viale Fabbricotti. Ad ascoltare il Consiglio c'era una netta prevalenza di residenti di viale Mameli, così sono stato pure attaccato. Magari i residenti di viale Fabbricotti giovedì sera hanno avuto di meglio da fare (si stanno giocando la salute). E io che li avevo pure avvisati.
Ho anche chiesto spiegazioni circa la discrepanza di giustificazioni, fra quelle sentite l'anno scorso dall'assessore e quelle di giovedì del tecnico. Per l'assessore viale Mameli andava messa a senso unico per agevolare i bus, per il tecnico il motivo é il semaforo di viale Boccaccio. L'assessore si era opposto al rondò in viale Boccaccio trovandolo inutile perché a monte c'è un semaforo, mentre per il tecnico semplicemente il rondò non è realizzabile per mancanza di spazio. Per me questa cacofonia è importante, di solito quando due persone danno risposte differenti alla stessa domanda vuol dire che si stanno impalcando delle scuse.
Un'amico sostiene che con questo progetto il Pd mette i residenti di viale Mameli contro quelli di viale Fabbricotti, questo è il costo politico di questo progetto, mi domando quale sia il guadagno e per chi.

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14 settembre 2012

Matteo Renzi, il nuovo avatar del signor B


Indizio numero 1:
Se consideriamo il Pd come il proseguimento storico dei Ds e ancor prima del Pci (teoria scricchiolante) Matteo Renzi non risulta endemico a questa successione storica. E' infatti un democristiano, figlio d'arte (il padre negli anni '80 è stato consigliere comunale Dc a Rigliano sull'Arno). Risulta iscritto al PPI fin dai primi anni '90, passa poi alla Margherita, dove ha ricoperto il ruolo di segretario provinciale, ed è da quella porta che entra nel Pd. Questo a uso e consumo degli elettori del Partito Democratico, e lo spiego soprattutto a chi segue la politica irreggimentata dai capo redazione dei quotidiani, per non idealizzare un Renzi di sinistra, con il maglioncino rosso e le Clarks. Renzi non rappresenta la sinistra egualitarista e progressista, rappresenta invece gli ideali a monte di quella cosa bianca che è stata la Dc, qualora ve ne siano stati mai. Questo per dire che Renzi, agli occhi dei fattucchieri e degli strateghi di Berlusconi, non è in antitesi con quello che Berlusconi rappresenta agli occhi del proprio elettorato.

Indizio numero 2:
Renzi e Gori. Giorgio Gori, bergamasco, inizi con Feltri, poi una carriera tutta interna alla Fininvest, prima assistente di Freccero a Rete 4 e poi direttore di Canale 5 e Italia 1, è indubbiamente uno che di marketing se ne intende. Nel 2011 Gori molla tutto, oggi è uno degli spin doctor di Renzi. Altra sinapsi che porta a Berlusconi.

Indizio numero 3:
Le simpatie in casa Berlusconi. A parte la famosa cena di Arcore, si registra anche un coming out di Barbara Berlusconi, nel quale si mostra empatica con l'attuale sindaco di Firenze.

Se è vero che nel giornalismo contano le prove e non gli indizi, è anche vero che ne io sono un giornalista ne questa è la testata di un giornale, tre indizi fanno un sospetto.

Per sopravvivere alla crisi di popolarità del berlusconismo che ha reso impresentabili sia Berlusconi che il Pdl, l'ex presidente del Consiglio può aver scelto di stagliare la sua figura in secondo piano. Manderà avanti altri, e sarà un colpo di teatro.

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#MatteoRenzi
#Berlusconi
#primarie
#Renzi2012

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10 settembre 2012

Congetture sulle simpatie fasciste di Topolino


La prima apparizione del topo in mutande è datata 1928, la sua fama lambisce il regno d'Italia già nel 1930, mentre la guerra d'Etiopia è del 1935. Tre date, sono i fatti, seguono le congetture. 

La propaganda americana usa radicare le proprie convinzioni già dentro le menti dei più giovani, quello che ai giorni nostri combina la multinazionale dei fast food più famosa al mondo infilando i giocattoli nei suoi pacchettini alimentari per sedurre i bambini e in modo contingente obbligare i genitori e portargli i figli per farne dei clienti è soltanto un affinamento di quanto accadeva già durante la seconda guerra mondiale, dove gli eroi dei fumetti americani facevano consenso prendendo a calci nel sedere le caricature di Hitler e Stalin.

Nel '35, anno della guerra d'Etiopia, Stati Uniti e Italia erano ancora lontani dalle posizioni contrapposte della seconda guerra mondiale.

Che ci fa il suddetto topo in versione allegro volontario coloniale nel soggetto di una canzone di propaganda fascista intitolata "Topolino in Abissina"?

Mi domando se a quel tempo il fascismo abbia chiesto aiuto al topo più famoso del mondo per radicarsi nelle menti dei giovani nostrali, e mi chiedo se alla azienda proprietaria dei diritti sul topo ne abbiano saputo qualcosa, se fu fatto un abuso in barba ai diritti di copyright o se gli americani abbiano deliberatamente accettato di fare business col Duce permettendo che al topo fossero messe in bocca frasi del tipo:
«Appena vedo il Negus lo servo a dovere. Se è nero lo faccio diventar bianco dallo spavento!»
oppure
«[...] Ho promesso alla mia mamma di mandarle la pelle di un moro per farsi un paio di scarpe!»
e
«A mio padre manderò tre o quattro pelli per fare i cuscini della sua Balilla, e a mio zio un vagone di pelli perché fa il guantaio!»
Sono parole che aggrottano la fronte, ecco il video.



Premettendo che il mio avvocato non vale gli studi legali dell'azienda proprietaria dei diritti sul topo ringrazio il collettivo Wu Ming per la condivisione in rete di questo post, grazie al quale sono venuto a sapere dell'esistenza dell'antipatica canzoncina.

Ne consiglio la lettura, si parla di un gerarca al quale quest'anno un comune della provincia romana ha realizzato un sacrario. Soldi pubblici, sogno che un giorno ogni italiano si rechi in quel posto e con martello e scarpello si porti via un mattone, lasciando alla natura il compito di riempire la cicatrice nella nuda terra.

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9 settembre 2012

Fuori dalla cronaca

A che serve la cronaca?

A cosa serve passare ore ed ore piegati su un tavolo o ad anemizzarsi gli avambracci stesi a reggere il giornale se dai fatti - sarà colpa dei giornalisti, sarà colpa dei lettori - nessuno si raffina la nozione che ci sta dentro e da quella radice non ne trae insegnamento per riassumere a colpo d'occhio gli altri simili fatti futuri? Ma allora la gente - mi domando - i giornali cosa li legge a fare? per fare quattro chicchere con gli amici??

Il Tirreno di oggi ci riporta un'intervista al segretario livornese del Pd, nella quale si commentano i risultati di un sondaggio, pare commissionato dal Pd stesso, che danno il Partito al 41%.

Se si fossero raffinate le nozioni di cui sopra, chessò, magari dai tempi - non troppo remoti - in cui Berlusconi con gli stessi metodi orwelliani si attribuiva le stesse percentuali bulgare per spruzzare una cortina fumogena ed impedire alla gente di vedere la reale piega del consenso, oggi saremmo vaccinati e vedremmo il Pd alle prese con la stessa cortina fumosa, un Pd che cerca di limitare istinti "secessionisti" da parte del flottante intimidibile e che prova a tenere al pascolo i convinti dell'astensione, che tanto il sondaggio parla chiaro, girassero larghi anche alle prossime.

Le prossime: nel 2014 si vota per le ammistrative. Non serve un indovino, se continua così, con le sue divisioni, i suoi dispotismi, la sua piaggeria, le sue gaffe, i suoi assolutismi e i suoi teatrini, il Pd a Livorno non andrà oltre ai voti dello zoccolo duro, gli elettori che non gli devono qualcosa gli volteranno le spalle, con i sondaggi e senza.

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#Livorno
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5 settembre 2012

Lo Stato market maker, la via socialdemocratica per il miglioramento dei mercati e per la rimozione dei "cartelli"


Prendo spunto dal mercato italiano delle polizze di assicurazione per i veicoli, quelle obbligatorie, che da anni ormai ci propina dei prezzi in impennata, veri e propri salassi, molto spesso a tre zeri, un'assurdità.

Anche nel 2012, nonostante il decreto montiano "Salva Italia" chi si è recato in agenzia si è visto servire il solito amaro rincaro, tendenza al rialzo ormai da alcuni lustri, "colpa dei sinistri" ci dicono.

A proposito, nel resto d'Europa queste polizze costano molto meno (i nostri cugini transalpini pare le paghino la metà), e in una Europa unita dalla crisi del lavoro noi europei sognamo (tra le altre cose) uniformi opportunità assicurative.

Ma non vuole essere questa riflessione l'oggetto di questo post.

La domanda che mi sono posto é cosa servirebbe per porre fine a questo ignobile cartello, che anemizza i conti economici della maggioranza degli italiani, togliendo loro centinaia di euro per ogni mezzo della loro famiglia, e da buon socialdemocratico quale sono mi sono risposto come segue.

Basterebbe far entrare nel mercato una compagnia di assicurazioni statale, col compito di fare il giusto prezzo, una figura simile a quella dei market maker che garantiscono la liquidità dei titoli su alcuni mercati finanziari.

Le assicurazioni private si vedrebbero obbligate a livellare i loro prezzi a quelli della compagnia statale per non rischiare di rimetterci tutto il parco clienti.

Questo esempio sarebbe replicabile in ogni mercato dei servizi.

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#economia
#CantiereSinistra

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3 settembre 2012

#NoRifornimento alcune osservazioni di ordine pratico

Avrei un paio di segnalazioni, tutte riguardanti quanto si sta organizzando su Twitter riguardo il boicottaggio della rete distributiva italiana dei carburanti per cercare di spingere le aziende petrolifere ad abbassare il prezzo medio del cartello, cosa che si sta organizzando dal 15 al 30 prossimi, hashtag #NoRifornimento .

Riporto queste segnalazioni qui su Blogger, poi, come al solito, lancio il sasso nello stagno, linkando questo post su Twitter, così chi lo vedrà e vorrà documentarsi potrà farlo comodamente senza sottostare al linguaggio telegrafico del social network in questione, utilissimo per far circolare le notizie, pessimo quando si tratta di dibattere o argomentare.

Se davvero andremo avanti suggerendo agli automobilisti l'astensionismo lineare su tutta la rete durante i 15 giorni posso tranquillamente anticipare che questa iniziativa si tradurrà in un fiasco, perché la gente deve muoversi, chi per lavoro, chi per famiglia, ha degli obblighi improrogabili che, per comodità o per mancanza di alternative (il servizio di trasporto pubblico locale in molte città italiane è pessimo) passeranno sicuramente avanti alle buoni intenzioni che questo boicottaggio si sta prefiggendo.

Per rendere incisiva questa iniziativa, senza andare a mettere in difficoltà gli automobilisti, basterebbe muoversi "scioperando" in modo lineare per un solo giorno, oppure boicottare i singoli petrolieri a rotazione quindicinale (es. i primi 15 giorni boicottiamo la rete Eni, i 15 successivi la Q8 ecc).

Segnalo inoltre che Twitter, nella sua infinita democraticità, pone il fianco ad una critica: se io fossi l'Eni e leggessi che si sta organizzando una iniziativa del genere, creerei gruppi di pressione per cercare di distorcere la forma, democraticamente decisa, della protesta, per rendere inefficiente l'iniziativa in questione.

Che altro dire, che il 58% del prezzo alla pompa del carburante in Italia è dato dalle tasse, con questo non mi voglio schierare a fianco dei petrolieri (aderisco alla protesta a prescindere dalla forma che prenderà) va comunque ribattuto anche questo aspetto, la tassazione è la più elevata in Europa, e fra le accise figurano ancora quelle per finanziare la guerra in Abissina del 1935!

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NoRifornimento
NoEni

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