31 dicembre 2012

Senza ideologie non c'è politica, ma solo marketing e cerone

Quant'è bella l'ideologia, che affratella gli sconosciuti, e che li rende non amici, ne parenti, ma compagni, che trasforma al primo tocco degli sconosciuti in compagni di lotta.

E quant'è bella la politica asservita a questi precetti, e quanto è invece patetica la sedicente politica, la tuttologia praticata dei partiti politici delle post ideologie.

Senza ideologia la politica sfiorisce nel marketing, nella mercificazione, nei venditori, politicanti e ruffiani,  nella danza di accoppiamento, la seduzione per un voto, il forzismo della logica del cerone.

Faine, che sviano dalla Politica verso le panciste ed elementari regole della figura, quella del giovane opposto al vecchio, della donna contro l'uomo, del ricco contro il povero, che sottraggono gli ideali dall'occhio di bue della critica comune, per sedere al loro posto, meramente. Se non è prostituzione questa! povero chi gli da il suo voto.

Mentre invece l'ideologia è immortale, e l'uomo ne è schiavo fin dal suo primo respiro. Si può provare ad insabbiarla con la mimica elettoralista, ma lei riaffiora in seguito, eterea e senza peso, elevandosi sopra a ciascuna votazione politica di ogni consiglio istituzionale.

E la percepiamo, quando emerge, a favore o contro l'oggetto in dibattimento, indistinta dagli schieramenti della post ideologia, dimostrando contestualmente la potenza ideologica e la sconfitta dei post ideologismi.

E trasversalmente rispetto alla sede del proprio scranno, che sia a sinistra, al centro o a destra dell'emicliclo post ideologico, osserveremo il sedicente post ideologista storcere la bocca, incrociare le braccia, fino ad infervorarsi e sbattere i propri pugni sul tavolo, mentre su di se avverte netti i morsi dei propri ideali.

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#politica
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@andreapetrocchi

25 dicembre 2012

Il grande albero, le piccole asce

Bob Marley in un concerto nel 1980
Bob Marley (fonte foto Wikipedia)

«Anche un neonato che strilla perché ha fame è politica.»
La linea di demarcazione che separa il diritto dal favore è sottile come un crine di cavallo. E' una frontiera, terra di conquista, sottoposta fin dalla notte dei tempi ai quotidiani bombardamenti degli eserciti dei reazionari ed alla guerriglia dei progressisti (quelli di fatto).

Questi scambi avvengono sotto traccia, carsicamente, l'esercito controlla i media, la comanda è che su certi temi l'uomo della strada vada ovattato al massimo.

La frontiera è una zona mobile, non scorre linearmente da un secondo a un altro, non procede in avanti, è invece un non luogo dinamico, costantemente mollato o riavvolto, riconquistato e perso.

Anche se nel breve periodo sono molte le battaglie vinte dagli eserciti dei reazionari, la piega di questa guerra è comunque già stata presa ai suoi primordi e tende verso la libertà ed il diritto. Lo dico riflettendo sui diritti sociali e civili via via riconosciuti durante il cammino compiuto da questa nostra nostra umanità.

Nulla può fermare il progresso! chi si è frapposto allo svilupparsi di questa dinamica ha sempre raccolto al massimo un rallentamento.
«Non so con quali armi sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma so che la quarta sarà combattuta con una clava.» (Frase attribuita ad Albert Einstein)
Credo di conoscere gli attori della terza guerra mondiale, non si tratterà di una guerra fra popoli, non sarà una guerra convenzionale. Sarà piuttosto la sfida che "Il Popolo", il villaggio globale interconnesso, liberato dai paraocchi della informazione asimmetrica, lancerà alle maschere del capitale (come lo furono Hitler, Franco, Mussolini e più tardi Pinochet, o i "presidenti a vita" nordafricani), quei personaggi pubblici che si prestano a frenare il progresso, individualisti reazionari avidi di fama e prestigio, e a questo fine asserviti al capitale. Tramite questi portavoce operano quelle aziende multinazionali che non intendono abdicare alle relative rendite consumistiche garantite da lustri di disinformazione.

Mi spiego meglio con un esempio, uno a caso:

Prendiamo il Ministero della Difesa, acquistare mezzi da guerra in tempo di pace (per noi) e di recessione economica non potrebbe dirsi un fatto di politica, perché è ovvio che tutta Italia preferirebbe stornare altrove i 118 milioni di dollari necessari per l'acquisto di un aereo caccia a decollo verticale Lockheed Martin F-35 Lightning II (ne hanno ordinati novanta).

Qualsiasi italiano mentalmente sano stornerebbe quei soldi, tasse nostre, per sistemare i plessi scolastici laddove molte scuole in Italia (e non soltanto al sud) non hanno neanche i requisiti minimi di sicurezza, e i nostri figli stanno sotto a quei tetti per cinque ore al giorno cinque giorni alla settimana, e la statistica è una bestiaccia. Oppure preferirebbe spenderli per migliorare i servizi sanitari, o per cancellare le liste degli asili, o chessò, in giochi all'aria aperta, o in nuove infrastrutture per avvicinare le città, oppure per finanziare la trasformazione dei favori in diritti, sul posto di lavoro, ad esempio, per riuscire a stare più tempo coi propri figli, ad esempio.

Ciascun italiano ha la propria ricetta, ma nessuno avalla ciò che equivale a gettare alle rondini l'iperbolica cifra di 18 miliardi di dollari. E infatti siamo stati in molti a sollevarci contro questa spesa, ma la nostra onda si è infranta ed è defluita sulla mole granitica del nostro esecutivo, che non ha fatto una piega e non ha derogato a questa follia.

Questi diritti sono tanto scontati da non poter appartenere alla politica, non sarebbero dibattibili perchè al netto dei mandanti e dei mandatari reazionari non si potrebbe trovare una contro parte. Questi diritti divengono politica quando il personaggio pubblico, spinto da dietro, dai lobbisti ed in ultima istanza dal capitale, si siede su quella sedia vuota ed inizia a fare il lavoro per il capitale.
«Al modificarsi degli eventi io cambio il mio modo di pensare.» (John Maynard Keynes)
La tecnologia, le nostre interconnessioni, i social network finiranno per migliorare il nostro potenziale, come reagiranno a quel punto i reazionari, quando l'onda si farà breccia nella loro diga? quando la pubblica opinione costringerà i politici a derogare agli impegni presi?
«Loro sono il grande albero ma noi siamo le piccole asce.» (Bob Marley)
Quando i reazionari cesseranno di distorcere il diritto, quando la politica, la buona politica, ucciderà se stessa su quella linea di demarcazione, tessendo i dibattimenti, filo dopo filo, nelle decisioni e trasformando i favori in diritto, allora questi fatti cesseranno di essere il terreno di scontro per divenire i diritti acquisiti dai popoli della Terra. A quel momento la battaglia sarà conclusa.

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#politica

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@andreapetrocchi

20 dicembre 2012

Siamo cambiati?

"Domenica Live" del 16/12/2012
Barbara d'Urso intervista Silvio Berlusconi

Il modo in cui Berlusconi sta portando avanti la propria candidatura alle prossime elezioni è senza dubbio fra i più politicamente scorretti e subdoli mai visti.

Colpa della distorsione che caratterizza le ultime due decadi della nostra politica, degli ovvi benefici ottenibili dal consentire ad un singolo azionista il controllo di tre delle sette emittenti televisive nazionali, potendone influenzare altre tre con le lottizzazioni politiche della televisione pubblica, ma anche, e qui sta il nodo gordiano del capitalismo nostrale, dalla assoluta mancanza di contrappesi apposti allo strapotere economico dei nostri capitalisti, che col peso del loro capitale riescono a piegare a piacimento tutte le sottostanti fasce della popolazione.

Non è un caso che l'ottuagenario abbia preso da alcuni giorni a manifestarsi sulle emittenti Mediaset, tatticamente durante i programmi più seguiti, intervistato dai propri dipendenti, tornando così a premere sulle tempie di quella fascia della popolazione che per età o relativa apertura mentale è ancora in pieno effetto Matrix e sottomette convinta il proprio voto agli interessi personali, giudiziari ed economici del noto personaggio.

Per la sgualcita figura politica di Berlusconi questa forma di controllo mediatico è rimasta l'ultima carta da giocare, e sicuramente avrà in mano proiezioni che testimoniano il guadagno ricavabile da questa ignobile forzatura, rendiconto che, passate le prossime politiche, egli conta di trasformare nel proseguimento della propria impunità.

Agli italiani il compito di dimostrare il contrario, ci riusciranno?

Due riflessioni, al netto delle vecchiette imbolsite, delle fan di Beautiful e dei faccendieri di ventura, sarà rimasto qualche italiano mentalmente sano ancora deciso a votare Pdl viste queste pantomime? E poi: questa ennesima discesa in campo di quanto eroderà la performance del candidato forte di centro destra?

Riusciremo mai a dotarci del tanto sospirato contrappeso da apporre allo strapotere mediatico dei tycoon (locali ed esteri, vedi il discorso sui decoder di Sky) che scorrazzano come Attila l'unno attraverso l'etere nazionale? Taglieremo mai il suddetto nodo, liberandoci così da questi vessatori, per porre in nostro Paese al livello dell'Europa più avanzata, dove i mass media privati sono liberi dal guinzaglio del padrone grazie all'obbligo ad un azionariato diffuso?

Concludo riproponendo quanto sosteneva Indro Montanelli, che vedeva la figura pubblica di Berlusconi come una sorta di virus, sostenendo che per la società italiana l'unico vaccino disponibile in grado di debellare questa nefasta influenza era tastare con mano gli effetti della sua politica.

I tempi cambiano, e la nostra società avanza, prosegue lenta il proprio cammino verso il raggiungimento della parità dei diritti, fra questi anche il diritto a godere di una informazione simmetrica.

A che punto siamo? Ci siamo vaccinati al batterio B.? La conclusione delle prossime politiche risponderà a questa importante domanda.

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#Berlusconi

@andreapetrocchi

19 dicembre 2012

Endorsement


Quale partito farà da spalla alla candidatura di Mario Monti per prossime politiche? in realtà questa è una falsa domanda, perché una risposta ce l'abbiamo già da qualche giorno.

La replica di Monti allo sgambetto con cui Pdl ha fatto cadere il presente esecutivo e il conseguente pressing europeo sulla candidatura Monti ci presenta un'interessante prospettiva: La partita elettorale per le prossime politiche è divenuta qui da noi il terreno di coltura sul quale si sta sperimentando l'Europa futura. Si tratta infatti di un salutarissimo passaggio di peso politico fra quanto visto fino ad oggi, con i Partiti europei formati da un coagulo più o meno fedele dei rispettivi mandamenti locali, a una candidatura forte appoggiata direttamente dal Ppe, partito europeo di centro destra, in opposizione alla proiezione locale di questo stesso Partito, appunto il Pdl.

Poi finirà come finirà, ma la lista che sosterrà la candidatura di Mario Monti alle prossime politiche sarà comunque un'entità subalterna al Ppe. E questa per me che sono un europeista convinto è una gran bella novità.

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#politica

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@andreapetrocchi

16 dicembre 2012

Come sono andati a finire i miei atti sul Wi-Fi, sugli abbattimenti degli alberi e sullo sversamento di liquami alla Terrazza Mascagni

Consiglio di circoscrizione lo scorso giovedì, fra gli altri abbiamo discusso i tre atti depositati dal sottoscritto.

Il primo atto era un'interpellanza, mossa da alcuni articoli sulla stampa locale, chiedevo se esistesse un triangolo fra un componente della giunta comunale, l'azienda di questo e l'appaltatore dei lavori per la realizzazione della rete Wi-Fi nel parco pubblico di villa Fabbricotti. Risposta del presidente sentito l'assessore: i lavori saranno appaltati a fine gennaio. Sarà quindi mia premura riproporre la cosa, passando ovviamente anche dalla camera di commercio per vedere i soci dell'aggiudicatario. 19/11/2013 il bando è stato vinto da Tiscali, azienda terza alle parti in causa.

Il secondo atto riguardava gli abbattimenti degli alberi di viale Nazario Sauro e nel parco pubblico di Villa Fabbricotti, chiedevo se il Comune si rivende la legna rinveniente, risposta dell'ufficio verde pubblico: No. Comunque carta canta, scriverò inoltre un nuovo atto chiedendo di ripiantare almeno gli alberi abbattuti.

Il terzo atto chiedeva al Consiglio di votare una mozione per sollecitare l'amministrazione comunale a velocizzare i lavori per sistemare la fognatura che scorre fra la Terrazza Mascagni ed i bagni Pancaldi, che sversa continuamente in mare. Negli anni si sono interessate di questo problema le ultime tre legislature, e siamo sempre fermi al punto di partenza. Il dibattito parte col tentativo di affossamento del Presidente, che intendeva bypassare la votazione facendo venire a riferire in aula i tecnici interessati, tentativo ribattuto da una mia eccezione con la quale mi felicitavo per la pianificazione dell'incontro, chiedendo però di votare comunque la mia mozione. Appoggio di Sel, è il momento di un consigliere del Pd, che sbotta dicendosi contrario al voto perché di questo atto io ne sono solamente un portavoce (ho voluto informare il consiglio che l'atto me lo sono fatto scrivere democraticamente dai miei concittadini che nella bella stagione balneano alla Terrazza). Intervento di un altro consigliere Pd (partito granitico!) che precisa che sull'atto la firma l'ho messa comunque io. Nuovo intervento del consigliere "cattivo", nell'atto si parla dell'ad di una partecipata, a questo punto, ritenendo l'appiglio marginale mi sono auto-emendato l'atto togliendo la frase oggetto della nuova critica del collega. Si va al voto, la mozione passa all'unanimità. Andrà come andrà, la circoscrizione ha fatto il suo lavoro, adesso sta agli uffici tecnici comunali dimostrare di lavorare per la comunità, c'è un atto che lo chiede.

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#Livorno

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@andreapetrocchi

15 dicembre 2012

Il razzismo come conseguenza del lobbying politico delle organizzazioni criminali

A quelli che quando viene pizzicato un rumeno o un nord africano sbottano che questa gente dovrebbe tornarsene a casa loro io rispondo che l'Italia è il prototipo delle organizzazioni criminali che si sono fatte Stato (la mafia, la camorra e non solo) e che in Italia la legge è uguale per tutti, anche se fatta nell'interesse di qualcuno, e che quel rumeno, quel nord africano, che compie il reato, magari anche per fame (ah i bisogni primari, aiuterebbe la nostra coesione sociale percepirli nuovamente nei nostri stomaci, anche solo per un giorno?) è gente che comunque sbaglia ed è giusto che paghi come paga un italiano, ed è pacifico che comunque alla fine non paga mai nessuno, perché dopo pochi giorni li vedi di nuovo a giro, proprio perché è la legge ad essere uguale per tutti e lo Stato non può distinguere fra il povero immigrato e il ricco mafioso, ed è perché quella legge è stata realizzata nell'interesse di "qualcuno" e che il sistema, questo "qualcuno", rivuole la sua merce indietro il prima possibile per proseguire nei propri interessi, e che l'Italia intera è piegata a pagare per questa distorsione della giustizia, dalla vecchietta raggirata, alla donna scippata, al cassiere rapinato, tutti versiamo il nostro tributo alla criminalità, non a quella straniera, alla nostrale, a quella che s'è fatta Stato e che si fa le leggi per i propri tornaconto. Tutti noi stiamo pagando per il fatto che in Italia il crimine paga, perché alla fine se ti senti impunito è perché se ti beccano stai due giorni al fresco e poi sei di nuovo in libertà. Da questo punto di vista dare la colpa al criminale vuol dire usare la pancia invece del cervello, significa capire solamente la parte emersa del problema, che è di una semplicità prescolare: in Italia ci è proibito punire i delinquenti.

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#immigrazione

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@andreapetrocchi


10 dicembre 2012

Il Caso Report, Di Pietro e la macchina del fango

Antonio Di Pietro e Milena Gabanelli

Ah, la cronaca, quanta disillusione, quella politica poi, son tutti casi creati ad arte.

Ripensavo all'affaire Gabanelli-Di Pietro, c'è una strana concomitanza di tempi fra la puntata di Report sugli investimenti immobiliari del noto politico e l'inizio della raccolta delle firme sui quattro referendum proposti dall'IdV, partita alcuni giorni prima.

Insomma, ho qualche dubbio sulla tempistica dell'uscita di Report, potrebbe essersi trattato di un tentativo, per altro riuscitissimo, di screditare l'Italia dei Valori agli occhi degli italiani, per fiaccarne la corsa referendaria.

Me lo confermano le vecchie magagne dipeitresche oggetto del sedicente scoop gabanelliano, che s'è limitato a togliere dall'armadio vecchi scheletri arcinoti, tutti casi che peraltro avevano già fatto cronaca negli anni passati.

Insomma pare trattarsi di un ennesimo ricorso alla macchina del fango, utilizzata questa volta per tentare di bloccare un ricorso popolare contrario ai populistici intendimenti di questa reazionaria legislatura.

Ma perché i referendum di Di Pietro fanno paura? analizziamo la cosa nei dettagli:

I cosiddetti quesiti anticastisti, il primo sulla abolizione dei rimborsi elettorali ai partiti e il secondo sulla abolizione della diaria parlamentare, possono aver tolto il sonno a qualche deputato, ma non turbano i grandi tecnocrati della economia italiana.

secondi due questiti invece, quelli che tentano di abrogare le manovre liberiste sui diritti dei lavoratori, sono affettivamente in grado di minare la manovra di bilanciamento dei conti operata dal presente governo.

E' quindi possibile che la saetta che ha folgorato Di Pietro sulla via di Vasto, luogo dove è stata registrata l'intervista di Report, sia stata telegrafata in modo bipartisan dai Palazzi romani.

Analizzando la questione in contro luce emerge nitido oltre la filigrana del moscoso Di Pietro il seppuku della Gabanelli, che derogando alla simmetria informativa che ha caratterizzato tutta una carriera sacrifica la propria autorevolezza per colpire l'Idv, l'unico Partito rimasto a non cantare nel coro di Palazzo Chigi e del Quirinale.

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#IdVStaff

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@andreapetrocchi

7 dicembre 2012

Ken Loach: Il capitalismo ha bisogno dei disoccupati

Ken Loach, fonte foto Wikipedia
Interessante uscita di Ken Loach ribattuta da Il Fatto in questo articolo del cinque dicembre:
« Più il capitalismo si sviluppa più cresce la disoccupazione, perché le multinazionali hanno bisogno di disoccupati per tenere bassi i salari.»
Quindi la disoccupazione sarebbe l'ennesima sinistra deviazione del saggio di profitto?

Quindi milioni di persone sono tenute volutamente ai margini del mondo del lavoro per risulta dell'arrotondamento di un plusvalore privato?

Sono domande molto pesanti, che se confermate schiarirebbero una nuova vetta del capitalismo, evoluzione assecondata dalla piaggeria della politica liberista, che mai come oggi preme contro il diritto dei lavoratori. Il tutto contestualizzato nell'oscurantismo dei media, che ci riempiono la bocca di inutilità evitando di farci riflettere su questi aspetti fondamentali.

Comunque niente paura, ci pensa "Ken il rosso" a fare informazione, e su questa tesi tanto suggestiva spero di trovare presto gli approfondimenti necessari.

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#KenLoach
#CantiereSinistra

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@andreapetrocchi

5 dicembre 2012

Il saggio di profitto e il plusvalore

Calato il brusio della cronaca su queste tristi primarie della personificazione della politica, dove orde di gonzi hanno dato il peggio correndo a contendersi i cartelloni patinati di due tipi che altro non avevano da offrire se non i loro stessi sorrisi, senza aver dietro nemmeno uno straccio di programma (orrore, poveri noi, torneremo tutti quadrumani), finito ciò dicevo possiamo tornare a parlare di politica.


Per i fan del sistema economico comunista la caduta tendenziale del saggio di profitto porterà il sistema capitalistico al paradosso di un numero bassissimo di capitalisti che sfrutta l'intero genere umano. Secondo me la china è nitidamente osservabile almeno fin dai tempi di Reagan, mentre il movimento We Are the 99% del 2011 ne è una tardiva e contingente presa di coscienza.

A che serve sapere cos'è il saggio di profitto? E' cosa fondamentale, va saputa, quando ad esempio ci si interroga sul proprio orientamento ideologico, senza questa nozione non è possibile criticare il capitalismo.

Ma che cos'è il saggio di profitto? Segue la definizione:
« E' il rapporto tra il plusvalore e tutto il capitale anticipato, ovvero salari e costi dei macchinari, delle materie prime, dei trasporti ecc.»
Da qui anticipo questo assurdo, utile a capire meglio quanto segue:
« Se il capitalista desse al salariato l’intero prodotto del suo lavoro, non ne avrebbe per sé alcun profitto.»
Nell'impresa capitalistica il plusvalore non è altro che la condensazione dei mille rivoli attraverso i quali il capitalista giustifica la propria esistenza attraverso il profitto, che va inteso non solamente come l'aumento al massimo tollerabile del prezzo di vendita delle proprie merci, ma anche come contrazione massima delle spese di produzione attraverso la compressione dei costi, operata al fine di ottenere merci economicamente competitive rispetto alle aziende competitrici.

Questa contrazione delle spese di produzione, non potendo ricadere sull'acquisto dei macchinari, a loro volta merce, ed allo stesso modo ne sui materiali o sulla energia, ne sui trasporti, ricade obbligatoriamente sui lavoratori divenendo sfruttamento.

Questo sfruttamento si esplica estendendo la giornata lavorativa, oppure abbassando la retribuzione per ora di lavoro, o con una maggiore produzione delle unità di prodotto, o attraverso una maggiore automazione di processi, o una minore sicurezza dei lavoratori, e così via, ammattendo ovviamente anche variabili fra i suddetti stratagemmi.

Il plusvalore è infine quella quota parte di retribuzione tolta ai lavoratori e stornata verso il margine privato del capitalista.

Rende bene l'idea anche quest'ultimo assurdo, trovato da un mio amico sulla quinta di copertina di un tascabile Urania. Siamo nel bel mezzo di un Far West concepito in un mondo senza moneta ne baratto, un indiano va alla stazione di posta per vendere le sue pelli di castoro.

« Quante pelli mi date per queste dieci pelli?» chiede
« Ti diamo sette pelli.» rispondono da dentro.
« Ma come - protesta l'indiano - solo sette pelli? e le altre tre?»
« Sono per noi - ribattono da dentro - sennò qui che ci stiamo a fare!»

Rimuovendo l'assurdo il risultato non muterebbe, nel mondo reale in cambio delle sue pelli di castoro l'indiano riceverebbe del denaro, che sarebbe comunque insufficiente per ricomprarsi la pelli vendute.

La fine di questa ingiusta sperequazione non può essere che la socializzazione della proprietà privata dei mezzi di produzione.

E riguardo le aziende statali? perché l'assenza del profitto del capitalista non si traduce in una minore sopraffazione dei diritti del lavoratore? Domandiamoci allora fin dove abbia debordato il sistema capitalista, e come col tempo mani oscure siano riuscite a trasfigurare questi apparati pubblici, rendendoli molto differenti da com'erano stati istituiti. Un orribile ibrido, generato dal rapporto incestuoso che ha legato lo Stato al plusvalore.

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#SaggioDiProfitto

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@andreapetrocchi

2 dicembre 2012

Sulla vivibilità di Livorno

Posto questo mio intervento, pubblicato una quindicina di giorni fa come proposta ai compagni di Partito. La rendo pubblica perché, come spesso accade quando uno scrive una cosa di getto, credo sia emerso cosa mi passa per la testa quando parlo di vivibilità. 

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Condivido appieno quanto riportato sul documento [...]. Propongo però di focalizzarlo maggiormente sulla vivibilità: non ho letto ad esempio della pedonalizzazione del pentagono del Buontalenti, sempre da quelle parti punterei anche sulla implementazione del verde, se date un'occhiata da google maps all'interno del pentagono non c'è un albero. Propongo in genere di prendere le distanze dall'attuale concezione macchinacentrica della viabilità, sdoganando invece il concetto 20+20+20 (piedi, bici, bus così come scaturito dagli Stati Generali della Bicicletta svolti a ottobre in Emilia). Non ci vuole tanto, specie in centro basterebbe assecondare, dato che oramai ci sono anche le normative adatte, i percorsi in bici con deroga al senso vietato (es: via Roma lato Attias). Parlerei anche di intermodalità, di parcheggi periferici, noleggio e bike sharing (anche elettrico), di piste ciclabili per lo shopping in bici, di percorsi turistici "sociali", potenziando le attrattive che già oggi offre la natura attorno alla nostra città (in Trentino le gite in bicicletta sono diventate una vera industria che richiama turisti da tutta Europa). Tutta roba che c'è già, va soltanto valorizzata. Riguardo i bus, se non è già troppo tardi, potremmo proporre l'abolizione di biglietti e tessere in favore di una tassa comunale, lo hanno già fatto, sempre in Emilia, funziona. Riguardo l'edilizia propongo di inserire lo sbarramento a nuove cementificazioni, al netto delle forme pionieristiche di tipo sociale e ambientalistico. Arriverei fino a proporre l'abbattimento dei beni comunali soggetti a incuria (vedi l'ex caffè Schopenhauer in via degli asili ad esempio) e la realizzazione nel perimetro liberato di piazzette arredate per favorire la socialità dei residenti. Vivibilità è anche lo sport inteso come veicolo sociale, ed ho visto a giro molti esempi interessanti, osmosi sociale intergenerazionale fra file di tavolini che uniscono i bimbi e i loro accompagnatori alle aree gioco attrezzate e gli anziani che giocano a bocce sul lato opposto. Anche qui poca spesa. Oppure sport come veicolo per attrarre sportivi da fuori Livorno, valorizzando i poli velici, oppure evidenziando sul territorio anelli periferici di varie distanze per i corridori, o costruendo pareti attrezzate per chi vuole cimentarsi con l'arrampicata. Sono solo esempi, e costano poco. Vivibilità è anche prendere delle contromisure a degli errori logistici che peggiorano la vita ai livornesi, ad esempio conosco gente (non me) costretta a svegliarsi prima la mattina per evitare la ressa di traffico conseguente all'orario di ingresso di un asilo ed allo sbarramento di traffico conseguentemente creato dalle auto degli accompagnatori dei bimbi. Quando le conseguenze sono tanto incisive sulla vita delle persone credo sia saggio spostare le strutture in altri plessi dotati di parcheggio. E' un esempio. Si potrebbe parlare di implementazione degli asili nido aziendali, di saturazione della domanda sia dei nido che degli asili prescolari, l'eliminazione delle odiose classifiche, ma vado fuori tema. Sintetizzando, e mi scuso se sono stato prolisso, Livorno non ha molto da offrire, ad eccezione della potenziale socialità racchiusa dentro ciascun livornese socialmente sano, e su questo fronte Livorno insegna al mondo intero. L'amministrazione deve guardare a valorizzare questo valore piuttosto che perseguire il profitto americano e la conseguente concezione consumistica della città come luogo drenante dello stipendio.
#Livorno

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@andreapetrocchi

26 novembre 2012

Aggiornamento sospeso causa gravi motivi di famiglia

Nel rispetto delle persone che seguono questo blog, avviso che oggi 26 novembre 2012 ne sospendo l'aggiornamento a causa di gravi problemi di famiglia.

Ringrazio e saluto i miei lettori, arrivederci, a presto spero.

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@andreapetrocchi

22 novembre 2012

Le primarie cambieranno il Pd?



La sensazione che dà il Pd osservato da molto vicino non è quella di un singolo partito politico ma piuttosto di una grande coalizione le cui dinamiche interne rimandano a quella grossa perturbazione centripeta che perturba la superficie di Giove, con le correnti che si contorcono e si compenetrano bilanciandosi possentemente creando quel caratteristico occhio rosso. Al di là del percepito immobilismo fino ad oggi il Pd è stato un Partito perturbato.

In questo contesto le primarie di domenica prossima saranno davvero un evento epocale, perché potrebbero essere gli elettori a dare la sterzata a destra o a sinistra, verso le idee liberali o quelle socialdemocratiche rappresentate da Renzi o da Bersani.

Non a caso ho utilizzato il verbo "rappresentare". In realtà ha ragione Gilioli, se osserviamo in traslucido la carta d'intenti delle primarie troviamo i profili di Monti e di Napolitano, che piegheranno politicamente qualsiasi risultato uscirà dai seggi. Va precisato che in questo contesto, che lega ciascun candidato agli intendimenti di Napolitano, Renzi è comunque molto più fedele ai liberali di quanto non potrà mai esserlo Bersani per i socialdemocratici.

Al di la dei paletti, la portata di questo evento si presume comunque eccezionale, la restituzione del controllo alla base del partito comporta delle variabili da effetto farfalla in grado di prevaricare quelle che sono le indicazioni ex ante di questo voto, nel senso che un risultato netto potrebbe essere politicamente debordante, sommergendo politicamente l'argine contenitivo. Questo perché la volontà elettorale difficilmente potrà svincolare i comportamenti politici futuri di questo partito senza compromettere in modo definitivo il rapporto di fiducia fra delegante e delegato.

Insomma, le primarie possono concorrere a causare la vittoria e la sconfitta di questo o quello schieramento interno al Pd, restituendo così questa massa tumultuosa all'universo dei partiti normali. Sarebbe un frutto tardivo della cosiddetta seconda Repubblica, restituire alla comunità una controparte eticamente ed ideologicamente unitaria, al posto della psicopatica Idra di Lerna vista fin qui.

E' una possibilità, e soprattutto un augurio. Staremo a vedere.

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#PBersani2013
#Renzi2012
#primarie
#politica

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20 novembre 2012

Luigi De Magistris e la Lista Arancione

Luigi De Magistris
(fonte Wikipedia)
La notizia più bella di questo ultimo scorcio di 2012 è sicuramente il lancio della Lista Arancione di Luigi De Magistris, che avverrà a Roma il prossimo 12 dicembre.

Dopo tanti tentativi abortiti, da Alba a quello più recente di SuLaTesta, tocca all'ex magistrato tentare l'alchimia di coagulare in una unica lista l'area socialdemocratica italiana utilizzando un soggetto politico nuovo.

Lo spazio non manca, dalla sinistra del Pd, alla luce di quello che sarà il risultato delle primarie di domenica prossima, all'area libera di Sel, per non parlare di quella larga parte di elettorato che attende da tempo un progetto decente da votare.

La Lista Arancione sarebbe inoltre l'approdo naturale per la sinistra dell'IdV, gente oggi nel bel mezzo della traversata del deserto, che potrebbe vedere in questo progetto un naturale sviluppo del cammino fatto.

In questo senso è degna di nota la battuta di De Magistris, registrata dal quotidiano online ControLaCrisi e ribattuta nel post (lincato in basso come al solito):
« Sto tendendo una grossa mano politica. Ci sono stati tanti errori, perché allora non mantenere il buono dell’Idv in un altro soggetto politico?»
Unica stonatura, secondo chi scrive, è la volontà, riscontrata nello stesso articolo, di limitarsi a raccogliere il voto di dissenso. Il raggranellare i voti dei "non allineati" e cioè di quella parte di elettorato contraria al governo Monti, non mi pare un atto sano. In grandi linee il riunire sotto lo stesso tetto gente affratellata dal solo essere contro qualcosa secondo me non scalda i cuori, specie a sinistra. Molto meglio una rotonda comunione d'intenti.

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#DeMagistris

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13 novembre 2012

Di Pietro, Cristo e Barabba

Marruccio (IdV)

Ottima analisi quella fatta stasera da Lerner su Antonio Di Pietro, pienamente condivisibile.

Condivido la critica agli stucchi contadini che Di Pietro ostenta durante le sue occasioni pubbliche, e sono ancora più d'accordo nel censurarlo quando millanta l'astuzia come una virtù.

Critico queste due maschere di Di Pietro proprio perché di due maschere si tratta, e come molti italiani vorrei che questo politico le gettasse, per farsi osservare come realmente è, con i pregi e i difetti, sia caratteriali che di concetto.

Credo che nel bene o nel male di ciò che ne risulterebbe, osservare un politico libero dalla impacchettatura del marketing sia un diritto connesso al diritto di voto di chiunque. E il gettare la maschera, dannato marketing, porta sicuramente dei benefici per demeriti altrui, perché, vado a memoria, nessun politico italiano ci mostra il suo "io" politico.

Cosa temibilissima il marketing, che qui in italia ha trovato un filone profittevole nella italica debolezza di dare credito alla simpatia. Alcuni politici (soprattutto uno, l'alter ego di Di Pietro) con la simpatia e il marketing è riuscito a governarci per delle legislature.

Ora che la sagoma politica di Berlusconi è stata riposta in soffitta - sostituita da un tipo col quale nessun italiano vorrebbe passare il fine settimana - il Di Pietro simpatico e guascone finisce per fare il paio con l'anti berlusconismo dipietrista, che ha mandato in bolla l'IdV durante l'era berlusconiana, ma che oggi è un pallone sgonfiato dall'eclissi di Berlusconi, nel senso che tutte quelle persone che si sono unite all'IdV attratte dalla schietta e motivata avversione a Berlusconi, oggi che Berlusconi non c'è più non trovano stimoli per sentirsi rappresentati, e così come sono entrati gonfiando le fila degli elettori, oggi che Berlusconi non c'è più si defilano, riducendo il Partito a quello che è, non per questioni di demerito di qualcuno, è solamente una pagina di storia che si chiude e che svincola le parti dalla comune solidarietà.

Viviamo un periodo politicamente incerto, Grillo, le primarie che rischiano di lacerare il Pd, coniugato con l'incertezza sulla legge elettorale che ad ogni gossip fa vorticare i gruppi parlamentari come dei fogli di carta in una giornata di libeccio.

E' il momento dei grandi cambiamenti, credo che per l'IdV non ci sia stato periodo storico più opportuno per girare pagina, affinandosi, senza cambiare. E' come se fosse giunto il momento di formare la crisalide, il passaggio da partito personale in qualcosa di più delimitato è di più democratico.

Anche in questo verso Lerner ci aiuta, facendoci riflettere, amaramente, quando chiude con un saggio ammonimento:
«Diffidate dai partiti personali, sempre e comunque!»

#IdVStaff

9 novembre 2012

IdV - i guai di Di Pietro dimostrano i limiti dei partiti post ideologici

Parti Socialiste

Riporto di seguito l'interessante ragionamento di un compagno, si tratta di un parallelo fra la concezione assolutistica della politica italiana riguardo se stessa e quello che invece accade al di fuori dei nostri confini, in Francia per esempio.

Consideriamo un partito francese, quello socialista, ed uno italiano, l'Idv, quest'ultimo preso alla bisogna dati i recenti trascorsi, ma, ne converrete con me, il discorso è estendibile a quasi tutto il panorama politico italiano.

Il Parti Socialiste sarebbe considerato da noi come un qualcosa di superato, difatti, basta leggerne il nome, c'è dietro un'ideologia, quella socialista. Da noi con una impalcatura ideologica simile resistono soltanto i comunisti (freschi di scisma dilibertiano) e quel che resta del Psi.

Il resto è marketing, ce lo dice l'etimologia della parola "partito", derivante dal latino "partìri" che significa "dividere", aggregarsi con persone dotate di gusti comuni MA diversi dall'universale. Da qui derivano molte cose, fra le quali il fatto che i partiti "moderni", quelli post ideologici, riassumendosi in un guazzabuglio con dentro tutto e il suo contrario, semplicemente non sono partiti. L'etimologia non ammette deroghe.

Ma veniamo al famoso parallelo:

Quando nel maggio del 2011 è scoppiato lo scandalo Strauss-Kahn sono bastate le dimissioni del politico, candidato socialista per le presidenziali, per sganciare il Partito dalla relativa parabola discendente, tant'è vero che un anno dopo i socialisti hanno vinto comunque con François Hollande.

Passiamo lo sguardo a casa nostra e proviamo a trasporre quanto successo fra Strauss-Kahn e il PS sulla testa di Di Pietro e dell'IdV, dove alla ipotesi del ritiro a vita privata dell'ex magistrato corrisponde la dissoluzione dell'apparato.

Quando basta ciarlare di vecchie magagne per minare alle fondamenta un intero Partito il significato che se ne può dedurre è che il solo collante di tutta la faccenda si riduce alla stima verso la tale persona - finita quella fine del Partito - mentre quando si passa dalla persona al concetto, al tramontare della figura, dedotte le opportune conseguenze, se ne esce facendo emergere una figura successiva, perché il concetto è più forte della persona.

E non mi pare un pregio da poco.

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#IdVStaff

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Circoscrizione 3 - depositata una mozione sugli sversamenti della terrazza Mascagni, giovedì 29 si vota!

L'appuntamento è per il 29 alle ore 21:15 nella sala consiliare della Circoscrizione 3 in via Corsica 27.

Sarà presente l'assessore Grassi, voteremo, fra le altre cose, anche la mozione sotto, scritta a quattro mani con Paolo Cascinelli del comitato Vivere il Centro, riguardante l'annoso problema degli sversamenti di liquami dalla fognatura che sbocca sul fianco sud della terrazza, che - secondo me - è la principale responsabile dei due divieti di balneazione erogati dal sindaco l'estate scorsa.

Segue la scannerizzazione dell'Atto.

clicca per ingrandire


Aggiornamento Qui per sapere com'è andata a finire



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#circoscrizione3

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6 novembre 2012

Il tagliaerbe


Sarà old fashion, ma ha sempre un suo perché.

Visita pastorale in Cile del 1987, Karol Wojtyla e Augusto Pinochet, il pastore di un miliardo di anime ritratto con il mattatore di dodicimila desaparecidos.

Provate a contare fino a dodicimila, è lunga. Ogni numero è un ragazzo o una ragazza, uccisi dentro alle carceri, gettati nell'oceano dai voli della morte, resistenti alla junta militar.

Ricordo anni fa, quando a catechismo ci parlavano di Dio e del dogma sulla sua impossibilità ad avvicinarsi alle persone impure. Discorso dotato di una sua logica, eppure là sopra c'è il suo rappresentante in terra a colloquio addirittura con un assassino.

Per una persona dotata di un sano senso critico il prossimo passo non può essere che la critica organica alla intera istituzione della chiesa cattolica, dal suo vertice fino all'ipocrita si fa vivo per la messa di natale.

Qualcosa non torna, o era la catechista a sbagliarsi, e magari nelle sacre scritture c'è una deroga per determinate dittature, una postilla irrilevante per dei ragazzi da cresimare, oppure, altra ipotesi, Dio c'è, e non cammina con questa gente.

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#religione

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2 novembre 2012

IdV, la barca è sugli scogli e i topi sciamano via

Durante questi pochi giri di lancette dalla puntata della Gabanelli sul mio Partito e sulla persona che ne è stata il catalizzatore fondante, abbiamo osservato gli interventi di alcuni dei padri nobili della controcultura italiana, seguiti poi da altri interventi, provenienti questa volta dal ventre dell'IdV.

Mentre i commenti dei primi, Grillo e Travaglio, hanno riportato alla luce i lati positivi della figura politica in questione, esercizio utile per valutare compiutamente il valore della persona in oggetto, gli altri, Donadi e Pardi, hanno invece colto questa fase di debolezza del presidente per colpirlo alla figura.

Stigmatizzando a priori quello che è oggi il silenzio di chi al presidente è stato storicamente più vicino, in riferimento alle uscite di Donadi e Pardi devo invece dire che mi rattrista tanta aggressività, soprattutto se vista contestualizzandola in questi momenti, perché la trovo pretestuosa, leggo in questi comportamenti il tentativo della ricerca di una scena, cosa assai distante dalla volontà di contribuire a fare chiarezza sulla questione. Mi sembra insomma di scorgere dietro a queste uscite il tentativo funzionale al marketing e ai tornaconto pubblicitari di chi si affanna a piazzare per primo il prodotto sul mercato per cercare di riempire un vuoto.

Credo si stia assistendo ad un ennesimo lascito della nostra incerta storia democratica. Adesso che il leader è caduto, non si serrano i ranghi in cerca di conforto, non si tende alla ricerca di una soluzione, ma si esce a raggiera all'esterno del Partito ribattendo i propri aut aut.

E' un comportamento lontano dalla ragione che credo debba caratterizzare il prototipo del politico, lo trovo più simile alle leggi del regno animale, è come se all'odore del sangue appena rappreso sulle ferite del maschio alfa gli altri maschi finiscano per cedere agli istinti ancestrali, ed all'arricciare del naso a quell'odore di morte si finisca col litigarsi la carcassa fumante di Antonio Di Pietro.

Report ha riportato d'attualità quello che è un problema evidente almeno dal congresso del 2010, che è poi la somma di molti problemi, rafforzati dal tramonto della figura politica di Berlusconi, dalla dipendenza osmotica che lega in antitesi Di Pietro a questa figura, ed alla imposizione, naturale, causa inutilità, di scucire la politica del dipietrismo anti berlusconista dalla esteriorità dell'Italia Dei Valori, perché questo ha smesso di garantirci un extra iniziando a zavorrare il nostro gradimento. Come ho detto altre volte, da un po di tempo abbiamo iniziato a puzzare di vecchio.

Il peccato originale del nostro timoniere è comunque stato quello di ostinarsi a far crescere il Partito innestando talee esterne alla sua corteccia, che è radicata in Mani Pulite, nei girotondi e nella società civile, e che ha fatto affluire le brave persone, quelle che soltanto in noi hanno potuto riconoscersi, gente che è agli antipodi siderali dai suddetti innesti, da Razzi, Scilipoti, dai mercanti di tessere, personaggi giunti da noi già tarlati dalla partitocrazia.

La nostra gente, credo verosimilmente, non ha allo stesso modo mai potuto patire la figura dell'uomo-Partito, i molti collassi democratici travestiti da acclamazioni ed i ruoli dirigenziali spesso appaltati ad amici e parenti. La cambiale scaduta oggi, salatissima, consiste nella somma di queste opacità.  

Tutte verità, e quanta tristezza per i simpatizzanti, per i nostri militanti e per gli elettori, umiliati pubblicamente prima con i Razzi e gli Scilipoti, dopo con quanto successo nel Lazio e in Liguria, costretti a vedere il patibolo mediatico di Report con le sue storie trite e ritrite, ed infine basiti davanti al comportamento dei quadri del Partito.

Ma il disfattismo non ci serve, questo momento deve essere affrontato coesi, in maniera costruttiva, ne va della nostra storia. Sarò naif, ma rispondere a questi problemi con i ciclisti in fuga mi sembra l'atteggiamento peggiore per il Partito, serve invece che ognuno si ponga delle domande e ci rifletta pacatamente, che proponga la sua visione del futuro, e serve che queste idee si confrontino e si condensino, democraticamente, e che il popolo dell'IdV sia libero di scegliere la sua strada.

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#IdVStaff

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25 ottobre 2012

Il sonno della indignazione genera mostri

Elsa Fornero (fonte foto Wikipedia)

Pur guardandomi bene dall'evocare i fantasmi del passato, mi trovo ad osservare, non senza amarezza, una delle contingenze dei nostri tempi, e il parallelo fra questi due periodi mi mostra quanto la controriforma stia cambiando la nostra società.

Non c'è bisogno di scomodare né GoyaStèphane Hessel per capire che gli atti dei nostri governanti, nefasti per la stragrande maggioranza della popolazione, sono da qualche tempo accompagnati da una sfrontatezza sopra le righe.

Il ministro Fornero nella fattispecie, un prototipo temibile del neo conservatorismo liberista, ha preso da qualche tempo ad usare le categorie sociali più deboli come degli sparring partner per allenare i suoi artigli di arpia.

Il finto pianto, mediaticamente servito alle italiche comari, un sudario frapposto fra le apparenze e le intenzioni della ministra, è stato il suo tetro biglietto da visita, lo specchio del suo cinismo, mentre la creazione di un esercito di zombie, carne umana ibridata fra il lavoro e la pensione, è stato il compimento del suo mandato.

Ma c'è ancora un cadavere sulla scena del delitto, è una prova e va coperto. Stesso mezzo, una bella uscita "tranchant" via etere ad uso e consumo delle stizzibili comari, e la vittima è accusata di essere l'assassino. Pratica invero affatto nuova fra i neocon.

Il messaggio criptato è il seguente: Le percentuali bulgare di disoccupazione giovanile e le milioni di vittime del precariato non sono il risultato della controriforma, che ha lasciato a marcire sul posto di lavoro i sessantenni, posti che spettavano di diritto alle giovani generazioni di lavoratori, ma delle vittime, dei giovani, che sono diventati Choosy, schizzinosi. Scusate, ma "Vaffanculo!" non glie lo dice nessuno? Tutti col telecomando in mano a vedere J-R??

E' questo stagno silente che è diventato negli ultimi tempi il nostro palcoscenico sociale a fornire al ministro tanta sfrontatezza.

Serve una forte indignazione, perché quel lorfio aggettivo aglosassone apposto davanti alla evidenza di un mercato del lavoro saturo e deflazionato, non è una pessima uscita, ma un'uscita mirata a scaricare una colpa.

Ma oggi è tutta un'altra storia, e la Fornero, pericolosissimo prototipo del neo conservatorismo, può continuare a smembrare il diritto dei lavoratori, mentre una platea di anestetizzati è intenta a giudicare una generazione di giovani fancazzisti.

Non ci sono più argini, e il liberismo deborda, ci investe, ci vince e ci spazza via, e nel mentre dipinge barba e baffi sulle facce dei nostri cadaveri.

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#resitenza

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24 ottobre 2012

The left wing

Gran parte del merito di tutte le sconfitte sociali impartite dai due governi liberisti della XIV legislatura va imputata alla mancanza della sinistra storica nel nostro emiciclo parlamentare.

La sinistra termina al Pd, il partito di Letta e Fioroni, della Confindustria e dei movimenti cattolici.

Con un tale scompenso rappresentativo come sarebbe potuta finire differentemente?

Il risultato è allo stesso tempo una dura lezione per gli indifferenti e per la sinistra sociale ed il suo Aventino, e un monito per il futuro.

Parafrasando Montanelli questa legislatura deve essere un vaccino che ci eviti il ripetersi di una simile sciagura!

Il 2013 é domani, un'altra legislatura col Pd come sentinella sarebbe un colpo letale per i nostri beni comuni.

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#CantiereSinistra

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17 ottobre 2012

Scozia, Fiandre, Catalogna, emerge l'Europa dei popoli


«Al modificarsi di alcuni eventi io cambio il mio modo di pensare.» John Maynard Keynes
Dovremmo interrogarci circa alcuni dogmi stampati all'interno delle nostre consuetudini, e riflettere se il nostro modo di pensare non ci porti qualche volta fuori tempo rispetto agli aventi storici, cose che sembrano granitiche nella loro consistenza e che si rivelano invece fluide, che cambiano, in modo tanto impercettibile quanto inesorabile, ed alle conseguenze che questi fatti hanno sul nostro modo di vivere.

Che cosa accomuna la Scozia, le Fiandre e la Catalogna?

Al netto della xenofobia che ha deviato, ammorbandolo, il percorso della Lega Nord, se contestualizzassimo la vertenza federalista con quanto oggi chiesto da altre regioni europee, come appunto la Scozia, le Fiandre e la Catalogna, col bisogno di questi popoli di uscire dagli steccati angusti dei relativi Stati per sfociare nell'alveo dell'Europa, ansa scavata attraverso il novecento, inquadrando poi il tutto dal punto di vista economico, tralasciando l'ambito democratico (che seguirebbe) riflettendo sui benefici che la dissoluzione degli Stati porterebbe nelle tasche dei concittadini europei (come argomentano appunto scozzesi, fiamminghi e catalani) siamo ancora certi che quello federalista sia un percorso sbagliato?

Riguardo poi al nostro orgoglio patriottico, siamo sicuri che il toscano sia orgoglioso di essere italiano quanto di essere tale? Davvero il lombardo percepisce il siciliano o il campano come un fratello sotto alla stessa bandiera? E da quando? E i secoli di guerre che ci hanno insanguinato dal Medio Evo fino al Risorgimento? E i campanilismi fra città e città? E l'apartheid a cui sono stati sottoposti i nostri concittadini del sud che salivano al nord per lavorare, i cosiddetti "terroni", gli "altri" fino a quando "gli altri" non sono diventati gli albanesi, i magrebini ed il restante sud del mondo conseguente alla globalizzazione liberista?

Quanto del nostro collante nazionale è frutto della retorica? quanto è invece propaganda?

Dimentichiamo che l'essere umano è sottoposto all'orografia, e che questa è fatta di monti impervi e di roccia dura da scavare. Distanze notevoli, strade tortuose, esili ponti, che nei secoli hanno chiuso le generazioni che si sono succedute dentro alle valli, che si sono sviluppate in modo segregato, rispecchiandosi in usi differenti. E l'Italia è una terra dannatamente montuosa, Alpi, Appennini, isole. Credere nella esistenza dell'italiano è pura ipocrisia.

La Scozia, le Fiandre, la Catalogna, il nostro nord est, e tutte le altre realtà locali d'Europa, sono regioni popolate da genti differenti dalle popolazioni vicine sia per dialetti che per cultura. Questa è la realtà europea, e questo è quanto dovremmo valorizzare, non i lasciti delle compensazioni di guerra, linee dritte tracciate lungo meridiani e paralleli che nulla sanno dei popoli inscritti dentro a quei tracciati.

Il futuro dell'Europa potrebbe giocarsi sulla soppressione degli Stati sovrani, e sul passaggio a Stato federale di quello che oggi è l'ente sovranazionale. Alla fine di questo passaggio gli europei si sveglierebbero con una amministrazione in meno, e con tanti, tanti soldi in più da spendere in modo sociale, sarebbero i capitali rinvenienti dalla abolizione degli Stati, quelli che venivano macinati dentro a quelle amministrazioni, soldi utili per migliorare il quotidiano: non solo assistenza, asili, scuole, ospedali, infrastrutture, ma anche redditi di cittadinanza, di studio, soldi sufficienti per operare una rivoluzione copernicana negli stili di vita di tutti gli europei.

Basta la sedicente appartenenza ad un impalpabile orgoglio patriottico a fare da contrappeso a una vita migliore per tutti? C'è una colpa dietro al silenzio mediatico che incombe su questa alternativa?

Sarebbe l'Europa dei popoli, non quella dei burocrati. La immagino pienamente democratica, con una Costituzione federale che si specchia nelle identità regionali, libere di determinarsi nelle relative attuazioni.

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#Economia

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12 ottobre 2012

Comunisti, socialisti, socialdemocratici e liberali, le sfumature denotano l'emiciclo ideologico (IV edizione)


Al netto delle estremità rivoluzionarie, ovvero, riguardo la sinistra dell'emiciclo, agli anarchici e ai comunisti rivoluzionari, contrari a qualsiasi forma di potere costituito i primi, fondamentalisti gli altri (entrambi presenti nella Associazione Internazionale dei Lavoratori fino alla Seconda del 1889) gli altri gruppi vanno secondo me ripartiti secondo tre linee guida:
  1. Diritti sociali l'interesse alla tutela dei beni comuni.
  2. Diritti civili interesse ad espandere le effettive libertà civili degli individui.
  3. Economia la redistribuzione della ricchezza (aliquote fiscali sui redditi).
Comunisti riformisti
  • Contari al mercato, vogliono attuare il comunismo passando attraverso una fase socialista.
Socialisti
  • Favorevoli al mercato, a patto che i mezzi di produzione siano controllati dallo Stato.
  • Concedono diritti sociali e civili.
  • Sono favorevoli alla modulazione della imposizione fiscale con aliquote fortemente progressive partendo dalla esenzione dei redditi bassi.
Socialdemocratici
  • Favorevoli al mercato, i mezzi di produzione possono essere privati, purché controbilanciati da forti contrappesi statali.
  • Concedono diritti sociali e civili.
  • Sono favorevoli ad una modulazione della imposizione fiscale con aliquote fortemente progressive partendo dalla esenzione dei redditi bassi.
Liberali
  • Favorevoli al mercato, i mezzi di produzione devono essere privati, purché controbilanciati da forti contrappesi.
  • Concedono i diritti civili ma sono favorevoli alla privatizzazione dei beni comuni.
  • Sono favorevoli ad una modulazione della imposizione fiscale con aliquote che favoriscono i redditi medi.
Moderati/Conservatori
  • Favorevoli al mercato, che deve essere lasciato libero da contrappesi.
  • Sono contrari alla concessione dei diritti civili e sono favorevoli alla privatizzazione dei beni comuni.
  • Sono favorevoli ad una modulazione della imposizione fiscale con aliquote che favoriscono i redditi alti.
NB post aperto / IV edizione. Ho iniziato questo post più che altro per schiarirmi le idee. Col tempo migliorerà. In questo senso conferme, critiche, suggerimenti, contenuti funzionali al miglioramento di quanto sopra sono benvenute.

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L'ambiente, la politica, la partitocrazia, il lavoro

L'ossigeno: un albero ne emette 20 litri al giorno, nello stesso intervallo di tempo un essere umano di litri ne inspira 200. Servono 10 alberi per ciascun essere umano. Ci sono??

Credo che la nascita della politica si colleghi col maturare di una società, quando dalla fase del "comunismo arcaico" dove gli amministratori prendono decisioni nell'interesse di tutti, si sfuma in quella in cui si inizia a prendere decisioni nell'interesse dei più, in antitesi con i rimanenti. 

A prescindere dalla nascita di questa intrigante creatura, persistono alcuni punti fermi, fissi nell'interesse della intera comunità. L'ambiente è uno di questi.

L'ambiente non è politica, il bisogno di ossigeno e lo smaltimento della anidride carbonica, processata e trasformata in altro ossigeno dall'ambiente, non è nell'interesse di alcuni contro altri. Non possono esistere esseri umani contrari all'ossigeno, tutti amiamo respirare. L'essere umano, che lo voglia o no, è in circolo con la natura, dipende da essa.

L'ambiente diviene politica in modo partitocratico, quando si tratta di difendere posizioni contrarie agli interessi delle masse ma favorevoli ad interessi aziendali, che, appunto, riconducono alla partitocrazia.

Al ricatto dei padroni, al continuo ricorrere alle teorie del mercato, alle chiusure degli stabilimenti, allo spostamento della produzione, alle dinamiche economiche che correlano bilanci aziendali e licenziamenti, utilizzati come scudo ipocrita ogni qualvolta si sentono attaccati a causa di comportamenti ambienticidi, si deve rispondere affermando come ultima istanza la socializzazione degli stipendi dei lavoratori licenziati.

Posta una comunità di 150.000 persone e posto in 1.000 euro l'ultimo stipendio percepito, ogni stipendio socializzato costerebbe alla comunità mediamente 15 centesimi al mese, attribuibili democraticamente in modo progressivo.

#ambiente

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10 ottobre 2012

Interpellanza sugli alberi abbattuti in città, che fine fanno? vengono venduti??

In poco tempo, in un anno all'incirca, sono spariti una quindicina di pini da viale Nazario Sauro. In villa Fabbricotti sono stati invece abbattuti il grosso larice che ombreggiava il prato di fianco alla casina del custode e il grande albero che stava nel vialino che dalla pista di pattinaggio porta all'ingresso sulla piazza intitolata al martire antifascista Giacomo Matteotti. E' stato segato anche un pino centenario in via degli Ebrei. Questo stando ai casi conosciuti, immagino ci siano state altre "potature" magari se qualcuno mi gira qualche altro caso lo aggiungo e facciamo la lista.

Ci vuole una dozzina di minuti per segare un albero, per piantarne un altro e vederlo arrivare alle dimensioni di quello tagliato servono invece una cinquantina d'anni almeno.

Questi alberi stavano sul territorio "da sempre", hanno visto decine di nevicate, centinaia di grandinate, migliaia di mareggiate, mi pare strano che nel 2012 questi grandi vecchi si siano in qualche modo messi d'accordo ed abbiano deciso, all'unisono, di divenire pericolanti.

Quello che segue è una grossa ovvietà, da qualche tempo è diventata il mio mantra, perché le cose ovvie di solito vengono date così per scontate che spesso si finisce per passarci sopra, vengono dimenticate, sono così evidenti da cadere in secondo piano.

Le piante in generale, e gli alberi nella fattispecie, hanno un compito fondamentale, che va ben oltre la connotazione estetica, l'abbellimento dell'ambiente cittadino e l'apprezzatissima ombra estiva. Le piante sono degli scambiatori, assorbono l'anidrite carbonica espirata dalle specie animali che popolo il globo teracqueo ed emettono ossigeno, che è il nostro elemento vitale.

Per sottolineare la cosa, cito da qui il seguente brano:
«L'albero è un filtro che ci permette di respirare aria pulita. Attraverso il processo della "fotosintesi" trasforma l'acqua e l'anidride carbonica in ossigeno utilizzando l'energia proveniente dai raggi solari che colpiscono le foglie. Questo avviene perché sulla superficie delle foglie esiste un pigmento naturale, la clorofilla,che attrae la luce solare. La nascita della "fotosintesi" coincide con la nascita della vita sul pianeta "Terra". Ogni albero produce in media 20-30 litri di ossigeno al giorno, e solo gli alberi producono ossigeno. Ogni uomo necessita in media di 300 litri di ossigeno al giorno per vivere sano.La popolazione mondiale consta attualmente in circa 6,3 miliardi di individui ed ha un incremento annuo pari all'1,3% (circa 81 milioni di persone in più ogni anno). Gli alberi ci restituiscono l'ossigeno che l'inquinamento ci toglie e la civiltà moderna vive sempre più in ambienti inquinati.»
Ne consegue che:
  • Siamo una specie infestante.
  • Per ogni essere umano servono dieci alberi, mi sa che siamo in deflazione.
  • Stiamo distruggendo il nostro ambiente, e lo facciamo per soldi.
Vorrei sapere che ne è stato dei tronchi, partiamo dal sapere se sono stati venduti.

Segue il testo dell'atto, aggiornerò questo post appena ci saranno delle novità.

Aggiornamento: Qui per sapere com'è andata a finire.


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#ambiente

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8 ottobre 2012

Circolo Calamandrei - L'incontro con i commercianti, com'è andata a finire

Questo post segue quest'altro.

Il tagliafuori (fonte immagine Wikipedia)

Contestualizziamo, metto giù un paio di date.

Se è vero quanto sospettavo l'incontro organizzato dal Pd con i commercianti di viale Italia è stato organizzato in fretta e furia lo scorso giovedì, una volta letto il nostro comunicato stampa di mercoledì, nel quale L'Idv manifestava l'intenzione di incontrare gli stessi commercianti il venerdì sera.

Qualora ciò corrispondesse al vero, allora questo "tagliafuori" di cestistica memoria uno scopo lo avrebbe certamente raggiunto.

E che scopo! abbiamo fatto fare un passo nella direzione giusta al grosso pachiderma, qualcosa di molto lontano, di molto più da marciapiede, rispetto alle stanze buie e fumose degli uffici tecnici del comune, luoghi dove i doppi sensi della circolazione divengono sensi unici, dove nascono incroci, ed impianti semaforici, stavolta, grazie a noi, c'è stato l'incontro.

Andiamo ad analizzarlo allora questo contatto. Battocchi constata l'esistenza dell'ennesimo comitato (500 firme) e cestina il fulcro del progetto dell'architetto Visciano per la riqualificazione della viabilità del quartiere Fabbricotti, la chiusura di un senso di viale Italia per far posto a una corsia dell'Atl. Stop, fine dei fatti.

Mi domando in che modo la politica entri nel processo decisionale dell'amministrazione, in che cosa differisca la politica dei politici da quella dell'uomo della strada, se ciò si deve tradurre in un remissivo "obbedisco" davanti alla consuetudine dei parcheggi in divieto di sosta. E' corretto? E' politica questa? Ci serve questa politica??

Quali erano invece le ragioni dell'architetto Visciano? a quanti livornesi sarebbero tornate utili? a più di cinquecento??

Una sconfitta politica è una sconfitta politica, e lo è non solo per il Pd, non solo per il modo di fare politica "alla livornese" fatto di piani studiati lontano dalla gente e di pavidi dietro front, è una sconfitta per tutti, dal bambino all'anziano.

Noi dell'Idv abbiamo invece riscontrato il problema, ci siamo attivati, rendendo pubblica la nostra esigenza di capire anche le questioni dei commercianti, e lo abbiamo fatto in maniera aperta ed onesta, pubblicizzando fin dalla diramazione del comunicato stampa la nostra posizione sulla questione.

Altra roba altro che!

Circolo circoscrizionale Idv
"Piero Calamandrei"

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