12 agosto 2008

Il bios politico di Andrea Petrocchi

Sono nato a Livorno nel 1970 in una famiglia borghese. Sono agnostico, fossi stato cattolico avrei sempre e comunque stigmatizzato le derive cattoliciste delle istituzioni italiane, semplicemente perché molti italiani non sono cattolici e queste derive sono quindi ingiuste.

Sono contrario al principio di sussidiarietà, combinato con quanto sopra lo vedo come uno dei principali responsabili delle derive antidemocratiche di questo Paese.

E sono anarchico, nella misura in cui una persona « [...] pensa di essere abbastanza civile per riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia (visto che l’ha in se stesso) le sue stesse capacità (*)».

Sono comunque riformista, concetto che include un ordine costituito e che è quindi antitetico all'anarchia, perché credo che il tutto debba essere contestualizzato, senza procedere per assolutismi. Ritengo che quello che oggi noi chiamiamo "progresso" tenda a creare individui poco inclini al rispetto dell'altro. Se è vero che la rivoluzione deve iniziare dentro di noi (*) allora non è tempo per l'anarchia.

Credo fermamente che l'impalcatura democratica del nostro Paese sia stata eretta in modo sano, per questo sono riformista e non rivoluzionario. Non è la stanza dei bottoni ad essere sbagliata, il problema è chi ci sta dentro, perché non preme sui tasti che attivano l'equa redistribuzione della ricchezza nazionale.

Ritengo che gran parte della colpa di questo risultato ricada sugli italiani stessi, su quella parte di nostri concittadini che spesso con i politici finisce per colluderci, fino a creare il rapporto osmotico che genera il modo distorto in cui ci scegliamo la nostra classe politica, e che ha mandato in loop il modo stesso di percepire la cosa pubblica.

Sono infine un guevarista, che non è un riformista, quando mi impongo di resistere davanti a una ingiustizia. Nel testo provvisorio della nostra Costituzione c'era il secondo comma dell'art 50, che recitava così: « Quando i poteri pubblici violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all'oppressione è diritto e dovere del cittadino.»

Sono quindi anarchico, riformista e guevarista, e lo sono perché nella vita tutto è relativo.

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Sono per la socialdemocrazia, per chiudere la forbice fra i poveri e i ricchi, garantendo la mobilità sociale intergenerazionale, e sono per la saldatura fra la borghesia proletarizzata e i proletari, che per me è la via che conduce al nuovo.

Sono per il sistema scandinavo, la società aperta, il bar di Guerre Stellari.


QUI per leggere alcune mie idee.