29 aprile 2012

Attacco frontale a Beppe Grillo

Prima Napolitano, poi Bersani e Casini, a guardare la televisione e a leggere in giro pare che l'abbaiare contro Beppe Grillo sia diventato l'ultimo mantra dei politici nostrali. Attacco frontale, branco compatto bi-partizan, arbitro compreso.

A monte dei guaiti e dei latrati c'è sicuramente la visione di una qualche velina relativa ai sondaggi di voto degli italiani, messa poi in parallelo con i presagi sulla durata residua del presente governo. E da li tutti a tremare sui relativi scranni.

Di questa situazione la cosa che mi fa sganasciare è che questa nostra classe politica, arroccata fra i suoi bodyguards, ha finito col perdere il contatto con la realtà, fra questi bramini c'è difatti ancora qualcuno convinto di avere una qualsiasi referenzialità. Credono di poter influenzare le masse, invece l'unico risultato raggiunto è quello di pagare della ottima pubblicità al comico genovese.

Quella su Grillo è una ammenda fetente, chiesta però dall'ultima fra le persone credibili, che suona quindi come il buon passa parola di una volta.

Insomma, è notte, e in cielo c'è una luna grande così. E c'è una gran cagnara, ululati timorosi volti a questa grossa chiazza lattiginosa, nella speranza che questa invece di schiacciarglisi addosso prenda e se ne vada via.

Che risate quando si renderanno conto della vacuità dei loro ammonimenti, presumo andranno a scomodare il Papa.

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#BeppeGrillo

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25 aprile 2012

Circoscrizione 3 -discussi in Consiglio i miei tre (cinque) atti

Il lungo canto del cigno della Circoscrizione 3 ha fra le sue conseguenze anche una estrema rarefazione dei consigli di circoscrizione. Questo per un produttore seriale di atti come il sottoscritto porta una consguenza scomoda, il monopolio di fatto del consiglio stesso. La colpa non è mia ma di chi decide di fare consigli operativi a cadenza semestrale, spero che la fine della legislatura porti ad un riavvicinamento delle riunioni. Intanto, per mimetizzare la apparenze ho cointestato un paio di atti col collega di Sel, che li ha illustrati al posto mio.

Gli atti in questione sono i cinque rimasti fino ad oggi senza risposta. A voler essere pignoli gli atti potrebbero essere considerati addirittura sei, uno extra-circoscrizionale, perché la mattina sono andato a parlare con l'assessore Bettini del progetto del raddoppio dei posti auto del parcheggio di via Accademia Labronica, progetto ahimè cassato (faranno un parcheggio tutto nuovo oltre l'Aurelia, voglio vedere quanti residenti saranno disposti a stracciarsi i polpacci nello scatto per non farsi mettere sotto mentre attraversano).

Per quanto riguarda i due atti cointestati: l'avvisatore luminoso ai lati dell'attraversamento pedonale di viale della Libertà di fronte al parco pubblico di Villa Fabbricotti sarà sistemato entro il 26 aprile (se non pioverà). Riguardo i dissuasori al parcheggio abusivo nella zona panchine di via Accademia Labronica, credo di aver subodorato quanto segue: avevamo chiesto di mettere due pioli per evitare che le vetture salissero la zannella e parcheggiassero sulle panchine, invece hanno raddoppiato le panchine mettendone altre due a fianco delle due esistenti. Politicamente il discorso starebbe per «C'è penuria di parcheggi, lasciamo che i residenti parcheggino abusivamente e spostiamo le panchine più avanti, dove le auto non arrivano». E' agghiacciante me temo sia andata proprio così. Comunque, il presidente garantisce che a breve metteranno anche i piolini, magari, se è un mio lettore.

Riguardo i tre atti prodotti esclusivamente da me, mi hanno stoppato l'interrogazione sugli orti sociali, la discussione è stata inibita applicando il regolamento alla lettera (credo primo caso dal 2009). Comunque, se il quadrilatero via dell'Ambrogiana - via Goito sarà dato alla amministrazione comunale, mi impegno fin d'ora  a riproporre il tutto sotto forma di una interpellanza, atto che legalizzerà il dibattito. Qualche boccuccia (della maggioranza) si opponeva alle ottime connotazioni sociali (interazione fra ortolani, solidarietà familiare, benefici economici) obiettando che gli orti, visti dalle palazzine, sono brutti. C'è Maria Antonietta in circoscrizione, e non lo sapevo. Il secondo atto era un'altra interrogazione, riguardo il cancello del parco pubblico di villa Fabbricotti, che rimane sempre chiuso obbligando chi vuole accedere all'interno a passare da due porticine laterali. Questi due accessi non sono abbastanza larghi da far passare i passeggini gemellari fronte marcia, conosco due casi in cui chi porta al parco i gemelli a bordo di detti passeggini è obbligato a fare il periplo del parco per entrare dagli ingressi secondari. Risposta dell'ufficio giardini (noto per la vicenda dello scivolo-killer): "Vogliamo i nomi." Letta la risposta è venuto giù il consiglio al completo, Udc e opposizione inclusi, abbiamo dato un segnale di coesione notevole, che il presidente dovrà riferire. Ultimo atto la vicenda dei parcheggi per i disabili, nonostante fosse una interpellanza non c'è stato grosso dibattito, ho segnalato al presidente di riferire ai vigili una zona ben delimitata sulla quale indagare, spero abbia recepito. Informerò in caso venga messo al corrente di eventuali seguiti.

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#Livorno

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Aggiornamento: "atti cointestati": I dissuasori luminosi sono stati effettivamente riparati. Hanno anche recintato la piazzola fra via Accademia Labronica e viale della Libertà, ora le macchine non possono più salire sulla zannella. Stamani su quattro panchine disponibili tre erano occupate, una soddisfazione!!! 

21 aprile 2012

Evviva il post-post berlusconismo!


Quanto è facile andare fuori moda di questi tempi! fino a qualche mese fa Berlusconi pareva avere più vite di un gatto, e oggi già ci accingiamo a cassare il successore, quello dell'intervallo apolitico, l'inamidato grigio, colpito e affondato da due giovani virgulti, Pisanu e Dini, che lo hanno inoltre impallinato per sbaglio, vittima del fuoco amico e della politica delle grandi opportunità di questi giorni.

Il direttore dei lavori per lo sbancamento de "Il Grande Centro parte II"(ricordate l'Api e i finiani?) ovvero Pierferdinando Casini, si è sperticato in garanzie, assicurando che non tirerà la giacca di Passera fino alle prossime politiche.

Ma non basterà, perché i due transfughi spostano del peso importante dal Pdl all'Udc (o come vorrà chiamarsi in seguito) turbando irrimediabilmente gli equilibri che garantivano la stabilità del governo Monti.

La trovata di Casini ha rotto l'equilibrio, e nulla potrà nemmeno il Pd fluidificante degli ultimi tempi, quello disposto a bere di tutto (l'alternativa è la sberla alle elezioni anticipate).

Il rilancio di Alfano sul nuovo Pdl ne è la riprova, Casini per i pidiellini è sexy come Britney Spears ai tempi di Enron, Berlusconi sbotterà, e Monti già si squaglia come una candela.

Il buono lo tengo in fondo, c'è una novità, un fatto positivo per la politica italiana: A un Berlusconi già oltre l'orizzonte segue il tramonto del bipolarismo imperfetto chiave di volta dell'era berlusconiana, quello che a un centrosinistra ha opposto non uno ma due centrodestra.

Alchimia del gran fattucchiero intupettato, che tramite tre emittenti nazionali, alcuni quotidiani e vari rotocalchi riuscì a far passare per votabile quelli che prima venivano additati come partiti fascisti e xenofobi.

Di ciò dobbiamo rallegrarci, la nebbia si dirada, c'è Casini e c'è la Dc, abbiamo fatto un largo giro e siamo tornati dove eravamo, al netto del grande vuoto a sinistra e delle fughe centriste del Pd.

Viviamo tempi pericolosi.

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#Piddì

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18 aprile 2012

L'Europa che vorrei


Ogni cittadino europeo finanzia con le proprie tasse il sostentamento di vari parlamenti.

C'è l'europarlamento e il parlamento nazionale, poi, passando a livello locale, il consiglio regionale e quello comunale.

Tengo fuori dai conti le provincie, stralciate dalle prossime elezioni, ma che tutt'oggi costituiscono qui da noi un ulteriore "girone" amministrativo.

Ciascun cittadino italiano osserva quindi attorno a se lo sviluppo di quattro cerchi concentrici, da quello più vicino, l'amministrazione comunale, a quello regionale, poi l'amministrazione statale, e infine il parlamento europeo.

Sono cerchi che si ergono in maniera esponenziale già oltre la dimensione comunale, se ne sentono gli echi, osservati e ribattuti dai binocoli dei media, quando dall'alto cade qualche tegola, mai niente di buono, nuove tasse, tagli ai beni comuni.

A osservare bene, di questi quattro cerchi ce ne sono due che tendono a sovrascriversi, assorbendo inutilmente il gettito dei contribuenti.

A questo punto poniamo un dogma, l'ottica europea, che pare sia la strada intrapresa da questa nostra vasta comunità.

Passando dal punto di vista del cittadino a un altro, un punto di vista che guarda il "sistema Europa" da fuori, che cosa vediamo? Una piramide tronca, un vertice mozzo, perché la maggior parte delle decisioni viene ancora presa a livello nazionale, la punta della piramide, l'europarlamento, è sfilacciata dal resto dell'Europa.

Se per i territori abbiamo le regioni, se per i massimi sistemi abbiamo gli Stati, a che cosa ci serve il parlamento europeo?

Ma se, e qui torniamo al dogma, noi europei abbiamo scelto un vertice comune, la domanda di sopra va ribaltata in: A che ci servono oggi gli Stati se al vertice abbiamo posto l'Europa? Il parlamentare di troppo non è quindi quello europeo ma quello nazionale.

Altra domanda da porci è:

«Quanto ci costa il mantenimento della macchina statale? »

Moltiplichiamo la somma per tutte le stelle della bandiera europea, quanti beni comuni otterremmo con il rinveniente della loro abolizione? Siamo sicuri che, una volta informati circa il drenaggio di risorse pubbliche rappresentato dalle impalcature delle macchine amministrative statali, non emerga fra noi europei una consapevolezza maggiormente eurocentrica?

Perché su questo tema non c'è dibattito? per calcoli che esulano dalla tutela del bene pubblico, che preferiscono tenere l'oggetto di un dibattito scomodo chiuso in un cassetto? Gli stipendi, i gettoni, le pensioni, e tutti gli interessi economici che gravitano attorno alla "politica".

Altra domanda: Quanto stiamo pagando per questo esperimento confederale? Quanto l'attuale forma assunta della Unione Europea soddisfa i suoi cittadini?

La massa specifica delle amministrazioni nazionali, oberate dai relativi conti pubblici, metastasi frapposte fra Europa e regioni, generano cittadini con diritti differenti. Come stiamo osservando durante questi mesi, Grecia, Portogallo, Spagna, Italia, Irlanda, gli abitanti delle regioni che formano queste nazioni non hanno la stessa percezione del futuro dei cittadini che vivono nelle regioni francesi o tedesche. Il paradosso attuale si sintetizza in parlamentari eguali eletti da cittadini diseguali.

Quanti cittadini europei sarebbero disposti a venire a patti con questi debiti ponendo come contropartita un trasferimento dai frammentarismi delle competenze statali a una giusta amministrazione centrale?

L'Europa che vorrei è l'Europa delle regioni, costituita da un parlamento europeo volto alla formazione e la tutela di cornici legislative regionali, che lascia alle regioni ed alle successive ramificazioni e capillarità autodeterminazione riguardo i relativi quadri. L'Europa come vertice quindi, e sotto la Toscana, l'Andalusia spagnola, la Lorena francese, la Baviera tedesca e così via.

Gli Stati stanno alla Unione Europea come le provincie stanno ai comuni, faranno la stessa fine?

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#Politica
#Europa

Fonte (costo parlamentari italiani)

15 aprile 2012

La globalizzazione è una pippa



Questo post è uscito su "Cronache Laiche"

Il fatto che il tasso di crescita della economia cinese abbia subito una contrazione (per la quinta volta consecutiva, rilievi trimestrali) dovrebbe farci balzare dalla sedia e sciamare verso il più vicino supermercato a fare incetta di scatolame. Invece niente, per adesso tutto tranquillo.

Eppure anche l'ultimo dei quadrumeni sa che la tela tessuta in questi ultimi anni dalla economia occidentale dei capitali (privati e non di tutti), economia esangue, anemizzata dalle barbariche scorribande delle locuste della finanza (finanziate dai nostri governi, uno scempio ed un incesto) è impalcata sul boom del fu "Celeste Impero".

Guardando a ciò che è stato alle nostre spalle vediamo quello che segue un boom, ovvero uno "sboom". E' statistico, basta vedere la parabola italiana, dagli anni sessanta a oggi, oppure osservare la dinamica giapponese, che negli anni ottanta ruggiva come la Cina di oggi e che ora è in stagflazione da trent'anni, oppure gli Stati Uniti, dai baby boomers a Regan.

Adesso tocca ai cinesi, la cui economia non poteva espandersi all'infinito, gente che a prescindere dovrà iniziare a guardarsi allo specchio, cogliendo l'insostenibilità che sta a monte del lavorare la domenica mattina, del non avere sindacati, del vivere nell'inquinamento, facendolo in una Repubblica socialista.

Una recessione cinese non significa soltanto una recessione globale, se questi smettono di crescere chi comprerà i dollari agli americani? E chi garantirà il salvataggio del nostro piccolo staterello quando questa immane burrasca ci cadrà addosso?

Ci hanno inoculato alcune purghe mentali, c'è quella del mercato del lavoro, che deve essere dinamico, quella del vincolo di bilancio, che deve essere in pareggio, quella sui beni comuni, che devono essere economicamente sostenibili.

Perché? perché investono le multinazionali, e aprono bottega se il mercato del lavoro è dinamico (bugia,  la leva è la tassazione favorevole). Perché sennò gli investitori, quelli grossi, quelli esteri, rallentano il finanziamento del nostro debito. Ed infine (terza risposta) perché il riassorbimento del nostro debito pubblico "pare" abbia la precedenza sul mantenimento dei beni e dei servizi comuni, ce lo chiede il mondo.

A dispetto dei gangli nei quali ci stanno portando i neoliberisti e le loro controriforme, sintetizzando, mi pare di poter essere in grado di sostenere che l'averci interconnessi a questa griglia globale ci abbia reso dipendenti dall'estero e quindi deboli e ricattabili.

Penso ad esempio all'Islanda, che è energeticamente indipendente, poi guardo qui, a tutti quei tubi ai quali è attaccato questo Paese, se la Cina crolla la mia cucina a gas quanto ne risentirà? poco? così-così? zero gas? bolletta stratosferica????

Senza giungere a parlare di autarchia, comunque, se fossimo stati meno dipendenti dall'estero, tipo riguardo i suddetti approvvigionamenti energetici, non sarebbe stato un male.

Senza tirare in ballo l'eolico o il solare, vedendo quello che ci offre la nostra orografia, siamo un Paese geograficamente predisposto all'idroelettrico, invece di chiedere gas ai russi e al nord Africa (stabilissimo) non era forse meglio investire in qualcosa del genere? Gli islandesi lo hanno fatto, si sono guardati cosa offriva il territorio e si sono approvvigionati energicamente con la geotermia, mica si sono messi a tirare giù tubi fino alla Russia.

Perché se domani crolla l'economia globale gli islandesi hanno caldo ed elettricità, noi invece siamo al freddo e al buio, perché abbiamo colto al volo le infinite opportunità offerte dal mondo globalizzato.

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9 aprile 2012

Un parallelo fra il Pd labronico e l'ecosistema australe al tempo dei primi sbarchi degli inglesi

Quello del Pd labronico è lo stesso problema incontrato dai marsupiali quando arrivarono gli inglesi.

Ai tempi del Pci sui banchi della opposizione sedevano dei noti democristiani.

Poi al Pci sono succeduti i post comunisti e infine sono stati fatti entrare pure i naufraghi della balena bianca, gli stessi nomi noti che fino a poco prima facevano da contrappeso al Pci.

Erano finiti tutti dalla stessa parte, era venuto meno un qualsiasi straccio di contrappeso politico.

Quando gli inglesi sbarcarono in Australia rasero al suolo mezzo ecosistema col primo colpo di tosse, perché l'Australia è un isola, e quelle specie fino a quel momento erano prosperate protette dal mare.

In questa ottica vanno inquadrati i fatti di questi ultimi due anni fra l'Idv e il principale conglomerato di maggioranza.

Siamo noi oggi il secondo contrappeso, il check and balance che mancava, e stiamo svolgiamo questo compito al meglio, e le loro reazioni, dalla guerra a Romano alla espulsione di Bogi, fino alla propaganda su Il Tirreno vanno inquadrate in questa ottica.

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8 aprile 2012

Due congetture a monte del collasso della Lega: i salvacondotti del Cav e la gestione «In House» degli elettori di destra



Un paio di sondaggi presi a caso, usciti a ridosso dello scoppio del bubbone che sta affondando la Lega Nord ed elaborati a monte dei relativi fatti di cronaca, davano il partito fra l'8 e il 9%, allego i link in basso come al solito.

Tradotto in numeri, fino a pochi giorni fa erano tre milioni e passa gli italiani che, remi in barca, galleggiavano fuori dalla maggioranza parlamentare che sostiene l'attuale governo.

Elettori della miglior specie i leghisti, gente "ventriloqua", uno spreco per l'attuale maggioranza, specie di questi tempi, con l'ago della bilancia che segna i destini in chiave 2013 mai così incerto fra centro destra e centro sinistra e per le dinamiche interne ai due schieramenti.

Ed ecco che, quasi contestualmente con l'appiedamento di Berlusconi ed il successivo aventino, la Lega inizia a scricchiolare, fino al crack di questi ultimi giorni.

Scricchiolii e cedimenti, come se a un certo punto qualcuno avesse rimosso un trave portante per divertirsi poi a contare i minuti che lo separano dall'ineludibile collasso strutturale.

Che fosse proprio Berlusconi quel trave? o i salvacondotti che questo garantiva a Bossi, alla famiglia, giù fino a tutto il Cerchio Magico, a garanzia di prosperità impunita sulle spalle della base del partito?

La base, notoriamente granitica quella leghista, la vedo vacillare e macinarsi sotto il peso di questi scuotimenti, lo scandalo della distrazione dei fondi del partito è quanto di peggio in termini di popolarità per un qualsiasi condottiero politico.

Ed è questa una delle riflessioni che mi portano a pensare che dietro a questa vicenda ci possa essere qualcosa di pilotato.

Chissà se le indagini delle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria siano state oggetto di qualche imbeccata, certo è che questo fatto è una mazzata tremenda alla credibilità della ditta Bossi & co. e che i prossimi sondaggi ci mostreranno una situazione assai diversa dai precedenti, un travaso di intenzioni di voto in uscita dalla Lega ed in ingresso nel Pdl, o nel primo partito della galassia di centro destra che ammiccherà a questi elettori.

Vedremo cosa resterà di quelle percentuali, ciò che è certo è che la Lega Nord ha subito un colpo durissimo, probabilmente letale.

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#LegaNord

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5 aprile 2012

Sinistra, fine del lungo oblio?

Paul Ginsborg



Per noi cuori di sinistra abbacinati dall'algido refrain dei liberalismi del Pd e dal vuoto pneumatico nichilista che è la sinistra dell'emiciclo parlamentare di questa legislatura, per noi caparbi sotto i fischi e le bordate dei conservatori, si é accesa una speranza.

Sta girando un manifesto, a firma del girotondino Paul Ginsborg e di Guido Vitale, un manifesto in difesa dei beni comuni. Il testo circola (pare solo offline qui per il testo) raccogliendo consensi, si parla di Vendola e di De Magistris, si parla addirittura di Landini.

C'è un barlume lungo quella brughiera desolata che è la sinistra italiana dei giorni d'oggi. E siccome la notte è lunga, fredda e senza stelle, in quella luce vedo senz'altro un evento da festeggiare.

Quel barlume è un campanello di compagn* che hanno acceso un fuoco. Questo post è il mio modesto contributo affinché altra gente sia messa al corrente circa la sua esistenza. Intanto mi siedo e tiro il fiato.

Riuscirà la trasformazione in qualcosa di serio, qualcosa in grado di sovrascriversi a quel pasticciaccio brutto che è la galassia impalcata dei vecchi nomi?

Speranza destinata a rimanere sospesa a lungo. Attendo i prossimi eventi e spero nella pubblicazione del testo, intanto mi siedo e mi guardo attorno.

Dalle condivisioni dell'articolo con cui è stata diffusa questa notizia, articolo che riporto come al solito in basso fra i link, mi pare di vedere che altra gente stia sedendo accanto a me, e sorride munita della mia stessa speranza.

La speranza in qualcosa di bello da costruire.


Grazie a Stefano Orsi per la condivisione in rete della fonte.


Aggiornamento: qui per il seguito.

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#CantiereSinistra

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3 aprile 2012

Politica vs populismo in due righe

La Politica ha bisogno di ortogonalità. I cerchiobottismi non sono politica, non chiudono la figura, non sono la logica del politico, sono quella del venditore.

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1 aprile 2012

Riforma dell'art. 18 - pretestuosa l'associazione col mercato del lavoro

Se si osserva un quadro, ma la sua cornice è inappropriata, oppure questo quadro è attaccato storto, chi osserva l'opera non riesce ad apprezzarla degnamente, per i dubbi sulla cornice o sul come mai questo quadro sia stato attaccato storto.

Per l'osservatore la situazione finisce per diventare fumosa, si finisce col non capire, col farsi un'idea non sana sulla questione.

Qui da noi, e come ho avuto modo di capire pure in molti altri posti, la politica percepisce l'opinione pubblica (brutto termine oggettivizzante attribuito a una massa di soggetti eterogenei) come il principale ostacolo frapposto fra se e la realizzazione del proprio mandato.

Nei dibattimenti relativi alle varie lotte sui vari casi, come quello attuale sulla riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, osserviamo che chi propone le riforme tende a mettere a fuoco solo aspetti particolari della vicenda, descrivendo un quadro della situazione avulso dalla sua cornice.

E' un po come quando un sommergibile braccato da un incrociatore libera in mare dei falsi segnali per evitare di farsi beccare dalle mine di profondità.

L'osservare la facilità con cui i nostri politici masticano questa politica, lo svicolare dai concetti risegandoli in un'ansa per poi estraniarli dal rimanente e quindi snaturarli e renderli incomprensibili, il cadere facilmente sempre dentro la solita vecchia trappola, in non aver ancora maturato anticorpi, dimostra l'acerbità della nostra democrazia, l'intorpidimento dei nostri sensi democratici, di qunto siamo facili all'assoggettamento e di quanto della cosa i principali responsabili siano quelli che alla politica dovrebbero fare delle domande.

In questo campo il ministro Fornero insegna, infatti, relativamente a quanto si dibatte oggi sulla riforma del mercato del lavoro, manca la cornice, manca il chiodo e pure la parete.

Qual'è il motivo che ha portato Fornero e soci a fare pressing sull'art.18? credo sia stato il cercare di far ripartire il mercato del lavoro, incipit nobilissimo.

Ma se a monte c'è questo, la riforma dell'art.18 rappresenta una strada (un sentiero piuttosto contorto) che passa (indirettamente) per il bersaglio.

Ce n'è un'altra di strada, ben più a monte di quella presa, ed è dritta nella sua elementarità.

Se sono i nuovi posti di lavoro quello che cercano perché non arrivarci abbassando la tassazione sulle aziende? forse non costano anche gli ammortizzatori?? perché non abbattere qualche muraglia burocratica posta fra le aziende ed il loro sviluppo? perché non trovare il modo di attrarre capitali stranieri, magari aprendo mercati asfitticamente chiusi alla concorrenza, i famosi stagniucci bazzicati dalle sole aziende italiane per il loro esclusivo godimento?

Ecco che arriva la cornice appropriata e pure la livella, ora il quadro è ben dritto sulla parete, iniziamo a goderne l'opera del maestro.

Quella della riforma dell'articolo 18 come fine per far ripartire le assunzioni è quindi secondo me un pretesto, in realtà si vuole indebolire i sindacati consentendo ai padroni delle aziende di scrollarsi di dosso dipendenti sgraditi.

Questo è quanto scritto sulla somma del monte di questa faccenda, e questo è il reale mandato della Fornero.

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