20 ottobre 2011

Livorno - ottantadue appartamenti popolari occupati da altrettanti fascisti.

«Me ne frego!» era il motto dei fascisti del ventennio e «Me ne frego!» è stato senza dubbio l'incipit di tutte quelle persone che negli anni hanno saltato a piè pari la lista di attesa per l'attribuzione di un alloggio popolare e sono entrati di forza in una casa non loro.

Chissà quanti di questi abusivi si professano "di sinistra", quanti si riempiono la bocca di pensieri democratici, quanti si preoccupano della deriva sociale della nostra città.

Se davvero vogliamo cambiare questo posto non è a Berlusconi che dobbiamo guardare, a confronto con questi fatti e con questo lassismo istituzionale Berlusconi diventa una pagliuzza in un occhio.

Il cambiamento deve avvenire principalmente in noi. Questi fatti vanno stigmatizzati, questi "ascessi sociali" vanno curati, a maggior ragione quando avvengono "dietro l'angolo di casa", perché è qui che generano disintegrazione sociale.

Mettiamoci dunque "nei panni" di queste ottantadue famiglie di Livorno, che si sono rispettosamente messe in fila, osservando la propria domanda procedere lungo la lista delle attribuzioni, pregustando l'arrivo del giorno in cui  all'illusione si sostituirà la realtà ed avranno finalmente un tetto sotto al quale vivere.

Per poi vedere in questo diritto una meta che si allontana, quando si viene a sapere che la casa attribuita alla propria famiglia, «casa nostra», ci è stata scippata fra le mani.

Ad oggi sul tavolo di Casalp, l'ente livornese delle case popolari, ci sono 1781 richieste inevase.

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