15 ottobre 2011

Kossiga vive (e lotta con loro)

Mentre a Londra un oceano di persone protesta pacificamente ascoltando Julian Assange, mentre in ottanta nazioni migliaia di eventi vedono fluire per le strade negli stessi momenti chilometri di folle pacifiche, a Roma, chissà perché solo qua, alcuni gruppi, schegge impazzite diremmo, si staccano dal corteo, fino a quel momento pacifico, ed iniziano a scontrarsi con le forze dell'ordine.

"Sembrava di essere tornati a Genova" dice qualcuno. Eh già, fin troppo simile, quasi da sembrare ciclostilato. 

Parliamoci chiaro, come mai ci sono stati disordini soltanto a Roma? Come mai 'sti fantomatici Black Bloc, nome anglosassone, sono ormai attivi soltanto in Italia? ma siamo sicuri che queste persone stessero davvero protestando contro la socializzazione delle perdite delle banche?

Oppure sono stati invitati da altri?? Oppure la manifestazione stava riuscendo troppo bene?

Il tutto ad uso e consumo dell'utente televisivo medio, quello che sta al passo leggendo Signorini e che da oggi al suonare del campanello oltre allo zingaro, al negro e al drogato prima di togliere la catenella avrà da guardarsi da un nemico in più.

A chi ordina queste messe in scena vorrei dire che i destinatari di questi spettacoli, gli influenzabili, ce li siamo persi già dai tempi di Drive In, che per la riprova basta vedere alla voce "primo ministro italiano", e che ormai questi clienti fissi sono inamovibili, voteranno Berlusconi fino alla morte (o fino a quando qualcuno non insegnerà loro ad usare il pc) sono insomma uno zoccolo duro, li avrete alle prossime anche senza queste bieche sceneggiate.

L'unico risultato rammentabile a cui possono mirare questi cosiddetti Black Bloc è il riuscire prima o poi a fare un altro Carlo Giuliani o un'altra Giorgiana Masi, spezzare una vita per fidelizzare dei gonzi, non ne vale assolutissimamente la pena.

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