30 settembre 2012

Politica 2.0, il futuro, la fine del politico "generalista"

Man mano che ci addentreremo nel web 2.0, con l'accesso di sempre più persone a queste agorà digitali, ci accorgeremo che alcuni comportamenti cerchiobottistici, caratteristici del politico alla vecchia maniera, tenderanno ad essere sempre meno appaganti e sempre di più stigmatizzati.

Oggi i politici sono portati a stoppare alcune iniziative per paura di perdere consenso urtando la suscettibilità di una fascia di possibili elettori.

Un esempio lo si potrebbe trovare nei problemi di traffico veicolare privato, la risposta non viene data ma si trova nel trasporto pubblico locale, che (e qui ci metto un bel "secondo me") può essere potenziato trovando risorse (quindi più passaggi, più tratte, quindi una maggiore comodità di utilizzo) tramite la sostituzione dell'utile da biglietto o da abbonamento con una tassa lineare su tutta la cittadinanza, lasciando accesso libero agli utenti sulle vetture (pratica devo dire già sperimentata in qualche città, non su Marte, qui in Italia. A Livorno è arabo).

Perché la politica non affronta il problema? Per i suddetti calcoli utilitaristici.

Però però.

Per prima cosa, quando si scontano gli indirizzi politici con i tornaconto elettorali si tende ad uscire dalla politica ed a entrare nel marketing, e questo è una tomba.

Eppoi, ed è qui che entra nel conto il web 2.0, il comportamento cerchiobottistico, con le sue continue correzioni di traiettoria, alla lunga tende a scontentare sia il cerchio che la botte, creando una percezione generale che da sul freddino.

Invece - e qui torna prepotente la fede ideologica - chi mantiene la barra dritta, passando sopra al marketing, si troverà é vero una fazione contraria, sempre la stessa, sempre ad esempio "cerchio" (e quella la si perde, perché così dev'essere) ma si avrà l'altra costantemente e pienamente in traccia.

hashtag
#politica

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