10 settembre 2012

Congetture sulle simpatie fasciste di Topolino


La prima apparizione del topo in mutande è datata 1928, la sua fama lambisce il regno d'Italia già nel 1930, mentre la guerra d'Etiopia è del 1935. Tre date, sono i fatti, seguono le congetture. 

La propaganda americana usa radicare le proprie convinzioni già dentro le menti dei più giovani, quello che ai giorni nostri combina la multinazionale dei fast food più famosa al mondo infilando i giocattoli nei suoi pacchettini alimentari per sedurre i bambini e in modo contingente obbligare i genitori e portargli i figli per farne dei clienti è soltanto un affinamento di quanto accadeva già durante la seconda guerra mondiale, dove gli eroi dei fumetti americani facevano consenso prendendo a calci nel sedere le caricature di Hitler e Stalin.

Nel '35, anno della guerra d'Etiopia, Stati Uniti e Italia erano ancora lontani dalle posizioni contrapposte della seconda guerra mondiale.

Che ci fa il suddetto topo in versione allegro volontario coloniale nel soggetto di una canzone di propaganda fascista intitolata "Topolino in Abissina"?

Mi domando se a quel tempo il fascismo abbia chiesto aiuto al topo più famoso del mondo per radicarsi nelle menti dei giovani nostrali, e mi chiedo se alla azienda proprietaria dei diritti sul topo ne abbiano saputo qualcosa, se fu fatto un abuso in barba ai diritti di copyright o se gli americani abbiano deliberatamente accettato di fare business col Duce permettendo che al topo fossero messe in bocca frasi del tipo:
«Appena vedo il Negus lo servo a dovere. Se è nero lo faccio diventar bianco dallo spavento!»
oppure
«[...] Ho promesso alla mia mamma di mandarle la pelle di un moro per farsi un paio di scarpe!»
e
«A mio padre manderò tre o quattro pelli per fare i cuscini della sua Balilla, e a mio zio un vagone di pelli perché fa il guantaio!»
Sono parole che aggrottano la fronte, ecco il video.



Premettendo che il mio avvocato non vale gli studi legali dell'azienda proprietaria dei diritti sul topo ringrazio il collettivo Wu Ming per la condivisione in rete di questo post, grazie al quale sono venuto a sapere dell'esistenza dell'antipatica canzoncina.

Ne consiglio la lettura, si parla di un gerarca al quale quest'anno un comune della provincia romana ha realizzato un sacrario. Soldi pubblici, sogno che un giorno ogni italiano si rechi in quel posto e con martello e scarpello si porti via un mattone, lasciando alla natura il compito di riempire la cicatrice nella nuda terra.

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