11 dicembre 2013

La classe media, croce e delizia dei nostri tempi

Questo post intende chiudere un discorso iniziato da altre parti, dal Gilioli in particolare, stimatissimo giornalista, e intende farlo per due motivi particolari: il primo, ovvio, credendo di dare un contributo utile a espandere un nascente dibattito su quello che credo sia il vero nocciolo della situazione qui da noi, e il secondo perché si inizia finalmente a dibattere su di un argomento, la classe media, la cui angolarità socioeconomica è oggettivamente evidente. Su questo tema mi sono speso ampiamente in tempi più o meno recenti.

Inizio riportando il link al post di Gilioli, che è intitolato "Il ceto medio che ci meritiamo", eccolo, buona lettura, a seguire il mio contributo.
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Inizio plaudendo all'ottimo parallelo sulla frammentazione culturale della nostra classe media, cresciuta senza le polarizzazioni sociopolitiche proletarie. Poi estrapolo il seguente brano:
« Però è il ceto medio che fa la condizione di un Paese: la sua prosperità o il suo disastro, il suo ottimismo o la sua disperazione, la sua civiltà o il suo fascismo. Noi abbiamo il ceto medio carico di paure e di rabbia di cui ci parla il Censis: in difficoltà quando deve affrontare spese impreviste, terrorizzato dalle bollette e dalle lettere di Equitalia, in cerca perenne di promozioni nei supermercati, che ha tagliato i cinema e i ristoranti.»
Dovremmo domandarci cosa abbia spinto la classe media in questo stato, la risposta è che è il Sistema a volerla cinica, la vuole priva della libertà intellettuale, chiusa dentro alle batterie, perché la massimizzazione del suo compito data la sua importanza economica è il Pil, ed è questa la dottrina che dovremmo iniziare a combattere, non solo in Italia ma nell'intero occidente.

I segni che la classe media si porta addosso sono la conseguenza di questi eventi.

hashtag
#cantieresinistra


@andreapetrocchi
SEL Livorno http://www.livornosel.it/
Fonte

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