31 dicembre 2012

Senza ideologie non c'è politica, ma solo marketing e cerone

Quant'è bella l'ideologia, che affratella gli sconosciuti, e che li rende non amici, ne parenti, ma compagni, che trasforma al primo tocco degli sconosciuti in compagni di lotta.

E quant'è bella la politica asservita a questi precetti, e quanto è invece patetica la sedicente politica, la tuttologia praticata dei partiti politici delle post ideologie.

Senza ideologia la politica sfiorisce nel marketing, nella mercificazione, nei venditori, politicanti e ruffiani,  nella danza di accoppiamento, la seduzione per un voto, il forzismo della logica del cerone.

Faine, che sviano dalla Politica verso le panciste ed elementari regole della figura, quella del giovane opposto al vecchio, della donna contro l'uomo, del ricco contro il povero, che sottraggono gli ideali dall'occhio di bue della critica comune, per sedere al loro posto, meramente. Se non è prostituzione questa! povero chi gli da il suo voto.

Mentre invece l'ideologia è immortale, e l'uomo ne è schiavo fin dal suo primo respiro. Si può provare ad insabbiarla con la mimica elettoralista, ma lei riaffiora in seguito, eterea e senza peso, elevandosi sopra a ciascuna votazione politica di ogni consiglio istituzionale.

E la percepiamo, quando emerge, a favore o contro l'oggetto in dibattimento, indistinta dagli schieramenti della post ideologia, dimostrando contestualmente la potenza ideologica e la sconfitta dei post ideologismi.

E trasversalmente rispetto alla sede del proprio scranno, che sia a sinistra, al centro o a destra dell'emicliclo post ideologico, osserveremo il sedicente post ideologista storcere la bocca, incrociare le braccia, fino ad infervorarsi e sbattere i propri pugni sul tavolo, mentre su di se avverte netti i morsi dei propri ideali.

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#politica
Fonte

@andreapetrocchi

25 dicembre 2012

Il grande albero, le piccole asce

Bob Marley in un concerto nel 1980
Bob Marley (fonte foto Wikipedia)

«Anche un neonato che strilla perché ha fame è politica.»
La linea di demarcazione che separa il diritto dal favore è sottile come un crine di cavallo. E' una frontiera, terra di conquista, sottoposta fin dalla notte dei tempi ai quotidiani bombardamenti degli eserciti dei reazionari ed alla guerriglia dei progressisti (quelli di fatto).

Questi scambi avvengono sotto traccia, carsicamente, l'esercito controlla i media, la comanda è che su certi temi l'uomo della strada vada ovattato al massimo.

La frontiera è una zona mobile, non scorre linearmente da un secondo a un altro, non procede in avanti, è invece un non luogo dinamico, costantemente mollato o riavvolto, riconquistato e perso.

Anche se nel breve periodo sono molte le battaglie vinte dagli eserciti dei reazionari, la piega di questa guerra è comunque già stata presa ai suoi primordi e tende verso la libertà ed il diritto. Lo dico riflettendo sui diritti sociali e civili via via riconosciuti durante il cammino compiuto da questa nostra nostra umanità.

Nulla può fermare il progresso! chi si è frapposto allo svilupparsi di questa dinamica ha sempre raccolto al massimo un rallentamento.
«Non so con quali armi sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma so che la quarta sarà combattuta con una clava.» (Frase attribuita ad Albert Einstein)
Credo di conoscere gli attori della terza guerra mondiale, non si tratterà di una guerra fra popoli, non sarà una guerra convenzionale. Sarà piuttosto la sfida che "Il Popolo", il villaggio globale interconnesso, liberato dai paraocchi della informazione asimmetrica, lancerà alle maschere del capitale (come lo furono Hitler, Franco, Mussolini e più tardi Pinochet, o i "presidenti a vita" nordafricani), quei personaggi pubblici che si prestano a frenare il progresso, individualisti reazionari avidi di fama e prestigio, e a questo fine asserviti al capitale. Tramite questi portavoce operano quelle aziende multinazionali che non intendono abdicare alle relative rendite consumistiche garantite da lustri di disinformazione.

Mi spiego meglio con un esempio, uno a caso:

Prendiamo il Ministero della Difesa, acquistare mezzi da guerra in tempo di pace (per noi) e di recessione economica non potrebbe dirsi un fatto di politica, perché è ovvio che tutta Italia preferirebbe stornare altrove i 118 milioni di dollari necessari per l'acquisto di un aereo caccia a decollo verticale Lockheed Martin F-35 Lightning II (ne hanno ordinati novanta).

Qualsiasi italiano mentalmente sano stornerebbe quei soldi, tasse nostre, per sistemare i plessi scolastici laddove molte scuole in Italia (e non soltanto al sud) non hanno neanche i requisiti minimi di sicurezza, e i nostri figli stanno sotto a quei tetti per cinque ore al giorno cinque giorni alla settimana, e la statistica è una bestiaccia. Oppure preferirebbe spenderli per migliorare i servizi sanitari, o per cancellare le liste degli asili, o chessò, in giochi all'aria aperta, o in nuove infrastrutture per avvicinare le città, oppure per finanziare la trasformazione dei favori in diritti, sul posto di lavoro, ad esempio, per riuscire a stare più tempo coi propri figli, ad esempio.

Ciascun italiano ha la propria ricetta, ma nessuno avalla ciò che equivale a gettare alle rondini l'iperbolica cifra di 18 miliardi di dollari. E infatti siamo stati in molti a sollevarci contro questa spesa, ma la nostra onda si è infranta ed è defluita sulla mole granitica del nostro esecutivo, che non ha fatto una piega e non ha derogato a questa follia.

Questi diritti sono tanto scontati da non poter appartenere alla politica, non sarebbero dibattibili perchè al netto dei mandanti e dei mandatari reazionari non si potrebbe trovare una contro parte. Questi diritti divengono politica quando il personaggio pubblico, spinto da dietro, dai lobbisti ed in ultima istanza dal capitale, si siede su quella sedia vuota ed inizia a fare il lavoro per il capitale.
«Al modificarsi degli eventi io cambio il mio modo di pensare.» (John Maynard Keynes)
La tecnologia, le nostre interconnessioni, i social network finiranno per migliorare il nostro potenziale, come reagiranno a quel punto i reazionari, quando l'onda si farà breccia nella loro diga? quando la pubblica opinione costringerà i politici a derogare agli impegni presi?
«Loro sono il grande albero ma noi siamo le piccole asce.» (Bob Marley)
Quando i reazionari cesseranno di distorcere il diritto, quando la politica, la buona politica, ucciderà se stessa su quella linea di demarcazione, tessendo i dibattimenti, filo dopo filo, nelle decisioni e trasformando i favori in diritto, allora questi fatti cesseranno di essere il terreno di scontro per divenire i diritti acquisiti dai popoli della Terra. A quel momento la battaglia sarà conclusa.

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#politica

Fonte

@andreapetrocchi

20 dicembre 2012

Siamo cambiati?

"Domenica Live" del 16/12/2012
Barbara d'Urso intervista Silvio Berlusconi

Il modo in cui Berlusconi sta portando avanti la propria candidatura alle prossime elezioni è senza dubbio fra i più politicamente scorretti e subdoli mai visti.

Colpa della distorsione che caratterizza le ultime due decadi della nostra politica, degli ovvi benefici ottenibili dal consentire ad un singolo azionista il controllo di tre delle sette emittenti televisive nazionali, potendone influenzare altre tre con le lottizzazioni politiche della televisione pubblica, ma anche, e qui sta il nodo gordiano del capitalismo nostrale, dalla assoluta mancanza di contrappesi apposti allo strapotere economico dei nostri capitalisti, che col peso del loro capitale riescono a piegare a piacimento tutte le sottostanti fasce della popolazione.

Non è un caso che l'ottuagenario abbia preso da alcuni giorni a manifestarsi sulle emittenti Mediaset, tatticamente durante i programmi più seguiti, intervistato dai propri dipendenti, tornando così a premere sulle tempie di quella fascia della popolazione che per età o relativa apertura mentale è ancora in pieno effetto Matrix e sottomette convinta il proprio voto agli interessi personali, giudiziari ed economici del noto personaggio.

Per la sgualcita figura politica di Berlusconi questa forma di controllo mediatico è rimasta l'ultima carta da giocare, e sicuramente avrà in mano proiezioni che testimoniano il guadagno ricavabile da questa ignobile forzatura, rendiconto che, passate le prossime politiche, egli conta di trasformare nel proseguimento della propria impunità.

Agli italiani il compito di dimostrare il contrario, ci riusciranno?

Due riflessioni, al netto delle vecchiette imbolsite, delle fan di Beautiful e dei faccendieri di ventura, sarà rimasto qualche italiano mentalmente sano ancora deciso a votare Pdl viste queste pantomime? E poi: questa ennesima discesa in campo di quanto eroderà la performance del candidato forte di centro destra?

Riusciremo mai a dotarci del tanto sospirato contrappeso da apporre allo strapotere mediatico dei tycoon (locali ed esteri, vedi il discorso sui decoder di Sky) che scorrazzano come Attila l'unno attraverso l'etere nazionale? Taglieremo mai il suddetto nodo, liberandoci così da questi vessatori, per porre in nostro Paese al livello dell'Europa più avanzata, dove i mass media privati sono liberi dal guinzaglio del padrone grazie all'obbligo ad un azionariato diffuso?

Concludo riproponendo quanto sosteneva Indro Montanelli, che vedeva la figura pubblica di Berlusconi come una sorta di virus, sostenendo che per la società italiana l'unico vaccino disponibile in grado di debellare questa nefasta influenza era tastare con mano gli effetti della sua politica.

I tempi cambiano, e la nostra società avanza, prosegue lenta il proprio cammino verso il raggiungimento della parità dei diritti, fra questi anche il diritto a godere di una informazione simmetrica.

A che punto siamo? Ci siamo vaccinati al batterio B.? La conclusione delle prossime politiche risponderà a questa importante domanda.

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Fonte
#Berlusconi

@andreapetrocchi