27 novembre 2011

Una soluzione "cinese" per la crisi del centro-sinistra

Partiamo da questo assioma: Il peso dei partiti lo decidono le urne. Ovvero: non è affatto detto che il Partito Democratico, al termine della futura tornata elettorale, riuscirà a mantenere il ruolo di guida della coalizione di centro sinistra.

Detta così, "a bocce ferme", con la situazione cristallizzata al 2008, con una "corazzata" Pd in schiacciante superiorità numerica sul principale coinquilino della coalizione (l'Idv) quanto appena sostenuto rischia di passare per una mezza bestemmia.

Però, se proiettiamo in chiave futura la fila di "tappi" che bloccano il rapporto di osmosi fra il Pd e l'Idv, se aggiungiamo gli attriti di parte del Pd con i "cugini" del Sel; se osserviamo le galvaniche interne al Pd, con la barra del partito un giorno in mano ai centristi liberali e l'altro ai socialdemocratici, se contestualizziamo questa cosa dal punto di vista di chi nel 2008 a questo partito ha affidato la propria delega, ed oggi, seduto nel punto esatto dove si aspettava di trovare Bersani e soci osserva il fumo dei camini oltre orizzonte, e se, infine, inserissimo all'interno di queste variabili un soggetto "alieno" alla politica d'oggi, un qualcosa per "sparigliare le carte", chi scommetterebbe di veder uscire dalle prossime politiche un rapporto di coalizione in traccia con quello del 2008?

La civiltà cinese, di mille anni avanti alla nostra, sostiene che la crisi sia uno stadio necessario allo sviluppo dell'organismo. Ne consegue che non ci sia cosa peggiore da fare che arginare l'evoluzione di questo stadio. Se crisi è crisi deve'esserci. Ma invece, nei rapporti fra i componenti della coalizione, così come nei rapporti all'interno dello stesso Pd, sembra che questa crisi sia stata cristallizzata sul nascere, con la conseguenza che il ghiaccio ha bloccato i meccanismi della macchina, e la coalizione di centro sinistra è diventata come uno di quei carro armati scheletriti che vengono fotografati dai turisti nei pantani della Normandia.

La cosa interessante da osservare è quanto il Pd e l'Idv siano ideologicamente sovrapponibili. In ambedue gli schieramenti si osservano, fatti i dovuti rapporti, le stesse resse fra liberali e democratici. Se da dentro l'Idv si avesse il coraggio di passare oltre lo one-man-party, se ci fosse ben chiara la percezione di quello che chiedono gli elettori, intendendo questi andando oltre a chi ha già votato Idv in passato, guardando anche gli elettori stancati dal Pd, oltre a quelli che nel 2008 non hanno votato, e se consci del fatto che possediamo nelle nostre corde la chiave per fare felici questi individui, ci sganciassimo dal fardello dei liberali e volgessimo il nostro sguardo a sinistra verso l'idealismo socialdemocratico, non saremmo forse in grado di attrarre a noi questi voti? Non potremmo "diventare noi il Pd"?


Se invece la mancanza di fegato impedisse all'Idv di giocarsela, non sarebbe questa una occasione d'oro per una costituente? qualcosa con una connotazione ideologica di matrice socialdemocratica, legata alle università (pubbliche) qualcosa da opporre agli "Apparati" e dalle tessere; ma non sarebbe questa entità, in coalizione con la Sinistra "programma alla mano", a "sparigliare le carte" alle prossime politiche?

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1 commento:

  1. non so se il pd vincerà, perderà, pareggierà, questo non lo so, ma quello che so è che difficile pensare che quello che verrà fuori sarà qualcosa di sinistra, leggi questo!
    un saluto

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