4 ottobre 2013

Quella "cosa strana" chiamata referendum consultivo

UN PARALLELO FRA GLI ESITI DI BOLOGNA E LIVORNO CI MOSTRA COME IL "VERTICE" SFRUTTI A PROPRIO VANTAGGIO QUANTO USCITO DAI SEGGI DELLA "BASE" REFERENDARIA


Per la mia personalissima esperienza il referendum consultivo, specie quello comunale, ha un po l'aspetto spiazzante dell'Ornitorinco, una bestia affatto catalogabile, becco, coda di lontra ecc.. Eh si, credo che la trasposizione fisica sia calzante, e questa difficile catalogazione porta l'esito politico e istituzionale di questo strumento di controllo dato in mano ai cittadini ad essere spesso interpretato alla bisogna dai dirigenti politici, portati a piegarne i risultati in base alle loro prerogative e interessi di parte.

Prendiamo Bologna ad esempio, dove - episodio colpevolmente sottaciuto dal nostro mainstream - questa primavera, era il 26 di maggio, c'è stata una bella battaglia fra "la base" dei referendari, progressista e secolarizzata, costituita da associazioni di privati cittadini, e "il vertice", ovvero la giunta a guida piddina, nei fatti sussidiarista e conservatrice.

Il motivo del contendere era una partita di bilancio che l'amministrazione voleva dare alle cosiddette scuole parificate (quasi tutte confessionali), mentre la base chiedeva di stornarla per aumentare la capienza degli asili nido pubblici. Il referendum è passato col 60% dei voti ma la giunta ha "tirato dritto" giustificandosi con la mancanza del quorum.

Altro referendum consultivo, questa volta a Livorno, i referendari hanno chiesto alla cittadinanza di esprimersi riguardo la costruzione di nuovo ospedale. Anche in questo caso il referendum è passato, anche in questo caso il quorum non è stato raggiunto, ma siccome la giunta (un "monocolore" Pd) era fra i favorevoli al nuovo ospedale adesso utilizza l'esito referendario per bloccare la nascita di qualsiasi dibattito in merito.

Due esiti identici che generano due misure differenti, e a rimetterci sono i cittadini di Bologna, sottomessi all'abominio delle liste per gli asili nido mentre le ricche scuole parificate incassano oltre alla retta anche l'assegno comunale (tasse dei bolognesi) e quelli di Livorno, che vedono chiudere i distretti sociosanitari della città e che vedono eclissarsi un progetto della variane al Romito per avere in cambio il doppione di una cosa che hanno già.

Popolo bue, come mi fanno incazzare queste cose. Deve nascere un dibattito funzionale all'affinamento di questo prezioso strumento volto a risolverne questa oggettiva debolezza che si è tradotta nella mancanza di un contrappeso e di un controllo popolare al potere delle giunte.

Da persona laica mi domando infine come si possa definire progressista un partito politico - il Pd - che è invece marcatamente sussidiaristico, termine che in Italia fa sempre il paio con le aspirazioni oltreteverine, che sono invece il coltello piantato nella schiena del progresso delle nostre libertà.

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@andreapetrocchi
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