5 luglio 2012

Siamo schiavi delle banche? l'esempio della Banca d'Italia


Davvero siamo governati dalle banche?

Per risolvere, dolorosamente, questo dubbio ci basta dare un'occhiata alla compagine azionaria della nostra Banca d'Italia, che, a dispetto del nome, non è più di noi italiani (non di tutti almeno).

Suona molto strano ma è così, e fa specie ricordarlo, la "nostra" banca centrale ci è stata sottratta nel 2006 (legge 28 dicembre 2005, n. 262) ed è diventata proprietà di soggetti privati.

Questo passaggio di consegne ha generato alcune distorsioni. Contestualizzando la domanda con i tempi odierni e con l'attuale crisi dovremmo chiederci che cosa ci facciano 2450 tonnellate in lingotti d'oro di proprietà del popolo italiano chiusi nei forzieri di questa banca, ma non potrebbero contribuire ad abbattere il nostro debito pubblico?

Che dire poi dei 68 miliardi di euro in obbligazioni emesse dal nostro ministero del Tesoro chiusi a tripla mandata nelle sue cassette di sicurezza? Questi valori, che in percentuale sul totale delle nostre obbligazioni fanno il 4% del nostro debito pubblico, restano oggi non solo esigibili ma pure fruttiferi (la banca ne incassa le cedole). Potrebbero essere invece annullati, contribuendo a ridurre il nostro debito-monstre, lo stesso debito il cui finanziamento si sta mangiando i soldi per costruire nuove scuole, o strade, oppure le Rsa per i nostri anziani.

Se questa azienda fosse statale si potrebbe arrivare alla affermazione iperbolica che oggi gli italiani stiano guadagnando con gli interessi sul loro stesso debito. E invece no, peggio, perché sui nostri debiti ci guadagnano degli azionisti privati.

E chi sono questi azionisti?

Basta dare uno sguardo alla immagine in apertura, la Banca d'Italia è oggi proprietà delle banche italiane (94%) e dell'Inps per la parte restante. Queste banche sono a loro volta partecipate dalle fondazioni bancarie, e da qui in poi il discorso di fa particolarmente torbido.

La Banca d'Italia ha anche un ruolo importantissimo come ente di vigilanza sugli istituti bancari, altra iperbole, che ritrae le banche vigilate da loro stesse, in un conflitto di interesse tanto grande da passare inosservato, pare.

La Banca d'Italia infine, vale ricordarlo, partecipa quota parte alle decisioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea. Queste decisioni incidono sulla vita di 61 milioni di italiani sotto forma di interessi, attivi per alcuni, passivi per altri. Queste scelte, secondo chi scrive, vengono prese non nell'interesse degli italiani tutti, ma dei consiglieri di amministrazione delle banche che partecipano al capitale della Banca d'Italia.

La Banca d'Italia deve tornare agli italiani, deve tornare a perseguire i nostri interessi, e non quelli di una sparuta élite!

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