20 maggio 2012

La strage di Brindisi contestualizzata

Il periodo fra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta è stato uno snodo principale per la storia della nostra repubblica, con l'eclissi della politica, sommersa fra le ondate di scandali e le bordate di piazza seguite a Tangentopoli, e la solitudine della criminalità organizzata, con una "Cosa Nostra" già resa vulnerabile dal pool antimafia di Falcone e Borsellino e già messa in un angolo dal cosiddetto maxiprocesso di Palermo, che perdeva una dopo l'altra molte delle delle sinapsi che la interfacciavano agli apparati politici ed al Palazzo.

Con le stragi mafiose del '92 e del '93 l'anti-stato alzò la posta, e riuscì a ribaltare a suo favore le sorti del nostro Paese. Quelle stragi avrebbero dovuto culminare con una carneficina allo stadio Olimpico di Roma. Fortunatamente lo sgomento suscitato da quella stagione ebbe termine prima, e la Lancia Thema, imbottita di tritolo e lasciata sotto la curva nord, non esplose.

Cosa fermò quella mano? Secondo qualcuno furono le istituzioni a capitolare, e tornò la quiete, ma arrivarono anche le smussature al 41-bis e al falso in bilancio, il cosiddetto Porcellum (un vero e proprio colpo di stato bianco) e chissà quali altre svolte carsiche.

Il ventennio successivo è un quasi ininterrotto dominio berlusconiano, inframezzato da qualche indistinguibile sprazzo bianco crociato.

E oggi, a vent'anni esatti dalla strage di Capaci, la mafia torna alla violenza, e firma una strage davanti al portone di una scuola intitolata a Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, che a Capaci perse la vita.

Il limbo è saltato, l'equilibrio si è perso, gli interessi dell'anti-stato devono essere tornati nuovamente vulnerabili, e ricominciano gli attentati e le bombe.

Non c'è soluzione, la strada che porta alla liberazione da questa potente forza drenante passa attraverso il sangue di italiani indifesi.

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