13 febbraio 2012

Genova - Marco Doria vince la primarie, quinto schiaffo per il Pd

E cinque. Dopo Firenze, Cagliari, Milano e Napoli, anche Genova presenta il conto all'Apparato. Le principali città di Toscana, Sardegna, Lombardia, Campania e Liguria sono le tappe di una crisi, prima ideologica poi di consenso, che si trascina ormai dal lontano 2008, quando Matteo Renzi vinse le primarie di Firenza, a sorpresa.

Al netto del sindaco di Firenze, scelto forse guardando più alla freschezza della sua età che alla provenienza politica, gli elettori di centro sinistra bloccano la proposte del Pd perché non trovano in queste persone dei rappresentati simili a loro, oppure perché biasimano l'autorevolezza del partito politico che le esprime. 

Al Pd non resta che fare buon viso a cattivo gioco, per la dirigenza le primarie continuano ad essere la via maestra, ma si capisce che di questo passo l'erosione di Sel rischia di pesare in maniera insostenibile.

Delle due una: o a breve si rimetterà in discussione la confluenza nel grande centro, o presto sul tema primarie inizieranno a fioccare i "distinguo", è matematico.

Il messaggio comunque è cristallino: la dirigenza continua a dichiarare fiducia a Casini e Fini, dimenticando che il primo è un liberale mentre il secondo era addirittura il delfino di Almirante, e che i due, visti in parallelo con Bersani, hanno per l'elettore medio Pd lo stesso effetto lassativo della Dolce Euchessina.

Comunque, la pubblica avversità alle primarie non sarebbe risolutiva, dato che il segnale prima o poi, primarie o no, arriva comunque, e netto. Come con De Magistris a Napoli.

L'anima socialdemocratica del Pd deve scegliere, la nave son quattro anni che imbarca acqua, ed il rischio, serio, è di fare la fine del topo con i centristi.

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