1 settembre 2011

Caro Presidente non aver paura, spacca la cucuzza

Due articoli, postati in nemmeno ventiquattr'ore sul sito di Antonio Di Pietro, che visti da soli sembrano appartenere agli uffici stampa di due Partiti differenti.

Il primo parla del referendum di giugno e della volontà popolare di riportare sotto l'ombrello pubblico tutte le partecipate statali.

Questo articolo ha scaldato molti cuori, ed e' stato condiviso dentro al nostro Partito, ha generato dei dibattiti.

Il secondo articolo parla invece dell'adesione dell'Idv al correntone liberale europeo dell'Alde e del fatto che quindi l'Idv, referendum a parte, non e' un partito social democratico ma liberale.

Ha ragione mia madre quando dice che in una coppia due cervelli con visioni opposte equivalgono ad un cervello con attitudini schizzoidi.

Colpa dei post ideologismi, ma anche degli opportunismi di questo partito cresciuto troppo in fretta.

Tornando ai due post, sono abbastanza convinto che il secondo sia stata una specie di correzione del primo, uscito per sedare gli umori della corrente liberale interna al Partito.

Presidente, il primo articolo e' stato un tentativo? Se si la prego, continui.

Cosa contano di più? Le caldane dei nostri deputati centristi oppure il desiderio, espresso con chiarezza plebiscitaria dagli italiani durante lo scorso referendum, di avere un partito social democratico degno della loro fiducia?

Se la correzione del secondo articolo risponde alle esigenze di tener buoni dei parlamentari, non dimentichi gli effetti letargici che portano il parlare di liberalismo ai nostri possibili futuri elettori.

Lei crede che gli elettori della cosiddetta coalizione di centro sinistra (ma sarebbe più franco parlare di coalizione social democratica) siano contenti del Partito di maggioranza?

Lei, presidente, non vede che questa gente e' stanca di votare per un partito social democratico a parole e liberale al momento del voto?

Questi italiani, aspettano, e non sono da soli, con loro c'e' anche chi ha smesso di recarsi alle urne, anche questa gente oggi attende.

Non meritano i teatrini giocati confidando sulle dimenticanze, gli italiani hanno smesso di dimenticare, gli italiani di oggi hanno le orecchie dritte e non vogliono sentir parlare di controsensi.

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Andrea Petrocchi 

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