Questo post è uscito su "Cronache Laiche"
Fra tutti i post riguardanti i focolai di rivolta che stanno infiammando la Londra di questi giorni me ne è rimasto in mente uno, un editoriale di Massimo Gramellini su La Stampa. L'articolo descrive l'immagine di un ragazzo intento a rubare un telefonino dalla vetrina infranta di un negozio. Particolarità della foto, presa a pretesto dal giornalista per il suo articolo, le scarpe calzate dal ragazzo, scarpe firmate. Da qui l'articolo ha preso una piega pericolosa: Dando un paio di scarpe come un dogma si è arrivati a sostenere che il ragazzo non stava contestando (con violenza) l'emanazione locale del sistema monetarista che ha annichilito il tessuto connettivo del suo quartiere, ma che invece, siccome calzava scarpe firmate, questo ragazzo cercava soltanto di impossessarsi del feticcio classista. Si e' quindi fatto subodorare che la molla che ha sprigionato i fatti violenti di Londra non e' statala morte violenta ed ingiusta di un ragazzo - e nulla conta che quel ragazzo fosse pregiudicato, i pregiudicati vanno corretti e non uccisi - ma il mero desiderio di possessione di un bene che i riots non possono permettersi. Interessante, pero' non finisce qui. Se quel ragazzo ha rubato il telefonino la colpa non e' sua, la colpa è del nichilismo in cui è stato precipitato da quel governo che non lo ha messo in grado di comprendere che ciò che ha rubato è un feticcio, che dopo un paio di giorni dal furto quel feticcio perderà l'alone di novità e diverrà lettera morta fra tutte le altre lettere morte a giro per la casa, morte perché ormai date per scontate, magari come le sue scarpe firmate. Dov'era lo Stato quando a questo ragazzo andavano insegnati i valori dell'amore, della amicizia, del rispetto? interessano questi valori al sistema consumista? Ovvero: è facile trovare dei bersagli mobili per spacciare ai lettori una verità di comodo, rimane il fatto che tutto questo fumo non cambia la pendenza che stanno prendendo le conseguenze dell'ultraliberismo. Il lettore potrà continuare a farsi le sue realtà di comodo, finchè la realtà, quella vera, non busserà alla sua porta.
Fra tutti i post riguardanti i focolai di rivolta che stanno infiammando la Londra di questi giorni me ne è rimasto in mente uno, un editoriale di Massimo Gramellini su La Stampa. L'articolo descrive l'immagine di un ragazzo intento a rubare un telefonino dalla vetrina infranta di un negozio. Particolarità della foto, presa a pretesto dal giornalista per il suo articolo, le scarpe calzate dal ragazzo, scarpe firmate. Da qui l'articolo ha preso una piega pericolosa: Dando un paio di scarpe come un dogma si è arrivati a sostenere che il ragazzo non stava contestando (con violenza) l'emanazione locale del sistema monetarista che ha annichilito il tessuto connettivo del suo quartiere, ma che invece, siccome calzava scarpe firmate, questo ragazzo cercava soltanto di impossessarsi del feticcio classista. Si e' quindi fatto subodorare che la molla che ha sprigionato i fatti violenti di Londra non e' statala morte violenta ed ingiusta di un ragazzo - e nulla conta che quel ragazzo fosse pregiudicato, i pregiudicati vanno corretti e non uccisi - ma il mero desiderio di possessione di un bene che i riots non possono permettersi. Interessante, pero' non finisce qui. Se quel ragazzo ha rubato il telefonino la colpa non e' sua, la colpa è del nichilismo in cui è stato precipitato da quel governo che non lo ha messo in grado di comprendere che ciò che ha rubato è un feticcio, che dopo un paio di giorni dal furto quel feticcio perderà l'alone di novità e diverrà lettera morta fra tutte le altre lettere morte a giro per la casa, morte perché ormai date per scontate, magari come le sue scarpe firmate. Dov'era lo Stato quando a questo ragazzo andavano insegnati i valori dell'amore, della amicizia, del rispetto? interessano questi valori al sistema consumista? Ovvero: è facile trovare dei bersagli mobili per spacciare ai lettori una verità di comodo, rimane il fatto che tutto questo fumo non cambia la pendenza che stanno prendendo le conseguenze dell'ultraliberismo. Il lettore potrà continuare a farsi le sue realtà di comodo, finchè la realtà, quella vera, non busserà alla sua porta.
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