23 maggio 2014

Il manuale della perfetta campagna elettorale parte prima

La politica è in tutto, è nel modo di piangere del lattante che cerca di attirare a se l'attenzione della madre perché ha fame e nei modi scaltri dalla madre per soddisfare questa richiesta di attenzione in determinati archi di tempo. La politica è nei modi di fare.

Anche una campagna elettorale ha le sue politiche. Per i politici di oggi il marketing è la politica azzeccata, secondo me c'è troppa America in giro, e questa gente l'America se la beve ma è tutta una questione di enzimi.

Critico il marketing pacificamente globalizzato, organicamente standardizzato, che è una tecnica sbagliata da principio perché vuole farti scegliere un prodotto fra varie eccellenze arricchendone la presentazione, che non è merce, e che sempre più spesso giustifica la sua inopportunità finendo per favorire un prodotto discutibile rispetto a un altro eccellente.

Poco tempo prima delle elezioni fioriscono questi prodotti, facce attaccate ai fianchi dei bus, oziose e statiche sui cartelloni delle periferie, opportuniste e sornione dentro alle cassetta delle lettere.

Vanno di pari passo alle inaugurazioni, ai lavori frenetici sulle strade, così come a quelli sui marciapiedi del centro, alla messa in piega del verde pubblico, altre forme di marketing.

Cosicché, al determinato giorno, tutto è pronto e la città è tirata a lucido per la sua liturgia, e queste immagini dei politici che hanno quasi del tutto soppiantato la pubblicità sono il giubilo del circo della dittatura delle immagini.

Tutte quelle forme e quei colori sovraesposte a ciascun contenuto marginalizzano ogni forma di comunicazione, restano li per espletare la loro immagine di maschio ingordito o di femmina bulimica, losanghe borghesi di scimmiottamenti del mondo della pubblicità.

L'ipocrisia sta in questi margini, nella inversione della forma sul contenuto, in queste urla mute della pubblicità delle bolle di schiuma ben incartate, nella pretesa che a tutto questo chiasso corrisponda una risposta differente dal chiedere il perché la politica ci prenda tutti quanti per dei bambini a cui rifilare un Happy Meal.

C'è del marcio nel marketing, e credo sia tempo per una critica luterana, serve salire sopra a questo vecchio modo di mercificare l'assenza di idee, e da quel cumulo di ossa polverose tentare una nuova formula per dare vita osmotica al rapporto fra eletto ed elettore.

A questo fine trovo calzante una frase trovata pochi giorni fa in un articolo di Marco Travaglio: 
« Nelle leggi della natura i predatori tendono a migliorare la specie predata. »
C'è la percezione oggettiva della perdita del senso dell'utilità delle cose, non credo che per la politica ci sia altro spazio oltre a quello di rientrare nell'alveo in cui essa fu creata.

Torneremo alla politica intesa come la root del sistema e non come la sua interfaccia, la politica deve essere quella mano invisibile che migliora la nostra vita di tutti i giorni. 

hashtag
#cantieresinistra

@andreapetrocchi
SEL Livorno http://www.livornosel.it/
Fonte

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