30 gennaio 2014

Togliere dalle confezioni l'impatto ecologico del marketing, facendo pagare lo smaltimento dell'imballaggio a chi lo produce

Per quello che ne so la stragrande maggioranza di quello che gettiamo nel cassonetto, differenziata o no, è l'imballaggio di quello che abbiamo consumato.

Questa confezione è spesso esageratamente sovradimensionata rispetto al suo contenuto (penso soprattutto agli articoletti tecnologici), e realizzata altrettanto spesso in più di un materiale, tanto da risultare ostica da riciclare (penso alle confezioni dei giocattoli).

Il tutto in ragione delle solite regole idiote del marketing (infondo siamo scimmie no?), che "veste" la merce in vendita come una ballerina di samba di Rio de Janeiro per guizzarci nell'occhio dagli scaffali.

L'idea sarebbe quella di far risalire il costo dello smaltimento di questi imballaggi fino ai loro produttori togliendoli economicamente dalle spalle della comunità, che infondo compra il contenuto e non il contenitore.

Conosciamo l'impronta ecologica di queste confezioni fino dal momento della loro produzione, sappiamo per ciscuna di queste il grado di riciclabilità, da qui calcolare "a monte" i costi di smaltimento è cosa facile.

Magari si potrebbe stabilire una zona di franchigia per i costi di smaltimento degli impacchettamenti a minore impatto ambientale, per poi andare a chiedere questi costi anticipatamente ai produttori.

Sarebbe il modo migliore per arrivare a un impacchettamento finalmente avulso dalle logiche del marketing.

hashtag
#ambiente

@andreapetrocchi
SEL Livorno http://www.livornosel.it/
Fonte

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