1 agosto 2012

Civiltà standard

Fino alla metà del secolo scorso, metà non a caso coincidente col boom degli anni cinquanta, se volevi qualcosa dovevi fartela realizzare.

Dallo spillo all'elefante, dalla cravatta al divano di casa, tutto passava attraverso le sapienti mani di esperti artigiani, e tutto, dalla cravatta al divano di casa, brillava di fulgida unicità.

Nessuna taglia, anzi una taglia sola, quella desunta dal metro del sarto e del falegname applicata alle proprie misure ed esigenze. Roba da ricchi.

Al netto delle evoluzioni tecniche, provate a mettere una automobile della metà dl secolo scorso accanto a una sua replica moderna, cromo e acciaio accanto a gomma e plastica, volitive lamiere dalla forma battuta a mano dai battilastra accanto alle grossolanità delle forme pressate a caldo dei moderni parafanghi, finiture da orologeria contro interni dai particolari standard, stesso pomello dalla citicar alla supercar.

E che dire della moda? negli anni cinquanta semplicemente non c'era, ed ognuna/o erano liberi, nella forma del decoro, anche borghese, di andare a giro con abiti sartoriali.

Oggi abbiamo invece questa cosa chiamata moda, che in realtà è un mostro, che dai media ci propina prototipi, castranti per i più, e che ci standardizza in grigi replicanti di questi riferimenti, coniugati in sole tre taglie. Corpi bellissimi nelle loro differenze resi tutti uguali, small, medium, large.

Dalla standardizzazione esteriore a quella interiore il passo è breve: tutti portati a censurare i differenti, una cosa davvero orribile.

Da qualche tempo abbiamo preso a standardizzare anche il nostro modo di esprimerci, alzi la mano chi non conosce un amico che da qualche tempo ha iniziato a dire "Anche no."

Per non parlare dei pericolosi assoggettamenti mentali che conseguono a questa standardizzazione, c'è un esempio che rende bene l'idea, un primario ed una assistente che vanno in sala operatoria con scarpe della stessa marca, solo che per lui il costo per acquistarle è stato risibile, mentre l'altra ha invece pagato salatamente la logica dell'apparire.

E' questo il consumismo, che ci irreggimenta e ci trasforma in tanti scoiattoli incialtroniti e schiavi delle proprie ruote, persi a girare a vuoto per stare al passo con gli altri.

Stiamo procedendo tanto decisi verso questa nostra involuzione che presto o tardi arriverà qualche altra razza animale a comunicarci la gravità della regressione.

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#CantiereSinistra

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