14 gennaio 2012

Finanza - sono i dazi commerciali la risposta giusta al fascismo finanziario delle agenzie di rating

Il nostro debito pubblico ci sta costando un occhio della testa, l'anno scorso il ticket all'ospedale, l'Iva sugli acquisti, quest'anno l'Ici, per non parlare dell'allungamento della età pensionabile e dell'attacco all'O.K. Corral che sta subendo l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Nonostante tutti questi sacrifici, tangibili, pagati quotidianamente da tutti noi, il nostro debito pubblico continua ad anemizzare il nostro Stato sociale, perché i nuovi collocamenti delle nostre obbligazioni pubbliche, necessarie per rifinanziare il debito in scadenza, devono offrire rendimenti stellari o non trovano compratori, ed i soldi dati ai possessori del nostro debito sono soldi tolti ai nostri servizi.

Il merito di tutta questa mancanza di fiducia nella nostra economia è riconducibile ad un manipolo di aziende private, quasi tutte statunitensi, che hanno per oggetto sociale il dare giudizi alle emissioni obbligazionarie.

Nessuno è in grado di dirci se a monte delle decisioni che prendono queste agenzie di rating ci siano motivazioni economiche o politiche.

A prescindere dalla risposta, trovo assurdo che una azienda privata sia messa in grado di mettere in difficoltà uno Stato sovrano, perché quello che è successo ieri è che quattro gatti chiusi dentro a un ufficio hanno fatto una riunione ed hanno peggiorato la sorte di sessantuno milioni di persone.

Questi individui sono le stesse persone che un lustro fa continuavano a coprire una Parmalat già fallita attribuendole un rating "investment grade".

Quale autorevolezza? Chi può dirci poi se queste persone prima di dare il loro giudizio non siano andate corto sulle nostre obbligazioni o sui derivati legati al nostro Paese?

Quanto accaduto ieri sera è un (ennesimo) atto fascista, nazionalista, autoritario e totalitario premeditato e realizzato per lucrare sulle nostre spalle.

In risposta a tanta arroganza servirebbe minimo una protesta ufficiale del nostro governo verso il Paese che ospita la sede legale di queste aziende, e fare cessare questa pagliacciata, in un modo o nell'altro, fino a formulare ritorsioni commerciali verso i prodotti in arrivo dagli Stati Uniti.

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