19 luglio 2011

Mandiamo a casa il Pd


Questo Pd è poi così fondamentale per la nostra coalizione di centro sinistra? Qual'è il suo apporto? Qual'è il suo contributo? Visto dall'esterno finirà mai la sua boria? Visto dall'interno cesserà mai di essere la mera somma algebrica delle sue correnti interne? Il processo, se un processo davvero c'é, pare lento, troppo lento da poter essere registrato dai sismografi politici della pubblica opinione. Conviene al Sel di confluire nel Pd? Nei giorni passati abbiamo assistito agli approcci dinoccolati del suo presidente, poco a proprio agio in questo tango e sonoramente rimbrottato dalla base recalcitrante a questa ipotesi. Il goffo tentativo del ripudio della parola "Compagno" con la conseguente ritirata ne è una prova. Mi domando: non è più facile, previo serio percorso programmatico comune, costruire un nuovo soggetto politico che fonda al suo interno la Federazione, il Sel e l'Idv? Non otterremo comunque un signor Partito di centro sinistra? Da dopo l'astensione del Pd sulla abolizione delle province, astensione che ha affossato quel progetto, quanti elettori di questo partito politico sono ancora disposti ad aspettare? Quanti elettori  continueranno a supportare col proprio voto un partito che va sempre dalla parte opposta a quella da loro suggerita? Quanti elettori, oggi informati dai social networks, saranno ancora disposti a perdonare i suoi tradimenti? Abbiamo portato sulle nostre spalle questo peso morto per degli anni, adesso è il momento di posare a terra questo cadavere. D'Alema, Veltroni, la Bindi, lasciamoli andare alla deriva, sarà bello vederli litigare per il posto più comodo mentre la loro scialuppa avanza nella nebbia. La mia ultima riflessione è per la base del Pd, quanti di loro sarebbero felici di seguirci in questo nuovo elemento politico, molto più vicino al loro cuore rispetto, per dirne una a caso, alla percezione della corrente aliena proveniente dalla Margherita e quindi dalla Dc?   

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