20 aprile 2011

Quello che il mio Partito non vuole capire

Abbiamo una dirigenza, c' è stato un congresso (unitario, c'ero) e da li è partito tutto il cambiamento che ha prodotto.... questo. Come è arrivata questa signora dalle nostre parti? qual'è il filo logico che giustifica questo salto della quaglia? Io l'unica risposta che riesco a darmi è la stessa che mi sono dato quando fu bocciata la mozione Donadi, quando sono partiti Razzi e Sicilipoti, o quando arrivo in sezione e ci trovo seduto dentro qualcuno che fino alle ventiquattro del giorno prima stava seduto in qualche sezione del Pd o della federazione (caso ancora peggiore, la federazione a Livorno è all'opposizione ed i transfughi approdati sono i soliti politicanti a caccia di poltrone, che come tutti sanno si danno solo a quelli di maggioranza) e la mia risposta la sintetizzo con la seguente parola:

P A R T I T O C R A Z I A

A questi si aprono le porte perché, intanto, portano tot tessere firmate (concezione aziendale del Partito, quando si guarda più ai soldi che alle battaglie, si smantella un Partito ed al suo posto ci si mette un multilevel tipo Amway)  poi, alle prossime, si spera nei travasi di voti. Ribadisco, questo modo di concepire la politica è prima di tutto un pericoloso boomerang per l'intero Partito, basta accendere la tele e vedere Sicilipoti conversare amabilmente con Berlusconi in diretta audio al congresso dei Responsabili che istantaneamente si secca la gola a tutti i nostri elettori. Ma soprattutto è un comportamento omertoso, questo modo di concepire la politica senza accompagnarla con l'empatia, i sentimenti, la marzialità che comporta il rispetto e la condivisione di un etica comune mi disgusta, il nostro dovrebbe essere il Partito della gente comune, di quelli che entrano in politica dalla società civile perché capiscono lo stato in cui versa questa nazione, dentro il Partito ne ho conosciuta tanta di gente così, e stanno facendo una fatica cane, perché vengono rallentati dagli ammorbatori.

Andrea Petrocchi

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