14 dicembre 2010

La lotta paga

Riporto di seguito l’intervento di Tariq Ali alla SOAS (School of Oriental and African Studies) di Londra, occupata dagli studenti.
« A volte viene da chiedersi a cosa serva un comunista. Ad esempio a fare un discorso di verità: Non dovete credere a chi vi dice che non ci sono soldi per lo studio e per la salute: quando si tratta di salvare una banca o di fare la guerra i soldi li trovano sempre. Il problema non è governo liberal-conservatore contro governo laburista, perché le politiche dei tagli sono iniziate con la sinistra al governo. Senza lottare non si è mai ottenuto nulla, il luogo comune della “moderata e conservatrice” Inghilterra confonde strumentalmente la moderazione con la repressione delle rivendicazioni sociali. L’Inghilterra è il paese dove per la prima volta è stata tagliata la testa al re; dove è nato il movimento operaio; quello per i diritti della donna, etc. La lotta collettiva, gli scioperi, gli atti organizzati di disobbedienza civile, sono ciò che ha portato alle conquiste formali e sociali. Quindi la lotta paga. E’ vero che la riforma in parlamento è passata: ma è meglio essere sconfitti dopo aver lottato che essere sconfitti senza lottare. Perché se lotti e vieni sconfitto, torni a casa e ci rifletti sopra, capisci dove hai sbagliato e sei pronto a tornare a lottare. Gli studenti dei vari istituti devono coordinarsi tra loro e poi coordinarsi con i sindacati e con i pensionati. Non bisogna mai commettere l’errore di relegare la propria lotta a se stessi, di pensare che si sta lottando soltanto per la propria condizione o categoria, perché le lotte di tutti sono collegate: quindi c’è bisogno di una cornice/narrazione comune.»
QUI il link al post, grazie a ControLaCrisi che ha permesso la condivisione in rete di questo prezioso intervento.

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