Durante questi pochi giri di lancette dalla puntata della Gabanelli sul mio Partito e sulla persona che ne è stata il catalizzatore fondante, abbiamo osservato gli interventi di alcuni dei padri nobili della controcultura italiana, seguiti poi da altri interventi, provenienti questa volta dal ventre dell'IdV.
Mentre i commenti dei primi, Grillo e Travaglio, hanno riportato alla luce i lati positivi della figura politica in questione, esercizio utile per valutare compiutamente il valore della persona in oggetto, gli altri, Donadi e Pardi, hanno invece colto questa fase di debolezza del presidente per colpirlo alla figura.
Stigmatizzando a priori quello che è oggi il silenzio di chi al presidente è stato storicamente più vicino, in riferimento alle uscite di Donadi e Pardi devo invece dire che mi rattrista tanta aggressività, soprattutto se vista contestualizzandola in questi momenti, perché la trovo pretestuosa, leggo in questi comportamenti il tentativo della ricerca di una scena, cosa assai distante dalla volontà di contribuire a fare chiarezza sulla questione. Mi sembra insomma di scorgere dietro a queste uscite il tentativo funzionale al marketing e ai tornaconto pubblicitari di chi si affanna a piazzare per primo il prodotto sul mercato per cercare di riempire un vuoto.
Credo si stia assistendo ad un ennesimo lascito della nostra incerta storia democratica. Adesso che il leader è caduto, non si serrano i ranghi in cerca di conforto, non si tende alla ricerca di una soluzione, ma si esce a raggiera all'esterno del Partito ribattendo i propri aut aut.
E' un comportamento lontano dalla ragione che credo debba caratterizzare il prototipo del politico, lo trovo più simile alle leggi del regno animale, è come se all'odore del sangue appena rappreso sulle ferite del maschio alfa gli altri maschi finiscano per cedere agli istinti ancestrali, ed all'arricciare del naso a quell'odore di morte si finisca col litigarsi la carcassa fumante di Antonio Di Pietro.
Report ha riportato d'attualità quello che è un problema evidente almeno dal congresso del 2010, che è poi la somma di molti problemi, rafforzati dal tramonto della figura politica di Berlusconi, dalla dipendenza osmotica che lega in antitesi Di Pietro a questa figura, ed alla imposizione, naturale, causa inutilità, di scucire la politica del dipietrismo anti berlusconista dalla esteriorità dell'Italia Dei Valori, perché questo ha smesso di garantirci un extra iniziando a zavorrare il nostro gradimento. Come ho detto altre volte, da un po di tempo abbiamo iniziato a puzzare di vecchio.
Il peccato originale del nostro timoniere è comunque stato quello di ostinarsi a far crescere il Partito innestando talee esterne alla sua corteccia, che è radicata in Mani Pulite, nei girotondi e nella società civile, e che ha fatto affluire le brave persone, quelle che soltanto in noi hanno potuto riconoscersi, gente che è agli antipodi siderali dai suddetti innesti, da Razzi, Scilipoti, dai mercanti di tessere, personaggi giunti da noi già tarlati dalla partitocrazia.
La nostra gente, credo verosimilmente, non ha allo stesso modo mai potuto patire la figura dell'uomo-Partito, i molti collassi democratici travestiti da acclamazioni ed i ruoli dirigenziali spesso appaltati ad amici e parenti. La cambiale scaduta oggi, salatissima, consiste nella somma di queste opacità.
La nostra gente, credo verosimilmente, non ha allo stesso modo mai potuto patire la figura dell'uomo-Partito, i molti collassi democratici travestiti da acclamazioni ed i ruoli dirigenziali spesso appaltati ad amici e parenti. La cambiale scaduta oggi, salatissima, consiste nella somma di queste opacità.
Tutte verità, e quanta tristezza per i simpatizzanti, per i nostri militanti e per gli elettori, umiliati pubblicamente prima con i Razzi e gli Scilipoti, dopo con quanto successo nel Lazio e in Liguria, costretti a vedere il patibolo mediatico di Report con le sue storie trite e ritrite, ed infine basiti davanti al comportamento dei quadri del Partito.
Ma il disfattismo non ci serve, questo momento deve essere affrontato coesi, in maniera costruttiva, ne va della nostra storia. Sarò naif, ma rispondere a questi problemi con i ciclisti in fuga mi sembra l'atteggiamento peggiore per il Partito, serve invece che ognuno si ponga delle domande e ci rifletta pacatamente, che proponga la sua visione del futuro, e serve che queste idee si confrontino e si condensino, democraticamente, e che il popolo dell'IdV sia libero di scegliere la sua strada.
Ma il disfattismo non ci serve, questo momento deve essere affrontato coesi, in maniera costruttiva, ne va della nostra storia. Sarò naif, ma rispondere a questi problemi con i ciclisti in fuga mi sembra l'atteggiamento peggiore per il Partito, serve invece che ognuno si ponga delle domande e ci rifletta pacatamente, che proponga la sua visione del futuro, e serve che queste idee si confrontino e si condensino, democraticamente, e che il popolo dell'IdV sia libero di scegliere la sua strada.
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