L'altra sera mi ha dato uno strappo un amico, parlando mi sono trovato d'un tratto a sorbirmi il pippone sugli islamici che mirano a distruggere la nostra civiltà, perché l'Islam mira a sopraffare le altre religioni.
Il fatto è che uno nasce e cresce, ed i luoghi frequentati sono degli insiemi chiusi, dove convivono differenze e assonanze. Le assonanze, nei paesi islamici, sono favorite dal comportamento dell'occidente, come volete che rispondano questi poveracci a cent'anni di colonialismo, di sfruttamento intensivo dei loro territori e delle loro genti, di crimini, sempre impuniti, nei confronti dei loro stessi Paesi o di Paesi a loro ideologicamente vicini.
Mettiamoci un attimo al posto loro come percepiremmo l'occidente? Quanti di noi oggi professerebbero parole di odio verso gli occidentali?
Andare incontro a queste persone vuol dire professare l'uguaglianza fra loro e i nostri padri, capendo che chi fra questi individui è portato ad odiarci, lo fa in virtù di quanto subito dai suoi fratelli.
L'odio svanisce, basta indicare a queste persone l'errore che sta alla base del loro ragionamento: loro vedono in noi occidentali dei biechi conquistatori, mentre noi siamo come loro, dei conquistati.
Quanti di noi sono disposti ad avallare lo sterminio di civili indifesi? Quanto investono i media mainstream per propagandare il consenso alla guerra, criminalizzando sistematicamente questi popoli? Perché chi resiste a casa propria davanti all'invasore è chiamato criminale, quando invece al tempo che toccò a noi resistere eravamo degli eroi?
La nostra democrazia, quando valica i nostri confini, è impugnata da altri, gente che in onore degli eserciti, della produzione di armamenti e delle ricadute economiche che ne conseguono all'interno dei loro Stati, non esitano prendere i nostri soldi e a dare la guerra a popoli indifesi.
In questo siamo fratelli, compagni, combattenti, e le nostre divisioni avvengono in maniera trasversale, chi comanda da un parte, chi osserva impotente dall'altra.
#Art11
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