UNO SPUNTO DI RIFLESSIONE SUL FOLLE FATTO DI CHARLIE HEBDO, PASSATO ATTRAVERSO LA LENTE DI QUELLA CHE CREDO SIA UNA SINISTRA ORTODOSSA
La compassione (*) è la pietra su cui poggia il pilastro della sinistra politica, l'altruismo, il rispetto dell'altro, del diverso.
Fra l'ordine e la libertà sembra che la nostra storia abbia scelto la seconda, il moto è un tantino ondivago, lo osserviamo ai giorni nostri, ma riflettendo sul lungo periodo la tendenza emerge sicura, e questo è per noi libertari un gran bene.
Tanta è ancora la strada da fare, per noi, esseri umani dell'occidente lungo è ancora il cammino per giungere in fondo (se mai lo faremo) realizzando una società perfetta, quella che potrebbe essere la trasposizione di Dio in terra (*). Credo che centreremo il bersaglio il giorno che capiremo con pienezza la parola "Libertà".
Per comprendere un fatto di cronaca dobbiamo prima spogliarlo dalla sua veste soggettiva, per raffrontare poi questa oggettivazione con la corrispondente matrice oggettiva dedotta dai nostri secoli e secoli di cronache.
Sfortunatamente non esistono database, e non sembra che interessi a qualcuno realizzarne. Sarebbe utile, perché in loro assenza e senza le spalle coperte da letture appropriate finiamo per osservare fatti simili con l'occhio bovino della mucca che vede passare il treno oltre la staccionata.
Cosa è successo lo scorso 7 gennaio a Parigi nella sede della rivista satirica "Charlie Hebdo"? abbiamo visto le immagini, le chiazze di sangue negli uffici, e saputo che sono state uccise molte persone.
Togliere la vita a un proprio simile è abominevole, il ricorso alla violenza ci ricaccia indietro dal gradino evolutivo, precipitandoci in basso, con gli animali.
Ma dovendo prescindere da questo contesto, cosa necessaria per poter raffinarne la nozione, qual'è stata la causa di questo fatto di sangue? una reazione a un comportamento provocatorio, non serve rileggere i classici, basta guardare quelle vignette sapendo cosa ritraggono.
E non dobbiamo a questo punto commettere l'errore di giudicare la gravità di quelle vignette col nostro metro relativista, il metro da usare è quello assolutista, dove al vertice dell'assoluto c'è quel Dio deriso da quelle vignette, senza limitarci a pensare ai musulmani, provate a entrare dentro a una qualsiasi sacrestia occidentale e a chiedere al parroco cosa ne pensa delle pesantissime vignette sulla religione cattolica.
La liberazione dagli assolutismi è un percorso personale, al relativismo ciascun essere umano arriva meditando coi tempi delle proprie riflessioni, il fatto che per noi relativisti gli assolutismi siano una cosa superata come è superato il vuoto lasciato dalla loro assenza, non può spingerci nell'errore di indicare vie indistinguibili per chi ancora vive col metro dei precetti. Questa persona, e qui non ci sono differenze fra oriente e occidente, dato che questi sono la maggioranza di noi occidentali, vedranno sempre ogni sorta di tentativo come una forma di coercizione, figuriamoci i maramaldeggiamenti.
Molti hanno giustificato questa provocazione con la libertà di espressione, secondo me questa libertà, dato che di libertà ce n'è una sola, che è poi la stessa delle altre forme di libertà che ci siamo dati in occidente, termina quando diviene tracotanza, quando cioè penetra le libertà altrui, e non ci sono deroghe o postille di sorta, perché siamo tutti esseri umani, in differenza di ciò c'è sempre Orwell con le sue bestie più bestie delle altre bestie a ricordarci l'assurdo.
La tracotanza è oggettivamente riscontrabile come un comportamento fascista.
In seconda battuta, dato che la satira si fa beffa dei vizi e dei difetti che discordano dalla morale comune, non può affrontare tematiche legate alla religione, perché questa è cosa soggettiva, intima e privata. Se ne occupa quando gli uomini trascinano la religione in ambiti oggettivi, invano perché come entra in quegli ambiti essa scompare, divenendo un qualcosa di politico che rimanda a qualcos'altro di parecchio nebuloso.
Alcuni hanno fatto dei parallelismi, siccome la provocazione di quelle vignette è simile ai comportamenti provocatori delle ragazze che escono per strada vestite succintamente, allora, secondo questi, se vediamo un errore in quei disegni allora anche le donne occidentali dovrebbero iniziare a andare in giro col Burqa. Errore madornale, la ragazza con la mini non si è vestita così per andare incontro alle masse ma per piacere al suo ragazzo. Essere osservabili dagli altri uomini è una contingenza necessaria, potessero farlo eviterebbero volentieri di mostrarsi a delle persone che a causa di questa apparenza si sentono autorizzate a guardarle come un accaldato guarda un cono alla crema. Sappiano costoro che la prospettiva di questo diritto va rovesciata.
Il pericolo, quando si gioca coi santi, (d'altra parte quanto sangue hanno versato i popoli con la scusa della religione) è che ne scaturisca il pretesto per armare la mano di qualcuno, con le conseguenze, banalità del male, di scatenare una successione di eventi poco controllabili, come questa nuova caccia alle streghe di dimensioni mondiali intentata dalle destre occidentali ai danni degli immigrati.
Riguardo queste persone noi occidentali non dobbiamo dimenticare i nostri errori, i bolsi giudizi affibbiati in base a una appartenenza etnica, permettere che questi ragazzi vengano al mondo già catalogati per apolidi, stranieri senza radici, asserragliarli nei ghetti delle città d'Europa.
Altre terre di mezzo, losanghe caleidoscopiche che dividono il vivere in quello della nostra vita e della loro, così come il loro sopravvivere nel nostro apartheid è separato dalla vita che desideravano per loro i loro padri mentre fuggivano dalla miseria o dalle bombe.
Il capitalismo e la sua crisi hanno regalato a questi ragazzi la sirena che li ha risegati dentro a questa loro enclave, non hanno la possibilità di riscattare la posizione sociale spettata ai loro padri, e l'improponibile simmetria con noi europei figli di europei, con noi europei figli della matrice xenofoba, con noi europei figli dei padri che ancora oggi sfruttano il terzo mondo, miete le messi della frustrazione che risale dal ghetto e diviene livore.
Fossimo stati compassionevoli! è per fortuna che siamo nati europei e non africani, dove abbiamo perso la volontà di appianare questo debito, al quale assommiamo ogni giorno quello che sappiamo sull'Africa, sulla sua esuberanza, le sue arretratezze primordiali, la sua superstizione. Sfruttando tutto questo importiamo da questo continente le sue preziose materie prime. E le bombe? E le armi con cui si scannano questi popoli fanciulli per mantenere quello che è lo status quo del profitto occidentale?
A quanto ammontano i nostri debiti?
Conosciamo la misura che separa questi due sistemi differenti, ma ignoriamo quella che separa il nostro evoluto occidente dal migliore dei mondi possibile, la compassione.
Come detto, essere politicamente di sinistra vuol dire andare incontro agli altri, valorizzare quanto la natura ha di più caro e bello, le sue differenze, passandole attraverso l'accettazione della diversità, per giungere un giorno a stemperare ogni differenza in un unica società aperta, una bellissima società post multietnica.
La soluzione quindi per cancellare la matrice di questi delitti è la compassione, accogliamo fra noi questi nostri fratelli.
Per noi persone di sinistra è fondamentale tenere fermo questo punto, perché in occidente la principale conseguenza di questo atto sembra essere la costruzione di altre file di mattoni sul muro che ci separa, e se la strada che prenderemo sarà questa il prossimo passo potrebbe essere il buio.
La compassione (*) è la pietra su cui poggia il pilastro della sinistra politica, l'altruismo, il rispetto dell'altro, del diverso.
Fra l'ordine e la libertà sembra che la nostra storia abbia scelto la seconda, il moto è un tantino ondivago, lo osserviamo ai giorni nostri, ma riflettendo sul lungo periodo la tendenza emerge sicura, e questo è per noi libertari un gran bene.
Tanta è ancora la strada da fare, per noi, esseri umani dell'occidente lungo è ancora il cammino per giungere in fondo (se mai lo faremo) realizzando una società perfetta, quella che potrebbe essere la trasposizione di Dio in terra (*). Credo che centreremo il bersaglio il giorno che capiremo con pienezza la parola "Libertà".
Per comprendere un fatto di cronaca dobbiamo prima spogliarlo dalla sua veste soggettiva, per raffrontare poi questa oggettivazione con la corrispondente matrice oggettiva dedotta dai nostri secoli e secoli di cronache.
Sfortunatamente non esistono database, e non sembra che interessi a qualcuno realizzarne. Sarebbe utile, perché in loro assenza e senza le spalle coperte da letture appropriate finiamo per osservare fatti simili con l'occhio bovino della mucca che vede passare il treno oltre la staccionata.
Cosa è successo lo scorso 7 gennaio a Parigi nella sede della rivista satirica "Charlie Hebdo"? abbiamo visto le immagini, le chiazze di sangue negli uffici, e saputo che sono state uccise molte persone.
Togliere la vita a un proprio simile è abominevole, il ricorso alla violenza ci ricaccia indietro dal gradino evolutivo, precipitandoci in basso, con gli animali.
Ma dovendo prescindere da questo contesto, cosa necessaria per poter raffinarne la nozione, qual'è stata la causa di questo fatto di sangue? una reazione a un comportamento provocatorio, non serve rileggere i classici, basta guardare quelle vignette sapendo cosa ritraggono.
E non dobbiamo a questo punto commettere l'errore di giudicare la gravità di quelle vignette col nostro metro relativista, il metro da usare è quello assolutista, dove al vertice dell'assoluto c'è quel Dio deriso da quelle vignette, senza limitarci a pensare ai musulmani, provate a entrare dentro a una qualsiasi sacrestia occidentale e a chiedere al parroco cosa ne pensa delle pesantissime vignette sulla religione cattolica.
La liberazione dagli assolutismi è un percorso personale, al relativismo ciascun essere umano arriva meditando coi tempi delle proprie riflessioni, il fatto che per noi relativisti gli assolutismi siano una cosa superata come è superato il vuoto lasciato dalla loro assenza, non può spingerci nell'errore di indicare vie indistinguibili per chi ancora vive col metro dei precetti. Questa persona, e qui non ci sono differenze fra oriente e occidente, dato che questi sono la maggioranza di noi occidentali, vedranno sempre ogni sorta di tentativo come una forma di coercizione, figuriamoci i maramaldeggiamenti.
Molti hanno giustificato questa provocazione con la libertà di espressione, secondo me questa libertà, dato che di libertà ce n'è una sola, che è poi la stessa delle altre forme di libertà che ci siamo dati in occidente, termina quando diviene tracotanza, quando cioè penetra le libertà altrui, e non ci sono deroghe o postille di sorta, perché siamo tutti esseri umani, in differenza di ciò c'è sempre Orwell con le sue bestie più bestie delle altre bestie a ricordarci l'assurdo.
La tracotanza è oggettivamente riscontrabile come un comportamento fascista.
In seconda battuta, dato che la satira si fa beffa dei vizi e dei difetti che discordano dalla morale comune, non può affrontare tematiche legate alla religione, perché questa è cosa soggettiva, intima e privata. Se ne occupa quando gli uomini trascinano la religione in ambiti oggettivi, invano perché come entra in quegli ambiti essa scompare, divenendo un qualcosa di politico che rimanda a qualcos'altro di parecchio nebuloso.
Alcuni hanno fatto dei parallelismi, siccome la provocazione di quelle vignette è simile ai comportamenti provocatori delle ragazze che escono per strada vestite succintamente, allora, secondo questi, se vediamo un errore in quei disegni allora anche le donne occidentali dovrebbero iniziare a andare in giro col Burqa. Errore madornale, la ragazza con la mini non si è vestita così per andare incontro alle masse ma per piacere al suo ragazzo. Essere osservabili dagli altri uomini è una contingenza necessaria, potessero farlo eviterebbero volentieri di mostrarsi a delle persone che a causa di questa apparenza si sentono autorizzate a guardarle come un accaldato guarda un cono alla crema. Sappiano costoro che la prospettiva di questo diritto va rovesciata.
Il pericolo, quando si gioca coi santi, (d'altra parte quanto sangue hanno versato i popoli con la scusa della religione) è che ne scaturisca il pretesto per armare la mano di qualcuno, con le conseguenze, banalità del male, di scatenare una successione di eventi poco controllabili, come questa nuova caccia alle streghe di dimensioni mondiali intentata dalle destre occidentali ai danni degli immigrati.
Riguardo queste persone noi occidentali non dobbiamo dimenticare i nostri errori, i bolsi giudizi affibbiati in base a una appartenenza etnica, permettere che questi ragazzi vengano al mondo già catalogati per apolidi, stranieri senza radici, asserragliarli nei ghetti delle città d'Europa.
Altre terre di mezzo, losanghe caleidoscopiche che dividono il vivere in quello della nostra vita e della loro, così come il loro sopravvivere nel nostro apartheid è separato dalla vita che desideravano per loro i loro padri mentre fuggivano dalla miseria o dalle bombe.
Il capitalismo e la sua crisi hanno regalato a questi ragazzi la sirena che li ha risegati dentro a questa loro enclave, non hanno la possibilità di riscattare la posizione sociale spettata ai loro padri, e l'improponibile simmetria con noi europei figli di europei, con noi europei figli della matrice xenofoba, con noi europei figli dei padri che ancora oggi sfruttano il terzo mondo, miete le messi della frustrazione che risale dal ghetto e diviene livore.
Fossimo stati compassionevoli! è per fortuna che siamo nati europei e non africani, dove abbiamo perso la volontà di appianare questo debito, al quale assommiamo ogni giorno quello che sappiamo sull'Africa, sulla sua esuberanza, le sue arretratezze primordiali, la sua superstizione. Sfruttando tutto questo importiamo da questo continente le sue preziose materie prime. E le bombe? E le armi con cui si scannano questi popoli fanciulli per mantenere quello che è lo status quo del profitto occidentale?
A quanto ammontano i nostri debiti?
Conosciamo la misura che separa questi due sistemi differenti, ma ignoriamo quella che separa il nostro evoluto occidente dal migliore dei mondi possibile, la compassione.
Come detto, essere politicamente di sinistra vuol dire andare incontro agli altri, valorizzare quanto la natura ha di più caro e bello, le sue differenze, passandole attraverso l'accettazione della diversità, per giungere un giorno a stemperare ogni differenza in un unica società aperta, una bellissima società post multietnica.
La soluzione quindi per cancellare la matrice di questi delitti è la compassione, accogliamo fra noi questi nostri fratelli.
Per noi persone di sinistra è fondamentale tenere fermo questo punto, perché in occidente la principale conseguenza di questo atto sembra essere la costruzione di altre file di mattoni sul muro che ci separa, e se la strada che prenderemo sarà questa il prossimo passo potrebbe essere il buio.
« Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo "universo", una parte limitata nel tempo e nello spazio. Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una sorta di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all'affetto per le poche persone che ci sono più vicine. Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza. »
Albert Einstein - Fisico e Filosofo (1879 - 1955)
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