29 marzo 2014

L'effetto Moretti girato al contrario

Mauro Moretti, a.d. Trenitalia
(fonte foto Wikipedia)

Premetto che la parte iniziale di questo post è la trascrizione, parola più parola meno, di quanto sentito via radio qualche giorno fa. Di solito cito le fonti, questo è però un caso ostico, ricordo solo che era un programma di radio Rai 3, a orecchio credo fosse "Prima Pagina", di meglio non posso fare, e che se il ragionamento è socializzare allora questo è uno di quei casi che ne vale la pena, perché spiega il come mai a tempo debito non fu messo il tetto agli stipendi dei supermanager che lavorano nelle aziende italiane.

A monte di tutti i discorsi che facciamo oggi su Moretti e sugli stipendi dei manager delle aziende italiane c'è quanto fu promesso allora, quando fu posta la prima pietra di quelli che sono diventati i supermanager nostrali, ai tempi delle prime tranche della Telecom, o giù di li.

Si diceva, allora, che sarebbe stato un bene non porre limiti a quegli stipendi, perché così facendo le nostre aziende sarebbero state in grado di attrarre la crema della crema offerta dal mercato globale dei manager, gente che di solito non esce dalla Bocconi, e che questo investimento, roba pregiatissima, si sarebbe poi ripagato con gli interessi sui conti delle aziende stesse, tramite conseguente ineccepibile visione aziendale.

Difatti dal quel momento in poi fu tutto un brulicare di manager d'importazione.

Osservare il fallimento di ciò che allora giustificò quella decisione dovrebbe innescare una sgommante inversione a "U" su questa fattispecie, per andare a porre il famoso tetto sul livello dello stipendio del Presidente della Repubblica. Parrebbe plausibile, dati i presupposti, l'inerzia giustifica dell'altro, cose che diamo per scontate dando altrettanto per scontato che le prove delle nostre certezze non le otterremo mai (qui per qualcosa del genere *).

Vale comunque la pena di fare un parallelo:

Sarebbe interessante valutare gli ingaggi conseguenti, vedere cioè che quotazione raggiungerebbe, all'estero, il nostro prezzolato supermanager italiano, in fuga da uno di questi nostri posti di vertice, dopo l'onta del livellamento. Lo stesso ingaggio? di più, di meno? quanto di meno?? E se fosse meno, molto meno, come chiameremmo questa differenza?

Di rimando, che effetto farebbe mettere al posto di uno di questi spocchiosi a.d. cinquantenni un giovane laureato, non importa se italiano o straniero, venuto fuori da qualche buona università e con delle meritocratiche speranze. Se ci riesce, col piglio e la sregolatezza, a rilanciare l'azienda senza farlo sulla pelle dei dipendenti e dei pendolari, tanto per rimanere in tema.

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@andreapetrocchi
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