Indizio numero 1:
Se consideriamo il Pd come il proseguimento storico dei Ds e ancor prima del Pci (teoria scricchiolante) Matteo Renzi non risulta endemico a questa successione storica. E' infatti un democristiano, figlio d'arte (il padre negli anni '80 è stato consigliere comunale Dc a Rigliano sull'Arno). Risulta iscritto al PPI fin dai primi anni '90, passa poi alla Margherita, dove ha ricoperto il ruolo di segretario provinciale, ed è da quella porta che entra nel Pd. Questo a uso e consumo degli elettori del Partito Democratico, e lo spiego soprattutto a chi segue la politica irreggimentata dai capo redazione dei quotidiani, per non idealizzare un Renzi di sinistra, con il maglioncino rosso e le Clarks. Renzi non rappresenta la sinistra egualitarista e progressista, rappresenta invece gli ideali a monte di quella cosa bianca che è stata la Dc, qualora ve ne siano stati mai. Questo per dire che Renzi, agli occhi dei fattucchieri e degli strateghi di Berlusconi, non è in antitesi con quello che Berlusconi rappresenta agli occhi del proprio elettorato.
Indizio numero 2:
Renzi e Gori. Giorgio Gori, bergamasco, inizi con Feltri, poi una carriera tutta interna alla Fininvest, prima assistente di Freccero a Rete 4 e poi direttore di Canale 5 e Italia 1, è indubbiamente uno che di marketing se ne intende. Nel 2011 Gori molla tutto, oggi è uno degli spin doctor di Renzi. Altra sinapsi che porta a Berlusconi.
Indizio numero 3:
Le simpatie in casa Berlusconi. A parte la famosa cena di Arcore, si registra anche un coming out di Barbara Berlusconi, nel quale si mostra empatica con l'attuale sindaco di Firenze.
Se è vero che nel giornalismo contano le prove e non gli indizi, è anche vero che ne io sono un giornalista ne questa è la testata di un giornale, tre indizi fanno un sospetto.
Per sopravvivere alla crisi di popolarità del berlusconismo che ha reso impresentabili sia Berlusconi che il Pdl, l'ex presidente del Consiglio può aver scelto di stagliare la sua figura in secondo piano. Manderà avanti altri, e sarà un colpo di teatro.
Per sopravvivere alla crisi di popolarità del berlusconismo che ha reso impresentabili sia Berlusconi che il Pdl, l'ex presidente del Consiglio può aver scelto di stagliare la sua figura in secondo piano. Manderà avanti altri, e sarà un colpo di teatro.
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