Il voto è il fondamento dello Stato democratico, perché tramite questo i cittadini si riappropriano del potere delegato alla classe politica durante la legislatura. Chi va a votare deve essere in grado di giudicare consapevolmente le scelte fatte dalla classe politica. Nei paesi del nord Europa, dove lo Stato democratico funziona correttamente, l'istruzione, la giustizia ed una informazione simmetrica consentono al cittadino di andare a votare dotato di un'opinione consapevole. Per nostra grandissima sfortuna, in alcuni Stati, per i quali si dice che la democrazia sia ancora giovane, l'importanza dell'esercizio del voto non si è ancora ben capita. Quando si va a votare infischiandosene dei fatti, confermando la fiducia al partito di sempre, anche se questo opera una condotta politica sbagliata, si attua una rinuncia democratica. I motivi a monte di questa rinuncia vanno cercati laddove lo stato arranca, nella scarsa alfabetizzazione democratica degli insegnamenti scolastici, nella bassa coesione sociale, nell'alto tasso di clientelismo politico, nei retroterra millenari di usi e costumi anti-democratici, negli antagonismi fra Stato e religione, o peggio, come accade qui da noi, nei media, che inoculano paure ed incitano faziosità tramite televisione e stampa scandalistica. Viene così meno il giudizio, inutili le cronache politiche, vacui i programmi di governo. La classe politica non sente il morso della briglia e si libra sopra la sua base, scollandosi dalla realtà vissuta quotidianamente dal cittadino, cessando di condividerne le necessità, divenendo casta, oligarchia. Per questi luoghi, dove lo spazio democratico fa fatica ad espandersi o addirittura si contrae, o si eliminando lo cause che impediscono lo sviluppo della democrazia, oppure, dove questo non è possibile e finché non lo diviene, va ristretto l'accesso al voto alle sole persone consapevolmente informate.
Nessun commento:
Posta un commento